Sul circuito delle Ardenne, nella giornata di sabato Max Verstappen è stato ancora il più veloce, a riprova del fatto che il tracciato preferito del pilota n.1 della Red Bull sembri sposarsi perfettamente con le sue abilità alla guida e se ci si mette anche la pioggia, il gioco è fatto. Come due anni fa però, Verstappen ha lasciato la sua pole position nelle mani della Ferrari. A differenza di quanto avvenuto il 27 agosto 2022 con Carlos Sainz, quest’anno è stato Charles Leclerc a ereditare il primo posto sulla griglia di partenza, fermando il cronometro a +0.595 dal diretto avversario. Non è però questa la sola similitudine tra i due appuntamenti belga: al di là del piacevole destino riservato alla Scuderia di Maranello, in casa Red Bull sono le penalità a trasformarsi in un ulteriore déjà-vu. Se infatti al tempo Max Verstappen dovette scontare 15 posizioni in griglia a causa del cambio della PU, questa domenica sono state 10, sempre per un cambio motore. Oltre ai quattro consentiti a stagione, sulla RB20 si è installato il quinto motore a seguito del comportamento non ottimale del suo predecessore in Canada, nelle seconde libere. Dunque, questa domenica il pilota di Hasselt non si è trovato nella migliore delle condizioni ma neppure nella peggiore, considerato che a differenza della quattordicesima postazione in griglia del 2022, Max si è ritrovato appena fuori dalla zona punti, 11°. Alla partenza, è riuscito a recuperare tre posizioni in due giri, ritrovandosi 7° alle spalle di Lando Norris.
La scuderia di Milton Keynes ha optato per un undercut sul pilota britannico, facendo fermare il campione del mondo al giro dieci per montare gomma dura. Strategia che poi si è rivelata vincente considerato che il pit-stop del numero 4 della McLaren si è fermato ben cinque giri dopo, riprendendo la gara alle spalle di Verstappen. Quest’ultimo, settimo, ha atteso la sosta del compagno di squadra appena davanti per poi guadagnarsi il quinto posto, grazie anche alla sosta di Russell. Preceduto solo da Leclerc, Piastri, Hamilton e un Russell – su strategia a una sola sosta – la Red Bull n.1 non è comunque riuscita a guadagnare ulteriore terreno, ottenendo un quarto posto ai piedi del podio solo in seguito alla squalifica di Russell per vettura sottopeso. Ecco quindi che Spa sì, ha visto un’ulteriore rimonta da parte del pilota olandese ma non una che lo ha portato in vetta, come invece è stato nel 2022, forte di essere alla guida di una delle monoposto più forti degli ultimi tempi, la RB18. Con un divario di addirittura 17.8 secondi sul diretto inseguitore, Sergio Perez, due anni fa Max raggiunse la testa della griglia dopo solo 11 giri, ma andiamo con ordine. In quel caso, su mescola rossa, Verstappen riuscì a farsi strada tra una monoposto e l’altra, sino a raggiungere l’ottavo posto appena al termine del secondo giro. Grazie a una safety car, effettuò dei sorpassi che alla fine del sesto giro lo portarono in quinta posizione, per poi raggiungere il gradino più basso del podio all’ottavo giro. Con Sainz in pit e un Perez dal passo più lento, non poté far altro che superare il compagno di squadra lungo il famoso rettilineo del Kemmel. Primo pit-stop al giro 15 e il secondo al giro 30 per le medie, pneumatici che lo accompagnarono poi sino al traguardo, con un divario sopra menzionato per nulla indifferente.
Ma cosa è successo da due anni a questa parte? La Red Bull Racing può essere certamente rea di non aver ideato una vettura all’altezza delle annate precedenti: dall’essere molto bilanciata è passata ad esempio ad avere problemi di front-end che poi ricadono sulla messa in temperatura degli pneumatici anteriori. Le caratteristiche di quest’anno sembrano non permettere alla squadra di Milton Keynes di adattarsi a tutti i circuiti come in precedenza, il che li porta ad essere più rigidi in termini di soluzioni. Dal punto di vista interno, invece, le controversie emerse a inizio anno (il caso Horner ndr) e gli apparenti dissapori tra la componente tailandese ed austriaca non hanno di certo aiutato a creare il migliore dei climi lavorativi. Se a questo aggiungiamo la imminente dipartita di Adrian Newey, i possibili rapporti incrinati tra Helmut Marko e il Team Principal Christian Horner e quelli tra quest’ultimo e Jos Verstappen, il quadro sembra solo destinato a peggiorare. Ma se c’è una cosa che ci insegna la Formula Uno è che nulla è come sembra e che le fasi altalenanti fanno parte del gioco. Ne sa qualcosa la McLaren che da un inizio disastroso nel 2023, può ora annoverare il titolo di monoposto più veloce in griglia e che, nonostante qualche errore da parte di piloti e muretto, sembra non voler lasciare la presa. Nel Campionato Piloti sono ora 78 i punti che separano Max Verstappen da Lando Norris, mentre sono meno quelli tra Red Bull e Mclaren, 42. Una pausa estiva dunque, quella di quest’anno, che premia il team di Woking, con entrambi i piloti sul gradino più alto per la prima volta in carriera: a Miami, Lando Norris, e appena una settimana fa, in Ungheria, Oscar Piastri. Il mese di stop è invece una boccata di aria fresca in casa Red Bull ma soprattutto per Sergio Perez, il cui sedile sembra non essere mai stato così in pericolo come ora. Vedrà quindi i favoriti degli ultimi due anni ricaricare le batterie per affrontare al meglio la seconda parte di stagione, consapevoli certo di dover migliorare ma anche di aver capitalizzato i punti al massimo delle attuali possibilità. L’appuntamento è in terra olandese, a Zandvoort, tra poco meno di un mese, con un quesito che più di tutti pesa in casa Red Bull: se sarà questo l’anno che segnerà il termine della winning-streak di Max Verstappen, il quale dal 2021 al 2023 è stato l’unico e indiscusso vincitore del suo Gran Premio di casa.