Gasato lo è da matti e se un po’ di quel gas dovesse riuscire a trasferirlo pure alla Yamaha M1 potrebbero essere grane grosse per tutti. Sì, Toprak Razgatlioglu è, di fatto, il pilota che tra tutti vorrebbe che le vacanze finissero domani, per mettersi subito in sella e dare ufficialmente il via, dopo l’antipasto di Valencia, alla sua avventura in MotoGP. E sembra fregarsene anche di tutti quelli che, ormai da mesi, sembrano ribadirgli a ogni passo che in MotoGP ci sarà da cambiare atteggiamento, da risultare un po’ più morbido e magari meno spavaldo. “A Valencia era tutto diverso rispetto a ciò che ho sempre vissuto – ha raccontato a Speedweek - Non solo la moto, ma il paddock, la gente, l’atmosfera. Mi sentivo fuori posto. Abbiamo usato il primo giorno solo per trovare la mia posizione in sella. Il feeling con l’anteriore e la frenata possono migliorare molto”.
Intanto, però, approfittando di una serata di gala, Toprak ha cominciato a studiare gli avversari partndo dal più temuto: Marc Marquez. E in questo finale di 2025, come testimonia un video catturato dai colleghi spagnoli di Todocircuito ormai virale in rete, non s’è fatto mancare di lanciargli una sfida: “Dai, di’ il mio cognome”. “Il Turco, meglio dire il Turco e va bene lo stesso” – ha scherzato Marc, prima di dimostrare, però, che quel cognome l’ha imparato già benissimo - Razgatlioglu. Questo nome forse ha un futuro”.
È stata la prima scintilla — bonaria e giocosa — di una sfida a cui il turco crede davvero: potersela giocare nel giro di un paio di stagioni proprio con Marc Marquez. Da un lato la leggenda che vuole dominare la classe regina fino a che ne avrà forza dopo averla riconquistata in questo 2025 e averla già dominata per quasi un decennio e dall’altro il talento anatolico che ha riscritto le leggi della Superbike e che ora punta a esportare il proprio stile in MotoGP. Il prossimo anno sarà quello dell’adattamento, ma la fame è evidente. “Nelle prime gare probabilmente arriverò dove è stato Bulega nelle ultime due del 2025 – ha spiegato il turco a Speedweek – ma quando mi sentirò a mio agio, tutto sarà possibile. Un podio nel 2026 sarebbe una motivazione enorme, firmerei immediatamente fino al 2029. E’ difficile per me limitarmi. Voglio sempre vincere. Guardare i tempi degli altri non mi aiuta: devo isolarmi, concentrarmi sul mio lavoro. Ma non è semplice, perché dentro di me voglio sempre di più. Sono un pilota”.
Un pilota e la solita doppia natura di Razgatlioglu: l’istinto che spinge oltre il limite e la ferma consapevolezza di dover imparare un mondo nuovo, fatto di elettronica più raffinata, di aerodinamica e di un paddock più esigente. Lo sguardo di Toprak, però, è andato pure un po’ più in là. Dove? Al 2027, l’anno che identifica con la piena maturità in MotoGP e pure con un obiettivo extra-sportivo: portare la MotoGP in Turchia. Non ne parla da promotore, ma da ambasciatore naturale di un Paese che ha riscoperto l’orgoglio motociclistico proprio grazie a lui. La prospettiva di un Gran Premio turco al calendario Dorna entro il 2027 non è fantascienza e Razgatlioglu non lo nasconde: “sarebbe un ritorno d’immagine imponente”.
Ma mentre il turco progetta futuro e sogni, a riportare tutti sulla terra, Toprak compreso, ci ha pensato, sempre in queste ore, Augusto Fernández. “Il pacchetto Yamaha sta prendendo forma – ha detto il collaudatore della Yamaha - ma ci manca ancora molto. Non posso dare un messaggio rassicurante adesso. Sappiamo che il motore non è pronto. Il potenziale c’è, ma serve tempo per trasformarlo in qualcosa di concreto. Forse non vedremo un vero progresso nemmeno a Sepang, ma dobbiamo avere pazienza. Yamaha deve tornare a vincere campionati, non solo a far vedere che lavora tanto”.