Quando sembrava tutto finito per Danilo Petrucci è arrivata l’occasione della vita, ovvero il pass per la Dakar. Il rally raid più pericoloso al mondo svoltosi dall’1 al 14 gennaio sulle dune e la sabbia dell’Arabia Saudita. In sella alla sua KTM, il ternano ha ben figurato vincendo addirittura la quinta tappa.
Nel corso di un incontro avvenuto nella sede Nolan di Brembate di Sopra, il pilota ha parlato di come l’esperienza nel deserto sia stata un modo per tornare a divertirsi. Non sempre però ci è riuscito, come quando ha perso i documenti e il cellulare. Danilo ha raccontato: “Quando sono tornato in Italia ho fatto denuncia di smarrimento, ma ho pure sbagliato bloccando una carta di credito che in realtà avevo con me!”, ha raccontato ridendo.
Tornando alla maratona rallistica, il 31enne ha ammesso di essersi sentito finalmente libero e senza la pressione del risultato ad ogni costo. “È una gara in cui l’esperienza è fondamentale, oltre alla calma. Puoi andare forte per 100 km, ma te ne basta uno per fare un disastro”, la sua riflessione.
E ovviamente non vanno dimenticati i problemi tecnici, quasi un must per un evento che mette a dura prova il pilota, ma altresì i mezzi. Nel caso specifico a due giornate dalla fine si è verificato un guasto all’impianto elettrico: “Ho dovuto fare tante cose a cui non ero abituato. Il mio timore era che si rompesse la moto e non fossi in grado di ripararla”, ha riconosciuto senza tralasciare un altro frangente che lo ha messo in ansia, ovvero la caduta ad una sola speciale dalla fine. “Con l’adrenalina che avevo in corpo però, sono ripartito subito”, ha puntualizzato. E non esiste Dakar neppure se non ci sono difficoltà nella navigazione. “Un giorno ho chiesto aiuto ad un altro piltoa per trovare un way point, ma non sapeva indicarmelo. Quando ci sono arrivato però ho mandato a fanculo un pilota convinto che fosse quello che non mi aveva voluto dare una mano. Invece non era lui!”, ha scherzato ancora Danilo.
Rispetto alla MotoGP e alle corse su pista lo spirito di aggregazione è superiore. L’esperienza nel suo complesso diventa più importante del battere il rivale. Per questo l’umbro si è rivolto agli ex colleghi della MotoGP: “La consiglio a tutti. Mir mi aveva già detto l’anno scorso che gli sarebbe piaciuto provare, mentre Dovizioso e Marquez ne avrebbero le capacità. Molti guardano ai piloti della MotoGP come a delle fighette, ma non è così”, ha quindi chiosato.