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Ma la piazza esulta ancora quando cade Marc Marquez

8 novembre 2022

Ma la piazza esulta ancora quando cade Marc Marquez
E’ successo a Pesaro e, anche se non ce lo hanno raccontato, è successo pure a Chivasso, oltre che, come sempre, sui social network. E’ così dal 2015 e sembra l’unica cosa (brutta) che non è cambiata della MotoGP

Il campione del mondo è nuovo, i protagonisti sono nuovi, la MotoGP è rivoluzionata e solo una cosa non cambia mai: l’odio per Marc Marquez. Viene da dirlo dopo aver assistito personalmente all’esultanza della piazza di Pesaro quando l’otto volte campione del mondo è caduto nei primi giri del GP di Valencia. Una esultanza che, anche se non ce l’hanno fatta vedere, c’è stata anche nella piazza di Chivasso, per non parlare dei social network che, come al solito, si sono scatenati.

Eppure in quel momento si stava tutti lì per Pecco Bagnaia, Ducati e per il sogno condiviso di un pilota italiano che conquista il mondo con una moto italiana. Eppure in quel momento Marc Marquez era davanti a Fabio Quartararo e se non fosse caduto sarebbe stato – pur facendo la sua gara – un alleato di Bagnaia, visto che aveva il francese alle spalle. Tutte valutazioni che hanno perso senso in un secondo. Il secondo esatto in cui l’anteriore della Honda RC213V col 93 sul cupolino si è chiuso e Marc Marquez ha cominciato a rotolare sulla ghiaia di Valencia. E’ la pagina brutta di una giornata straordinaria, di un finale di stagione pazzesco che ha consacrato un pilota italiano e una moto italiana sul tetto del mondo. Ma a quanto pare non è bastato per mettere definitivamente da parte quel 2015 che non guarisce mai.

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Dopo sette anni, sette, e una MotoGP che è totalmente nuova, è inutile pure starsi a chiedere ancora chi avesse avuto ragione all’epoca dei fatti, che cosa avrebbe dovuto fare questo oppure l’altro, come sono andate veramente le cose. Il tempo della pietra sopra è arrivato da un pezzo e invece non se ne parla proprio. E è qualcosa che non fa bene al motorsport, perché un pilota che cade è un ragazzo che, comunque, rischia la pelle. Perché una moto che finisce distrutta è lavoro di tante persone che viene compromesso. E perché così non è sport. Pecco Bagnaia ha ereditato gran parte dei tifosi di Valentino Rossi, perché è del suo giro, perché è italiano e perché c’è una amicizia che va oltre la semplice collaborazione professionale. Però Pecco Bagnaia non è Valentino Rossi, non sente sulla sua pelle il dolore di una ferita che per il Dottore avrà sempre il valore di una profonda ingiustizia e forse potrebbe essere proprio Pecco, dall’alto del suo nuovo (meritatissimo) ruolo di campione del mondo, a richiamare un po’ tutti all’ordine. E’ anche il personaggio giusto: pacato, calmo, sempre oggettivo. Pecco dovrebbe provarci, perché non significherebbe mancare di rispetto a Valentino Rossi e alla sua storia, non significherebbe prendere posizione rispetto a quanto accaduto al 2015, ma significherebbe onorare uno sport che è ancora meraviglioso e che ha sempre più bisogno di campioni e personaggi. Marc Marquez compreso!

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