Dodici stagioni in Formula 1 tra Benetton, McLaren e Ferrari. Dodici anni sempre al vertice per Gerhard Berger, al quale è mancato solamente il titolo mondiale. Una storia che si snoda a cavallo del 1980 e 1990, quando a prendersi la scena erano sempre tre mostri sacri dell'automobilismo e dello sport in generale: Alain Prost, Ayrton Senna (molto amico di Berger) e Michael Schumacher. Non era facile ritagliarsi uno spazio, eppure Gerhard vanta in bacheca dieci vittorie e quarantotto podi. Di questi sono cinque i successi ottenuti con la Ferrari e venticinque le volte in cui Berger ha stappato lo champagne di rosso vestito. Ecco che oggi, a venticinque di distanza dal ritiro, in tanti bramano un ritorno di Gerhard a Maranello. Sarebbe lui, secondo inglesi e spagnoli, il profilo perfetto al quale affidare l'incarico di team principal Ferrari dopo le tanto discusse dimissioni di Mattia Binotto.
Sebbene il Corriere della Sera abbia accantonato l'ipotesi, definendo Berger "occupato in altre faccende", l'altrettanto autorevole Jim Wright di The Race parteggia caldamente per il 63enne austriaco: "Personaggio amabile e senza fronzoli. Cresciuto imparando da Jean Todt, Ron Dennis, Frank Williams e Flavio Briatore. Dai migliori, quindi. Si è guadagnato enorme rispetto all'interno paddock grazie alla sua profonda passione e alla capacità di pretendere tanto dalle truppe entrando in sintonia con esse. La Ferrari non dovrebbe scegliere una soluzione comoda. Ha bisogno di un professionista duro e saggio che abbia esperienza, conoscenza, acume per vincere e una comprovata esperienza di successo nei panni di pilota, proprietario di team e uomo d’affari. Ovvero la descrizione di Berger". Condivide l'opinione di Wright anche l'ex copilota di rally e giornalista spagnolo Raymond Blancafort, che su Soymotor scrive: "Non è un nome che circola, ma se devo analizzare i candidati, non ne trovo uno migliore di Berger. Ha diverse caratteristiche ideali per la posizione. Non è in Formula 1 da un decennio, ma restare fuori non significa essere disinformato. Sicuramente è una figura interessante, soprattutto viste le difficoltà di Maranello nel trovare un sostituto di Binotto". Insomma le qualità carismatiche di Gerhard Berger, evidentemente ben voluto nel paddock e dalla stampa internazionale, non sono in discussione. A rafforzare la sua cadidatura, oltretutto, sono le esperienze professionali intraprese dopo il ritiro dalla Formula 1. Berger infatti, una volta appeso il casco al chiodo, ha coperto incarichi nei più disparati settori delle competizioni automobilistiche. Dal 2000 al 2003 è stato coinvolto nell'ambizioso e proficuo progetto motoristico della Williams-BMW, che con Ralf Schumacher e Juan Pablo Montoya si è laureata per due stagioni consecutive vicecampione del mondo in classifica costruttori. Gerhard che poi, nel 2006, ha acquisito il 50% delle quote della Toro Rosso, prima di rivenderle nel 2008 a Dietrich Mateschitz. Dal 2011 al 2014 l'austriaco è stato presidente della Commissione Monoposto della FIA, diventando nel 2017 presidente dell'ITR, società che organizza il campionato DTM. Ma ora che il marchio DTM è stato ceduto all'ADAC, cosa farà Gerhard Berger?