“Il primo trofeo kart VR46 Riders Academy patrocinato dalla Walter Distillati è stato un successone!”, così ha scritto Valentino Rossi sui suoi profili social, dove ha pubblicato una carrellata di immagini al Misanino, kartodromo all’interno del circuito dedicato a Marco Simoncelli. Ecco quindi che la Walter Distillati ha preso il posto della Polleria Osvaldo, storico (e del tutto inesistente) sponsor di Valentino Rossi che riuscì anche ad attirare un giornalista Rai a Tavullia in cerca di qualche notizia in merito.
Poi guardando le foto ti accorgi che Andrea Migno è sul podio in pantaloncini e col casco del mondiale, mentre Pecco Bagnaia e Valentino Rossi, rispettivamente primo e secondo, indossano una tuta ignifuga e un casco pensato per le quattro ruote. È un bel momento anche a vederlo dal telefono, serio finché c’è da correre ed esattamente il contrario quando i motori si spengono. C’è l’organizzazione tipica del Valentino Rossi ormai adulto, che le cose vuole farle bene - al punto da proiettare la sigla VR sul palco, trovare delle coppe e parlare da un microfono - ma anche il suo modo di vivere le corse con la leggerezza dei vent’anni.
Si potrebbe dire che Valentino è cambiato tanto ma che in fondo è sempre lui, quello a cui piace far girare la benzina nei cilindri il più in fretta possibile. Poi però vedi il circo che ha messo in piedi e la gente che ha attorno e capisci che il suo più grande talento è sempre stato quello di trascinare la gente, di farla innamorare delle sue passioni. Magari ci ha pensato anche tra l’incisione da mettere sulla coppa e tutto il resto: voglio farlo bene perché devono aver voglia di tornare. D’altronde per lui il kart è un gioco che diventa anche allenamento, un qualcosa che fa perché gli piace e perché ne ha bisogno. Così anche chi è attorno, in un modo o nell’altro, finisce per non poterne più fare a meno. Che è un po’ quello che ha fatto a milioni di persone nel mondo in vent’anni di corse.