Un anno di lezioni preziose, perché se non la vivi la Formula 1 è difficile da comprendere appieno. È questo ciò che la prima stagione di Kimi Antonelli nel circus ha rappresentato: apprendimento, crescita, errori e reazioni forti, in 24 gare l’italiano ha vissuto di tutto e a raccontarlo è lui stesso, in una lunga intervista concessa a Roberto Chinchero su Motorsport.com. Ci sono state la gioia e l’emozione dell’esordio, ma anche le difficoltà e le mazzate. Alla fine, però, il bilancio non può non essere positivo, già pronto - o quasi - a ricominciare e, sotto sotto, anche a sognare.
“Sento di aver fatto un percorso che mi ha reso più maturo sotto tutti gli aspetti”, racconta Kimi riflettendo sull’anno appena concluso che, poco dopo, divide in tre fasi: “C’è stata una prima fase, direi positiva, iniziata a Melbourne fino al Gran Premio del Canada. È stato un periodo di grande apprendimento, ho dovuto familiarizzare con il mondo della Formula 1 vivendo un sacco di nuove esperienze, molte più di quanto potessi immaginare prima dell’avvio della stagione”.
Sono state le gare delle sorprese, delle prime magie e del primo podio. Poi, però, tutto è cambiato: “Dopo Montreal è iniziato un periodo difficile, una fase in cui non vedevo i passi avanti che mi aspettavo e questo ha avuto un impatto anche sul mio morale, è stata mentalmente dura”. Eppure, è stato un periodo fondamentale: “A partire da Baku la stagione è tornata ad essere quella che volevo, ora posso dire che l’essere riuscito a superare un momento difficile mi ha dato una spinta in più a livello mentale. Mettersi alle spalle mesi molto duri non era scontato, è stato un esame duro, ma utile”.
Mesi complicati, con una pressione sempre più ingombrante: “Avevo perso un po’ la direzione, c'era molta frustrazione e ho iniziato a pensare troppo al risultato finale”, racconta Kimi. “Ogni volta che salivo in macchina mi mettevo molta pressione e non mi focalizzavo sul guidare bene, sul fare le cose giuste, sul migliorare curva dopo curva. Tutto questo mi rendeva più teso e i risultati continuavano a non arrivare”.
Poi, però, c’è un momento che ha cambiato tutto. Ed è successo al termine del secondo fine settimana di casa, a Monza, un altro weekend complicato e segnato da troppe sbavature: “C’è stato un meeting tra me, Toto e Bono (Peter Bonnington, ingegnere di pista di Antonelli) e dopo quell’incontro mi sono detto che dovevo fare un reset e ripartire da zero. Mi hanno detto in faccia cosa pensavano delle mie prestazioni, soprattutto di Monza. Però è stata una critica costruttiva che ho accolto in modo positivo, e questo mi ha aiutato a fare un reset e a trovare quella cattiveria indispensabile per dire: ‘ok, adesso le cose cambieranno’. E sono cambiate”.
La lezione è chiarissima, così come lo è ciò che Kimi direbbe al sé di inizio stagione: “Fidati di più del tuo istinto, delle tue capacità, delle qualità che ti hanno permesso di avere questa opportunità. Ogni volta che sali in macchina accertati di avere la mentalità da ‘killer’, quando sei in pista affronta di petto ogni difficoltà”.
C’è però una gara, più di tutte le altre, che è stata speciale dopo aver ritrovato il feeling con la sua Mercedes. Las Vegas, corsa tutta in rimonta e sussurrando alle sue gomme, costretto a realizzare uno stint lunghissimo per agguantare il podio dopo una qualifica difficile, chiusa soltanto in 17esima posizione: “Ho trovato il ritmo ed ho iniziato a sentirmi dentro un tunnel: facevo tutto in automatico, senza pensarci troppo. È stato come inserire il pilota automatico, guidavo e non avevo la percezione esatta di ogni gesto, tutto arrivava in modo naturale, tutto in modo automatico”.
Sensazioni speciali, le stesse citate da Ayrton Senna dopo il capolavoro in qualifica a Montecarlo nel 1988: “Ricordo che mentre vivevo quella sensazione molto particolare mi dava quasi fastidio sentire i messaggi via-radio di Bono, perché mi riportavano alla realtà. Erano ovviamente informazioni utili, però mi facevano uscire da quel tunnel. Ho vissuto una sensazione bellissima, guidavo senza pensare al resto, solo istinto”.
La stagione, poi, si è chiusa in maniera speciale: dopo l’incontro a Torino durante le ATP Finals, Kimi ha portato in macchina un altro fenomeno italiano, Jannik Sinner. Gli aveva promesso un giro veloce insieme che, alla prima occasione, è arrivato. E, una volta sceso dalla vettura al termine dell’Hot Lap di Abu Dhabi, il tennista non ha dubbi: “È incredibile notare il controllo che ha sulla macchina. Per loro è come per me il tennis”.