Ormai Dani Pedrosa lo vediamo in pista una volta ogni tanto assieme agli altri 22 piloti della MotoGP. E ogni volta che torna in pista troviamo nel numero 26 una piacevole conferma. Una rassicurazione del fatto che il tempo sembra fermarsi nel momento in cui Daniel Pedrosa decide di mettersi alla guida di una MotoGP. Qualche ciocca di capelli bianchi, i lineamenti morbidi, che gli conferiscono un’espressione spesso serena. Sì, Dani sembra proprio felice di questa sua nuova vita da tester della KTM Racing, da pilota part-time della top class. Tanto lavoro nell’ombra, tanti chilometri in solitaria, su una pista assolata, magari in un martedì qualsiasi di luglio, con trecento cavalli sotto alle terga. Poi qualche comparsata estemporanea di fronte alle telecamere, nei weekend di gara ufficiali, due volte all’anno. È questa la vita del collaudatore, è questa la seconda parte della carriera di Dani Pedrosa. Lui che, però, quando calca l’asfalto non gioca mai da comparsa. Era stato protagonista a Jerez, in un fine settimana di metà maggio, durante il quale la sua KTM numero 26 non si era mai schiodata dalle prime sette posizioni. È protagonista oggi, lo è stato ieri – e probabilmente sarà in primo piano anche domani – a Misano, dove ha scelto di spendere la seconda wild card del suo 2023 dopo che sul Santa Monica, nei test, ci ha fatto i solchi, come si direbbe agli angoli delle strade. Stamattina quinto tempo per Dani, seconda fila a solamente due decimi dalla terza posizione di Pecco Bagnaia. Poche cose, fatte bene. È questa la ricetta del Dani Pedrosa trentottenne. Con calma, con metodo, Camomillo. Di lui non c’è più da stupirsi, anche se si è ritirato da cinque anni.
A sorprendersi dell’efficacia di Pedrosa, curiosamente, è stato Marc Marquez, che nel turno di prequalifica si è agganciato al posteriore del suo ex compagno di squadra, un traino d’oro che è valso al 93 l’accesso diretto in Q2. Un gancio, una postazione privilegiata dalla quale Marc ha potuto osservare la guida dolce del pilota di Sabadell: “Oggi sapevo di avere qualche minima possibilità si entrare in Q2, quindi ho provato a seguire Dani per tentare di migliorare, perché lui guida semplicemente al meglio possibile una MotoGP. Non era il mio obiettivo, ma ho visto che arrivava, quindi ci ho provato. Guidava benissimo. Con lui è stata una specie di dejavu. Era da tempo che non vedevo qualcuno guidare la MotoGP in quel modo, lo sa fare solo lui. Non fa niente di speciale, ma fa tutto bene. Mi ricordavo il suo stile, ma vederlo in pista è un’altra cosa. È un piacere averlo in pista, lo ammiro perché non è giovanissimo ma è ancora velocissimo. Per me ovviamente oggi è facile dire che Dani è il miglior tester possibile, tra tutti quelli che lavorano in questo ruolo in qualsiasi Casa. Chiunque vorrebbe averlo come tester, è veloce, sa essere forte in gara. Però ripeto quello che ho detto prima, e cioè che la cosa più importante per una squadra sono gli ingegneri più che i piloti”.
Dall’altra parte, Pedrosa ha raccontato le sue prime sensazioni sul fine settimana misanese, senza scomporsi quando gli è stato chiesto di giudicare il comportamento di Marc Marquez in scia: “Quello che ha fatto Marc non è così insolito. Ho guidato da solo per buona parte del turno pomeridiano, lui ad un certo punto ha rallentato e mi ha seguito per un giro durante il mio penultimo run, infine ci siamo fermati al box in simultanea. L’ho comunicato alla squadra, sapevo che mi stava aspettando. Appena sono tornato in pista per l’ultimo time attack mi ha preso nuovamente la scia, ne ero consapevole, anche se sinceramente non ci ho pensato troppo. Puntavo a fare il mio giro, a spingere per stare nei primi dieci. Il fatto di restare incollato a qualcuno, comunque, non significa che il lavoro sia stato completato, perché il giro lo si deve concludere. Stiamo parlando di un otto volte Campione del Mondo. Ha fatto affidamento su un’arma che in questo momento può sfruttare. Un ritorno da pilota titolare della MotoGP? Lasciamo le cose come stanno, non so se possiamo paragonare il Dani di oggi a quello del passato. Correre per un’intera stagione comporta pressioni maggiori, soprattutto se ci si sta giocando il titolo mondiale. Mentre affrontando un week-end di gara di tanto in tanto bisogna essere svelti a riprendere in fretta il ritmo ideale. Io resto concentrato sul presente, sabato sarà una giornata che presenterà nuove sfide”.