L’appuntamento con Davide Tardozzi è per le 12:00 all’hospitality Ducati. È il venerdì di Barcellona: il primo turno di libere dice che Jorge Martín è il più veloce con la gomma nuova, mentre sul passo comanda Marc Marquez. Il mercato Ducati è il grande tema di questo weekend, forse anche più del risultato sportivo e del ritiro di Aleix Espargarò annunciato. Fuori dall’hospitality c’è un cameraman della Dorna che mi chiede se sono il giornalista. E poi aggiunge: “Tu sei quello che intervista Davide adesso?”, rispondo di sì. Questa roba normalmente non succede, a me non era mai successo. Le interviste non vengono registrate dalla Dorna. Artur Vilalta, che gestisce la comunicazione Ducati in MotoGP, dice che lui di questa roba non sapeva niente, ma è chiaro che c’è grande tensione attorno alle parole che diranno gli uomini Ducati in questi giorni. Davide Tardozzi lo sa e normalmente questo vuol dire ricevere risposte chiuse, politiche, noiose, vuote. Invece il Team Manager del Ducati Lenovo Team parla volentieri di tutto. Delle moto che hanno segnato la sua vita, anche. Accenna al Milan e a una Cinquecento decappottabile. A domanda diretta risponde direttamente “Non te lo dico”, come è giusto che sia. Eppure finisce per regalarci quindici minuti di grande intensità.
Da quanti anni sei in MotoGP?
“Questo è l’undicesimo”.
Il più bello?
“Se vuoi il primo mondiale di Pecco ovviamente, che è un qualcosa di particolare. Ti gratifica, poi in tutta onestà è talmente un bel mondo per me che sono tutti piacevoli. Una cosa certa è che c’è più da mandar giù rospi che da essere felici. Certo, vincere il primo mondiale in MotoGP è straordinario”.
Sei tra le dieci, quindici persone all’interno del paddock che questa cosa la farebbe anche gratis. È vero?
“Secondo me siamo in meno, però sì. Questo è il mio hobby, è un piacere stare qui. Un po’ qua e prima in Superbike, molte persone che sono qua con me in MotoGP erano con me anche in Ducati e questa è diventata la mia seconda famiglia. Non potrebbe essere altrimenti considerando che con molti di questi ragazzi vivo, da vent’anni, almeno sei, otto mesi all’anno”.
Come ti piace spendere i tuoi soldi?
“Io non sono certamente uno spendaccione, a me piace la casa. Quando non sono in pista mi piace avere un bel posto in cui stare e dopo tanti anni sono riuscito ad avere una casa grande, con un bel giardino e una certa riservatezza. Quando torno il lunedì mattina taglio il prato, mi rilasso… poi si riaccende il telefono e si riparte”.
Ho la sensazione che la parte più bella di casa tua sia il garage.
“Il garage è molto grande, perché è di ottanta metri! Però non ho moltissime cose, purtroppo - me ne rammarico molto - non sono riuscito a tenere quelle che sono le moto, le icone della mia vita motociclistica”.
La Bimota?
“La Bimota soprattutto, sì. La DB1 e la YB4 sono due moto che avrei voluto, così come la 888 Ducati quando passai a Ducati. E ovviamente la 916, che mi ha dato un’enorme soddisfazione sviluppare assieme al grandissimo Massimo Tamburini. Una persona eccezionale, particolare, difficile… ma con cui avevo un rapporto splendido”.
A proposito della Bimota, c’è questa storia di un airbox in gara… ce la racconti?
“Ah! Dove ho perso il mondiale. Purtroppo l’YB4 era una moto molto artigianale, noi avevamo l’iniezione elettronica e fu fatto tutto in maniera molto umana, stiamo parlando dell’88 - quindi di trentasei anni fa - e non era come adesso, che le cose si facevano al CAD. Si facevano un po’…”.
