Dopo il titolo costruttori, la Ducati il prossimo anno punta dritto al mondiale piloti. L’obiettivo non è un mistero, visto che la moto ha dominato rispetto alle altre e può contare su un pilota come Francesco Bagnaia che ha sfiorato il titolo per un soffio. A dare la carica per ricominciare la stagione con grandi ambizioni ci ha pensato il direttore generale di Ducati Corse, Gigi Dall’Igna: “Pecco ormai è un grandissimo campione. lo dicono i risultati ottenuti. Mi stupisce il suo continuo migliorare, anche quando sembra sia impossibile. Ha vinto quattro delle ultime sei gare, un risultato strepitoso. Direi che è sicuramente tra i potenziali vincitori del Mondiale 2022: vincerà solo uno, ma lui sarà tra quelli che potranno vincere" ha dichiarato a Sky. E poi ha aggiunto che tutto il team è pronto per l'ultimo step: “Il finale di stagione a Valencia, con i tre piloti in parata alla bandiera a scacchi è stata un'emozione, sicuramente una delle più belle giornate della carriera. I nostri piloti hanno terminato in crescendo: le quattro vittorie nelle ultime sei sono state meravigliose, contando anche la caduta di Bagnaia a Misano. Noi ora ci sentiamo preparati bene per fare l'ultimo passo e le aspettative solo alte. Vincere il Mondiale è difficile, ma tutti ci metteremo l'anima per riportare il titolo piloti in Ducati, visto che manca da troppo tempo".
Ma dall’Igna ha rilasciato anche una lunga intervista a Tuttosport, dove ha spiegato la sua carriera, l’approccio che ha avuto per arrivare a questi risultati e la sua voglia di portare Ducati verso la MotoE e le classi minori, in particolare la Moto3: “Sono testardo. A volte mi porta a superare i limiti, altre volte è un lato di me che rappresenta un limite, perché ti porta a perdere tempo quando appunto ti intestardisci su cose che oggettivamente non sono giuste” ha premesso. Ma quando il giornalista gli domanda per cosa vorrebbe essere ricordato nel motociclismo, risponde: “Detto che non mi interessa passare alla storia, una delle cose per cui vado orgoglioso è l’aver ottenuto risultati buoni con persone diverse. Prima in una Casa (l’Aprilia, ndr) e poi con un’altra, che peraltro sono molto rivali. Un po’ come un allenatore di calcio che vince con più squadre. Io quando sono arrivato in Ducati ero visto probabilmente più come un nemico che un capo. Significa che riesco a gestire bene le persone, l’azienda. Fondamentale nella MotoGP di oggi”.
I progetti futuri, però, non mancano. Come con la Moto E: “La ritengo un’opportunità interessante e importante per lo sviluppo della moto. Rappresenta una sfida tecnologica complicata, più della MotoGP dal punto del ragionamento che serve per farla funzionare bene. Penso solo all’aspetto del recupero e della gestione dell’energia. Insomma, lascia spazio alla fantasia umana di trovare spazio per dare nuove forme al pensiero”. Mentre più concretamente è convinto che Ducati debba sbarcare nelle classi minori: “È la cosa più intelligente che una Casa possa fare. Partecipare alle classi minori permette di crescere i piloti e di avere la loro fiducia. L’esempio è la filiera della Ktm, come quella della Honda. Hanno un privilegio, per Ducati sarebbe molto importante. E più ancora della Moto2 penso che la chiave sia la Moto3. È lì che si capiscono bene i piloti. I rapporti che ho avuto con Lorenzo, Bautista e altri, che ho avuto fin dall’inizio, sono irriproducibili dopo”.