Ducati e Aprilia hanno tracciato la rotta e KTM si è subito accodata. E’ la considerazione che viene da fare analizzando le ultime stagioni della MotoGP, con i tre marchi europei che hanno introdotto continue innovazioni e moto sempre più performanti. Il prototipo buono e solo da migliorare per quattro o cinque stagioni di fila è, ormai, una meteora visto che le moto sono rivoluzionate di anno in anno e che anche a stagione in corso vengono apportati miglioramenti sostanziosi. Il regolamento dice che i motori non si possono toccare, ma ovunque c’è stato un margine di intervento Aprilia, Ducati e KTM sono intervenute. Mostrando che dietro alla MotoGP c’è un gran lavoro di ricerca e, quindi, ci sono anche sostanziosi investimenti.
Già nei giorni scorsi Valentino Rossi s’era lasciato scappare una domanda piuttosto sibillina: “Le case giapponesi sono disposte a stravolgere il loro modo di lavorare?”. Un dubbio che nel paddock hanno in tanti e di cui ha parlato senza mezzi termini anche Davide Brivio. Lui è stato l’uomo del miracolo Suzuki culminato con il mondiale vinto da Joan Mir, ma quest’anno Suzuki ha deciso di dire definitivamente basta. Si è parlato di svolta ecologica, di volontà di contenere i costi, ma la verità sembra essere un’altra: non c’è concreto interesse a cambiare metodo di lavoro per tenere il passo di Ducati su tutti, ma anche di Aprilia e KTM. E adesso, con Suzuki che ha aperto la strada, anche le prospettive di Honda e Yamaha potrebbero essere differenti. “Sono preoccupato – ha detto Brivio in una intervista a GPOne – Mi preoccupano le altre due società giapponesi, visto che l'avventura Suzuki sta per finire quest'anno. Perché penso che debbano cambiare ritmo per poter effettivamente competere con Ducati”. In sintesi: adesso che Suzuki ha detto basta, Honda e Yamaha sono disposte a raddoppiare le forze per restare in MotoGP?
Almeno nei proclami sembra che l’intenzione di lasciare il mondo delle corse in moto sia una ipotesi più inesistente che remota, ma ormai la MotoGP è sempre più simile alla Formula1 e per Brivio non c’è modo di tornare indietro. “Penso che la MotoGP possa imparare dalla Formula 1 dal punto di vista tecnico – ha concluso - lì tutto è esasperato. Ci sono più ingegneri, c'è una diversa analisi dei dati, molto più attenta. Ma in generale credo che ci stiamo già muovendo in questa direzione, come nel campo dell'aerodinamica . Diversi team si stanno già rivolgendo al mondo della Formula 1”. Con costi che, chiaramente, sono diversi rispetto al passando e budget che a questo punto non posso essere più ricavati dal marketing, ma da altri settori dei bilanci aziendali. I costi, per i due colossi giapponesi, non sarebbero certo proibitivi, ma non è così scontato che ci sia la volontà di affrontarli. Non è un caso se anche Carmelo Ezpeleta, ormai da diversi mesi, parla di marchi cinesi che sarebbero pronti a entrare in MotoGP e l’impressione è che il 2025 potrebbe segnare una svolta definitiva, e clamorosa, nella storia delle corse in moto.