Più che a Cad…
“Eh, si facevano a man! (Ride, ndr.) Fatto sta che la carrucola era molto vicina all’airbox e all’ultima gara per qualche ragione si inchiodo. E si inchiodò col gas aperto, quindi io andai dritto e persi il mondiale per qualche punto, due e mezzo forse. Bastava arrivare. Però ecco, capita. Quella moto mi ha aiutato tantissimo a vincere gare perché era veramente la miglior moto, poi devo essere del tutto onesto: chi l’ha vinto, Fred Merkel, se l’è meritato. Perché non ti nascondo che quando l’ho battuto avevo un grosso aiuto di moto, mentre lui mi ha battuto perché era più bravo”.
Si vede che sei diventato un manager. Un pilota una cosa del genere non la direbbe mail.
“Ma è la verità, dire la verità secondo me è la cosa più bella. E questo che ti ho detto è vero”.
Hai anche qualche bella macchina in garage?
“La mia preferita per andare al mare… la 500 L decappottabile. Il mio cinquino per andare in spiaggia! Io abito a sette minuti dal mare e non c’è mai spazio, ma il mio inquino lo infilo sempre”.
Approfittiamo di questo momento verità. Dovete scegliere tra te piloti pazzeschi, eccezionali: Enea Bastianini, Jorge Martín, Marc Marquez. Tu, Davide Tardozzi, chi prenderesti?
“Tre piloti pazzeschi, eccezionali. Sono tutti e tre molto bravi, tutti e tre con caratteristiche incredibili, tre ragazzi con cui mi trovo bene… non ti dirò mai chi prendo. (Ride, ndr). È difficile da dire, è un qualcosa che va condiviso tra molte persone in Ducati e a contribuire alla scelta ci sono una serie di fattori che possono anche sembrare non determinanti. In tutta onestà non ti voglio dire il nome. E il nome sarà quello deciso da Ducati. Io nel mio piccolo dirò la mia, ma il nome sarà condiviso da tutti e lo porteremo o avanti. Detto questo non ce n’è uno da scartare e questo crea la grande difficoltà della scelta. Dopodiché ci prenderemo tutti il nostro tempo per farlo: non c’è la prossima gara o il Mugello a cui si deciderà se uno o l’altro. Inciderà il passato, inciderà il presente, inciderà l’attitudine caratteriale, incideranno tante cose per cui la cosa dev’essere veramente discussa a trecento sessanta gradi tra di noi. E ci prendiamo tutto il tempo possibile perché fortunatamente ce lo possiamo prendere”.
Oggi a Sky hanno dato questa indicazione: la scelta verrà presa dopo Barcellona e comunicata ai piloti prima del Mugello, mentre al pubblico arriverà più tardi. È così?
“Noi ci stiamo prendendo il tempo necessario e fortunatamente dopo il Mugello ci sono diverse settimane di buco dove abbiamo tempo di ragionare, vedere e valutare. Non c’è una deadline, ci sono dei ragionamenti in corso. Sono dei contratti molto complicati con chiunque… verrà fatto il contratto. Quindi noi ci prenderemo tutto il tempo necessario per portarla a termine nel miglior modo con l’uno, con l’altro e con l’altro ancora. In questo momento non c’è deadline né una visione certa”.
È bello vedere Pecco Bagnaia molto sereno in tutto questo. Dice di lavorare molto bene con Enea Bastianini e che tutto sommato gli potrete mettere a fianco chiunque che lui penserà solo ad arrivare primo.
“È vero. Ed è il ragionamento di uno che sa di essere un campione, sa di essere forte e sa di avere a volte delle difficoltà, quindi sa anche che avere un pilota veloce a fianco nel box può solo aiutarlo. Questa è la consapevolezza del suo status, perché ha l’umiltà di dire quello che non va, dove si sente inferiore e dove si sente superiore. Ma non lo dice con arroganza, lo dice con consapevolezza”.
Dicono anche che portare Marc Marquez in Ducati sarà come portare Cristiano Ronaldo alla Juve: un gran casino.
“Però ha vinto”.
Sei juventino?
