Eh, ma Bagnaia avrà un calo di motivazioni. Eh, ma Bagnaia pensa già al contratto. Eh, ma Bagnaia non ha più fame. In due giorni s’è sentito di tutto, poi è arrivato il terzo giorno e non parla più nessuno. Perché? Perché Pecco Bagnaia, dopo 48 ore di lavoro sulla sua Desmosedici 2024, ha piazzato un giro pazzesco (l'ottavo dei quasi 50 fatti complessivamente) che ha letteralmente mandato in frantumi il record del circuito. E’ ancora lui l’uomo da battere e l’ha detto con un crono di prepotenza nell’ultima giornata in pista a Sepang. Provare a prenderlo sarà, che piaccia o no, la mission di tutti gli altri anche nel 2024.
Così come la mission di tutti sarà provare a prendere la Ducati. Chi si aspettava, infatti, che le limitazioni introdotte con le nuove regole sulle concessioni e il senso di appagamento avessero potuto far spingere un po’ di meno gli ingegneri di Borgo Panigale sulla nuova moto ha dovuto ricredersi. Le Desmosedici 2024 sono tre e stanno tutte lassù davanti a tutti. Segno che il lavoro sul motore e sull’aerodinamica ha permesso un ulteriore step in avanti, con buona pace di chi, dopo due soli giorni di test, ci aveva già messo il naso. E magari aveva pure cominciato a crederci. Dietro al pazzesco Pecco Bagnaia, infatti, ha piazzato le sue ruote Jorge Martin e dietro ancora c’è l’altra Ducati ufficiale del Team Lenovo di Enea Bastianini. Da notare, tra l’altro, che Pecco e Bastianini hanno girato con assetti molto simili e impostazioni quasi identiche, mentre Martin ha preferito una Desmosedici 2024 più simile a quella con cui s’è piazzato secondo nel mondiale dell’anno precedente. Segno, quindi, che Gigi Dall’Igna e i suoi sono riusciti di nuovo a realizzare un prototipo che può adattarsi allo stile di guida di tutti.
Abbattere il muro dell’1,57 a Sepang nei test invernali era qualcosa in cui avrebbero creduto in pochi, ma è così che è andata con ben quattro piloti. I primi tre sono già stati citati, il quarto, invece, è il Marquez che non ti aspetti. A fare la voce grossa, infatti, è stato il più piccolo dei fratelli di Cervera, Alex, che in questi giorni, oltre all’ottimo crono di questa mattina, ha anche mostrato sempre un ottimo passo. Tanto da potersi permettere di dare pure qualche consiglio al fratello: “Marc ha ancora molti dei retaggi di quando guidava una Honda e questo è successo anche a me nel 2023, al primo anno di passaggio dalla RC213V alla Desmosedici”.
Quattro Ducati davanti a tutti, quindi, anche all’ultimo atto della prima uscita della MotoGP 2024, con Aleix Espargarò su Aprilia che è riuscito a spezzare la catena con il quinto tempo e una RS-GP che va forte davvero, ma non gli piace. “Non è in discussione che questa moto sia migliore rispetto alla precedente – ha spiegato – siamo veloci e chiaramente sono contento, ma è una moto molto fisica, che richiede grande fatica e quindi dovrò abituarmi. Però va bene così, non mi lamento”. In effetti c’è nulla da lamentarsi, visto che è solo grazie alla sua Aprilia se Ducati non ha riempito tutta la top five. Dietro allo spagnolo di Noale, dopo i problemi avuti al primo giorno e il lavoro portato avanti ieri con la simulazione di una sprint race, Marc Marquez ha piazzato le ruote della sua Desmosedici 2023. Poco più di mezzo secondo il distacco dal primo della classe, Bagnaia, e un sorriso che non finiva più in sala stampa. Chi sostiene che Marquez si stia nascondendo, probabilmente, non sbaglia di molto.
In casa KTM a fare la voce grossa sui colleghi di marchio è stato, invece, Brad Binder, con la RC-16 del team factory, che ha regolato il rookie Pedro Acosta, capace a sua volta di lasciarsi abbondantemente dietro sia l’esperto Jack Miller che il compagno di squadra, Augusto Fernandez (protagonista di qualche caduta di troppo in questi giorni). Tra Binder (settimo) e Acosta (nono), all’ottavo posto, c’è, invece, la Desmosedici del Team Pertamina Enduro VR46 di Fabio Di Giannantonio, che in questi tre giorni se l’è giocata sempre con i piloti di vertice e ha mostrato un passo all’altezza di quelli che lotteranno per il titolo mondiale.
A vincere la sfida tra i marchi giapponesi in crisi, invece, è stata la Honda. Joan Mir è riuscito a piazzare la sua RC213V nell’ultima casella della top ten, mettendosi alle spalle l’altro ex campione del mondo, Fabio Quartararo, con la nuova Yamaha M1. Paradossalmente, però, tra i due quello scontento è Joan Mir: “Non siamo ancora pronti per lottare, ma qualche miglioramento l’ho visto). Mentre Quartararo sembra più tranquillo: “Il lavoro da fare è tanto, ma credo che siamo sulla buona strada”. A chiudere la classifica di dodici piloti che hanno preso meno di un secondo da Pecco Bagnaia c’è, invece, Maverick Vinales con la sua Aprilia, mentre, per quanto riguarda gli altri italiani, Marco Bezzecchi è l’ultimo dei ducatisti (una caduta per lui durante l’ultimo time attack, mentre era nettamente in vantaggio rispetto al suo precedente crono) con il quindicesimo tempo, mentre Luca Marini non riesce a andare oltre la diciannovesima posizione, lasciandosi alle spalle solo Augusto Fernandez e i tre collaudatori Crutchlow, Savadori e Pirro rispettivamente di Yamaha, Aprilia e Ducati.