“Bello dai, e chi ci pensava, dopo Vale, che avremmo goduto ancora così? Vale ancora di più!” – E’ la frase di un barista di Pesaro, qualche decina di minuti dopo la bandiera a scacchi di Valencia che ha segnato la certezza di Pecco Bagnaia campione del mondo con Ducati. Un caffè corretto alla commozione - correndo dalla piazza della festa all’hotel per scrivere la cronaca di una giornata indimenticabile – che è diventato la frase che riassume tutto. Già, perché da queste parti non ci pensava davvero più nessuno, dopo 26 anni nel segno di Valentino Rossi e la certezza che certe fortune non capitano sempre quando non sei una metropoli. Pesaro non è una metropoli. Ma è la città che Francesco Bagnaia ha scelto quando, proprio per poter stare vicino a Tavullia e a Valentino Rossi, ha lasciato la sua Chivasso. All’inizio era stata una palazzina a due passi dal mare, un appartamento in cui aveva vissuto anche Stefani Palma, la mamma di Valentino Rossi, qualche anno prima. Poi Pecco e la fidanzata Domizia Castignani si sono trasferiti pochi metri più su, sempre vicinissimi al mare, ma altrettanto vicini al luogo di Pesaro che custodisce la storia del motociclismo tricolore: il Museo Benelli.
Adesso la storia del motociclismo tricolore l’ha firmata anche Pecco Bagnaia, primo italiano a vincere su moto italiana, cinquanta anni dopo Giacomo Agostini. E a Pesaro s’è respirata quell’aria lì che si respira quando sta per accadere qualcosa di grandioso sin dalle prime ore di questa domenica. Il grande casco installato in Piazza D’Annunzio in omaggio alla carriera di Valentino Rossi ha fatto da sfinge che presidiava i preparativi, mentre poco più il là veniva issato il maxischermo che, poche ore dopo, avrebbe catalizzato gli occhi di tutti. Di tutti quelli che, per un motivo o per un altro, non sono potuti andare a Valencia. La gente è arrivata alla spicciolata, qualcuno già per seguire il gran premio della Moto2 e magari assaggiare le emozioni di un mondiale vinto all’ultima gara. Cappellini rossi col 63 che si mischiavano agli immancabili cappellini gialli con il 46, quasi a sottolineare una continuità che da queste parti è stata il sogno di tanti.
“Passa spesso qui, per un caffè o due chiacchiere – ci ha detto ancora il barista – Lo incontri in giro, al supermercato, davvero non penseresti mai che quel ragazzo lì è un campione del motomondiale, meno che mai che è un campione del mondo. La forza di Pecco è esattamente questa”. Che la gente qui l’ha letteralmente adottato lo percepisci da queste cose e lo percepisci anche dai visi che vedi sotto al maxischermo nel giorno del gran finale. Tanti bambini, molte mamme, famiglie. Come quando c’era ancora Valentino Rossi. Quel Vale che, inquadrato per la prima volta dalle telecamere di Sky prima che il semaforo di Valencia diventasse verde, ha fatto scattare il primo grido della piazza, un primo grande applauso a quello che è stato. Aspettando quello che quella storia, la storia di Valentino Rossi, sarebbe diventata: la storia di un ragazzo di Chivasso che ha scelto di vivere a Pesaro per inseguire un sogno e che oggi è campione del mondo.
Ha anche tremato la piazza di Pesaro. Ha anche inveito quando Pecco e Fabio Quartararo, i due rivali di una stagione, si sono messi a bagarrare, con la Desmosedici del 63 che ha pure perso l’aletta. Come una mamma che ti chiede di non esagerare, in quel momento lì la piazza di Pesaro ha simbolicamente tirato le orecchie a suo figlio, piombando in un silenzio di disappunto per i rischi che quel figlio si stava andando a prendere. L'altro sussulto è arrivato poco dopo, con la piazza che è esplosa in un festoso applauso che forse è stato l’unico momento stonato di una giornata indimenticabile, perché è arrivato quando Marc Marquez è finito a terra, rotolando sulla sua ghiaia con la sua Honda. Non dovrebbe, ma ci sta e non è cosa nuova. Di nuovo, invece, c’è stato pure il momento della tranquillità nella piazza di Pesaro. Una tranquillità relativa, ma tangibile, quando mancavano sette o otto giri e ormai era certezza che Fabio Quartararo non avrebbe potuto più vincere a Valencia. In quel momento lì, qualunque cosa fosse accaduta, Pesaro avrebbe comunque avuto il suo campione del mondo. E lo ha avuto poco dopo, con un ultimo giro da tutti in piedi sull’asfalto di Pesaro, sempre sotto lo sguardo puntato dell’enorme casco di Valentino Rossi, mentre la voce di Guido Meda accompagnava tutti verso la bandiera a scacchi. E’ andata come doveva andare, Pecco Bganaia è campione del mondo, Pesaro ha un altro figlio di cui andare fiera, appena un anno dopo aver creduto che non sarebbe successo mai più.