Da piccolo non si riusciva a mettergli un punto in testa perché se decideva una cosa doveva essere quella per forza, da grande, invece, è impossibile tenerlo fermo. Che Danilo Petrucci è un pilota alla vecchia maniera è noto da tempo, così come è noto che quella per i motori è una passione autentica che spazia dalle scorribande con la Panda 4x4 ai palcoscenici più blasonati del mondo come la MotoGP e la Dakar. Asfalto e sabbia, slick e tasselli, purchè sia in odore di benzina e con qualcuno da provare a battere. Passione e competizione e, in una parola sola: pilota.
Da qualche mese se la gioca nel MotoAmerica, su circuiti che poco hanno a che fare con quelli a cui era abituato e con una Ducati Panigale V4S che va fortissimo, ma che monta gomme dure come la pietra da “portare a spasso” su asfalti che spesso sembrano quelli delle nostre strade di campagna. Ma uno che ha fatto la Dakar e che nel frattempo s’è abituato pure ai cammelli che ti attraversano la strada mentre stai lanciato a 140 km/h non si fa problemi a trovare il modo di cavarsela lo stesso. Tanto che al primo anno di MotoAmerica sta già lì a giocarsela con uno che invece vince da anni e anni e che adesso potrebbe finire spodestato proprio da Petrucci.
Mentre lui, Danilone da Terni, non si accontenta e rilancia. Mettendosi in testa di sfruttare pure un’altra occasione che gli varrà una esperienza in più e pure un “vantaggio” in vista della prossima tappa del MotoAmerica. Dividerà l’avventura, questa volta, con una Panigale V2, ma anche con Josh Herrin, una vecchia volpe delle gare di Endurance e suo compagno di Team anche nell’AMA. Sì, perché Danilo Petrucci ha così trovato il modo di provarci su una gara di durata, ma anche di imparare centimetro per centimetro i segreti di un circuito su cui andrà a giocarsi il titolo di campione del MotoAmerica. Petrux, infatti, correrà una 4 ore al Pittsburgh International Racing Complex, in Pennsylvania, nel contesto della WERA National Endurance Racing Series di Dunlop.