Davide Tardozzi non sta per lasciare Ducati, come invece ha lasciato intendere Gazzetta dello Sport in un articolo a firma di Massimo Falcioni. Di vero in questa storia c’è soltanto la sua età anagrafica e l’impegno importante di questa MotoGP: il Team Manager Ducati Corse ha 66 anni, che cominciano a essere un peso se devi sobbarcarti 22 trasferte a stagione solo per i GP, a cui aggiungere incontri tecnici ed eventi con gli sponsor. Vero anche, a dirla tutta, che Gino Borsoi potrebbe essere l’uomo giusto a prenderne il posto, come ci hanno raccontato più volte entrambi.
Tuttavia online si legge invece di una presunta crisi interna a Ducati, che avrebbe portato Davide Tardozzi a litigare con Gigi Dall’Igna sulla gestione di Pecco Bagnaia nella stagione più nera in assoluto per il tre volte campione del mondo. Una divergenza che è pura speculazione, per altro condita con un filo di malizia nel momento in cui viene messo in mezzo il pilota in un momento per lui particolarmente complesso. Non è così, nella maniera più assoluta. Peggio ancora quando si parla di una decisione prevista per il 2027, che suona un po’ come gli obiettivi per il clima delle grandi organizzazioni internazionali fissati per il 2030, il 2040 o una qualunque data abbastanza lontana da finire nell’oblio prima della sua reale scadenza.
Di fatto basta averlo visto un paio di volte nel paddock, Davide Tardozzi. A giudicare dall’energia con cui lavora, non sarebbe strano pensarlo lì per altri dieci anni senza nessun genere di problema. Uno così, con questo attaccamento per le corse, non può che sperare di andarsene sul palco, rimanendo nel paddock finché potrà farlo per continuare a dare quello che può alla causa. Non è una questione di denaro, di una sfida rimasta da vincere o di una scommessa fatta. Dentro il paddock, per lui come per tanti altri, c’è la vita stessa. E c’è da capirlo, o quantomeno da tenerlo presente prima di lanciarsi in bizzarre previsioni. Detto questo nei prossimi giorni potrebbe arrivare una smentita pubblica, ammesso che risulti ancora necessaria.
Il punto piuttosto è un altro, ed è il motivo per cui ogni anno spendiamo migliaia di euro per seguire la MotoGP andando in circuito. C’è sempre un momento, quando viene raccontata una qualunque storia, in cui si arriva a un’informazione fondamentale, a volte lo specifica chi parla e altre lo chiede chi ascolta: eri lì o te l’hanno raccontato? Più la storia è inverosimile e più questo diventa un tema chiave. Esserci e vedere è il poco che ci rimane oggi del giornalismo che, per il resto, si può fare da casa, con l’intelligenza artificiale, senza costi di pubblicazione né tantomeno di distribuzione. Invece la Gazzetta, massimo quotidiano sportivo per importanza in Italia, non ha più inviati nel motomondiale, cosa che alla lunga si riflette sulla qualità delle informazioni ed è un peccato, specialmente considerando l'enorme rilevanza che abbiamo nel nostro paese sia in termini di costruttori che di piloti.
Sappiamo che Davide Tardozzi non lascerà Ducati, tantomeno dopo un battibecco con Gigi Dall'Igna. E lo sappiamo come lo sanno le testate che alle gare della MotoGP ci vengono tutti i mesi in cerca di storie, che quando sono inverosimili devono essere anche vere.