“No, sono milanista. Quindi con tante sofferenze causate da questi tempi. Ma come dicevo prima - e lo ribadisco - nel tempo in questo mestiere sono più i rospi che mandi giù delle soddisfazioni. Ed è per questo che io onoro le vittorie con entusiasmo: so che quei momenti vanno goduti al meglio. Detto ciò, che vuoi che ti dica? Il momento è quello che è. Cambio discorso, giro la domanda: la Ducati è arrivata a questo punto grazie a un lavoro tecnico e di strategia. Io credo che siamo arrivati a un momento in cui tutti i piloti sono forti. Una volta la moto la guidava solo Casey Stoner, poi solo Dovizioso. Oggi la guidano tutti con risultati interessanti, detto questo il merito della Ducati è evidente come è evidente la strategia sui piloti che abbiamo fatto negli ultimi anni. Per questo secondo me bisogna dare onore a Ducati in questo momento di ragionevole superiorità generale. Che non vuol dire la moto più forte e il pilota più forte. Io credo che il pacchetto abbia lavorato bene e le strategie tecniche e sportive anche, così siamo arrivati a questo punto in cui fortunatamente siamo primi, secondi, terzi e quarti in campionato e anche nell’ultima gara è andata così. Questo secondo me ci dà una grande soddisfazione. Il difficile adesso è gestire”.
Al netto del mercato piloti c’è questo tema: siete grandi favoriti quest’anno, l’anno prossimo e probabilmente anche nel 2026. Di fatto avete l’occasione di vincere cinque titoli piloti consecutivi. Al netto, appunto, di chi andrà sulla moto rossa.
“C’è una possibilità e spero che accada, non sottovaluto assolutamente Aprilia e KTM perché sono lì e mi aspetto già l’anno prossimo un ritorno di Yamaha. Però quello che hai detto è vero (che Ducati può vincere cinque titoli in fila, ndr.) e se lo vuoi ripetere me ne compiaccio. Ma attenzione, perché gli avversari sono forti e stanno investendo bene, oltre ad aver acquisito evidenti competenze rosse”.
A partire da Max Bartolini, nuovo responsabile tecnico Yamaha.
“Eh, sì. Max è prima di tutto un grande amico e secondo un grande tecnico, con un’umanità e una gestione tecnica e di uomini incredibile. Sono pochi quelli come Max Bartolini in questo paddock. Pochi”.
Secondo te la Honda sta sbagliando questo? Non rubano abbastanza in casa vostra perché non si fidano?
“No, bisognerebbe essere in casa per giudicare certe cose. Chapeau per quello che ha fatto l’HRC negli ultimi quaranta, cinquant’anni. Poi probabilmente sta pagando un cambio di attitudine nella metodologia di lavoro portata anche stavolta, secondo me, da Ducati. Secondo me negli ultimi otto anni Ducati ha sorpreso e stravolto un po’ i ritmi di questo campionato. Per cui siamo stati i primi a prendere un collaudatore giovane e veloce, i primi a cominciare ad andare a provare sulle piste - quando era possibile eh, senza andare mai contro al regolamento - e poi i primi a provare 15 giorni prima sulla pista su cui si sarebbe corso il GP. Tutte cose che oggi sono acqua calda, roba normale. Eppure nessuno ci aveva pensato. Siamo stati i primi a pensare che se parti forte quelle due linee che puoi guadagnare in partenza ti danno un grosso vantaggio in termini di secondi… tutte cose che oggi sono la normalità, ma perché non ci ha pensato qualcun altro? Questo è un orgoglio di Ducati”.
Più che una domanda è una sensazione: a vedere Gigi sembra che a lui piaccia Marc Marquez.
“Eh… ti ribalto la domanda: a chi non piace Marc Marquez? Poi dopo che sia Marquez, Enea o Jorge è un altro discorso. Marquez come tutti e tre ha dei più e dei meno. E dovremo valutare cosa è giusto fare. Che Marc ci piaccia è ovvio, altrimenti non sarebbe uno di quei tre”.