“O molto in alto o sulla strada”. E’ nel ritornello di una canzone, bellissima ma semisconosciuta, di Lucio Battisti. Sì, “Questione di cellule” è, probabilmente, uno di quei pezzi che si potrebbero mettere in una compilation dedicata a Marc Marquez, perché racconta un’unicità che a volte è stata anche problematica. E perché spiega che le vie di mezzo, a quelli così non staranno bene mai. Ok, a breve si tornerà a parlare del 2015, dell’infinita rivalità con Valentino Rossi, di un altro spiegone sui fatti di Sepang con un nuovo documentario pubblicato da Servus TV, ma c’è ancora qualcosa da dire sul presente. Su questo 2025 che ha visto Marc Marquez arrivare proprio dove nel motociclismo moderno era riuscito solo Valentino Rossi: nove titoli mondiali. E se c’è qualcuno che finalmente è riuscito a descrivere l’unicità di Marc Marquez al netto del personaggio, è di Gigi Dall’Igna e Marco Rigamonti che oggi c’è da parlare.
"Ho sempre pensato che un campione che non sa più vincere si abitui a perdere – ha detto proprio Dall’Igna in Volver, il documentario di DAZN su Marc Marquez (di cui vi avevamo già parlato) - e, quindi, cessi di essere un campione. Nel caso di Marc, questo non è vero". Una frase che non solo racconta il talento del pilota, ma soprattutto il suo spirito. "Lo conosco da quando ha vinto il suo primo titolo; la sua determinazione è straordinaria e difficile da trovare, anche tra i campioni - racconta ancora Dall’Igna, quasi a giustificare perché l’ha voluto a ogni costo in Ducati, sacrificando anche qualcuno e un progetto sui “giovani allevati in casa” che stava già pagando.
“Io – continua Dall’Igna – non ho mai dubitato. Nel 2024 è stato chiaro che la sua determinazione, la sua volontà e la sua capacità di guidare la moto erano rimaste identiche, perché con una moto che, rispetto alle altre, era inferiore, è riuscito a fare cose che nessun altro con quella moto avrebbe potuto fare". Per Dall’Igna, quindi, il ritorno di Marquez sul tetto del mondo non è stato una rinascita, ma un riprendersi il posto che gli spettava, come se niente fosse cambiato. "Ciò che è cambiato è stato lo scenario – ha tagliato corto - non il pilota".
Sempre nelle stesse ore, intanto, mentre la puntata di Volver con Dall’Igna veniva pubblicata, Marco Rigamonti – il capomeccanico di Marc Marquez – ha regalato una lunga intervista a Marca. "Quando mi hanno detto che avrei lavorato con Marc –ha raccontato - ho pensato a quante volte nella vita di un tecnico può succedere una cosa del genere. Una volta, se va bene. Ma solo se va bene". Ma è chiaro che per Rigamonti non si è trattato solo di prestigio: la realtà del lavoro quotidiano con il campione ha riservato più di una sorpresa. Se c'è una cosa che ha colpito più di tutte Rigamonti, è stata la sua “completa attenzione ai dettagli”. "Ci aspettavamo che fosse un professionista – aggiunge - ma quello che ci ha sorpreso di più è quanto sia attento a ogni dettaglio. Mentre spinge e cerca il risultato è anche in grado di descrivere tutto ciò che accade, capisce tutto e lo comunica all’istante".
Non è solo questione di velocità, quindi. È altro a fare la differenza: "Quando succede qualcosa e qualcosa non va bene, pensa alla sessione successiva. Non dubita mai di sé stesso, in termini di autostima; sa di poter raggiungere determinati risultati, il che mi mette nella posizione di non demotivarmi o deprimermi. Ti fa venire voglia di lavorare, perché sai che se fai qualcosa di buono, lui lo trasformerà in un grande risultato. Quello che posso dire è che quest'anno ci sono state gare in cui non ha spinto al 100%". Insomma, il 2026 deve ancora cominciare, ma come rischia di andare a finire sembra già scritto.