Ma nonostante ciò, nonostante l’evidente inadeguatezza a misurarsi su livelli così elevati, CR7 è stato tenuto in campo per cinque partite su cinque, con una sola sostituzione (contro la Georgia), 0 gol in un torneo per la prima volta nella sua carriera (aggiungerà anche questo record alla lista?), un rigore sbagliato contro la Slovenia nei tempi supplementari e la solita caterva di calci di punizione dal limite scaricati in curva o sulla barriera avversaria. Un vero abuso di posizione dominante. Soprattutto, una chiara e conclamata carenza di leadership. Perché un leader vero ha a cuore il bene del collettivo che in lui si riconosce; dunque, sa anche quando farsi da parte.
E invece CR7, leader, non lo è mai stato. Ha sempre e soltanto pensato a se stesso, ai record personali, alle pose divistiche da assumere in campo, persino alle mimiche facciali da esibire in favore di telecamera (lacrime comprese), ben sapendo che in ogni gara c’è almeno una telecamera fissa su di lui. Finché è stato al suo massimo, ha aiutato le sue squadre a vincere qualcosa. Ma adesso che l’età fa sentire il peso, e che l’assuefazione al clima agonistico di un campionato di plastica come quello saudita rende ulteriore ruggine a una vis agonistica già declinante, l’ex ragazzo di Madeira è semplicemente l’uomo in più. Per gli avversari.
Schierarlo titolare fisso in un torneo del massimo livello agonistico è stato un delitto imperdonabile. Ai danni della nazionale portoghese, ma anche dello stesso Cristiano Ronaldo; che se davvero non è capace di preservare l’immagine della grandezza che fu dal declino che è, dovrebbe essere aiutato (forzato?) a farlo. Ci aveva provato l’ex CT Fernando Santos, che a Qatar 2022 lo aveva piazzato in panchina perché già allora, un anno e mezzo fa, lo riteneva non più adatto per questi livelli. Lo trattarono da deficiente e lo cacciarono dopo l’eliminazione ai quarti di finale contro il Marocco. Magari adesso qualcuno gli sta rendendo merito.
Le cronache post-eliminazione riferiscono che CR7 è stato il primo a sfilarsi dalla comitiva. Troppa fretta di andare in vacanza con Georgina. Alla vigilia della spedizione in Germania aveva annunciato che questo sarebbe stato il suo ultimo Europeo. Messaggio a metà. Perché ci si sarebbe aspettati che annunciasse anche il suo ultimo impegno con la nazionale, e dunque anche la rinuncia ai Mondiali 2026, quando l’ex fenomeno avrà toccato l’età di 41 anni. E invece no, su questo fronte c’è stato il silenzio assoluto. Ciò significa che a partire da settembre, quando la nazionale portoghese dovrà affrontare il doppio impegno di Nations League contro Croazia e Scozia, si sarà punto e a capo.
La federcalcio lusitana e il CT dovranno ancora gestire l’ingombro. Con grave danno per una generazione di talenti come mai il Portogallo ne ha avuti, a rischio di non vincere nulla perché costretti a giocare regolarmente con uno in meno. Anzi, per essere precisi, questa generazione qualcosa l’ha vinta: l’Europeo 2016, in casa dei francesi rivali di sempre. Al termine di una finale vinta senza Cristiano Ronaldo in campo, uscito quasi subito per infortunio, e decisa da un tiro ignorante dello scarpone Éder. E questa è storia, non chiacchiera.