Ducati è, per l’ottavo anno consecutivo, Top Employer Italia. In breve, significa che lavorare per la Casa di Borgo Panigale è meglio che farlo altrove, grazie all’attenzione, citando il comunicato stampa, “alle condizioni di lavoro, alla formazione e alla crescita del personale e alle esigenze familiari e sociali dei dipendenti”. Il che lascia aperto lo spazio ad una riflessione: quanto è cambiato il marchio bologneseda quando è entrato a far parte di Audi? L’ovvia risposta è moltissimo. Ducati non è più la piccola fabbrica che costruisce gioielli per competere contro le multinazionali giapponesi, è anche lei diventata un colosso. Non in termini di numeri di vendita e fatturato forse, di certo non se confrontata alla Honda, tuttavia la casa di Borgo Panigale ha un’influenza enorme nel mondo delle corse.
Parliamo di sviluppo - sembra ormai che i costruttori aspettino di vedere gli aggiornamenti sull’ultima Desmosedici di Dall’Igna e soci per presentare le proprie novità - ma anche di peso politico. Ducati si prepara a mettere in pista otto moto, l’equivalente di Yamaha e Honda messe insieme, e al contempo sta preparando il terreno per entrare da fornitore monomarca in MotoE il prossimo anno. Agli avversari non resta che rincorrere, dalle soluzioni tecniche al personale (come Francesco Guidotti e Fabiano Sterlacchini, diretti in KTM) fino ad arrivare ai piloti che desiderano quella moto, la Desmosedici, considerata come il mezzo più veloce del lotto. Se questo non bastasse, il reparto corse ha intenzioni belligeranti anchen tra le derivate di serie, dalla Superbike (per la quale ha ripreso Alvaro Baustista) alla Supersport, nella quale ha fatto il suo ingresso con la Panigale V2 955 grazie a una deroga del regolamento. L’obiettivo, ancora una volta, è vincere tutto.
Se è vero che il titolo nella massima serie manca dal 2007 con Casey Stoner, è altrettanto vero che mai come in questi anni Ducati ci si è avvicinata. Quando Marc Marquez vinceva tutto il possibile loro erano lì a soffiargli sulla coda e, nel 2021, sono stati estremamente vicini a vincere il titolo piloti (perso per 26 punti) accontentandosi a malincuore di tutti gli altri: costruttori, squadre, squadra indipendente (Pramac), pilota indipendente (Zarco) ed esordiente dell’anno (Martin). Tutto firmato Ducati. L’endorsement alla rossa è arrivato anche da Valentino Rossi, che nonostante il cupo biennio da pilota (2011 e 2012) ha scelto due Desmosedici per il suo team in MotoGP.
La Ducati, a ben vedere, non è più la piccola fabbrica dei sogni nel bolognese. È una multinazionale che produce alcune delle moto più belle, sofisticate e veloci del pianeta. Altro che Davide contro Golia, Ducati è uno dei rarissimi casi, al pari della Ferrari nelle quattro ruote, in cui i tifosi sono della marca, non del pilota. Per mettere tutto nero su bianco però serve quello, il mondiale piloti. Dopo 15 anni di tentativi, i tempi sono decisamente maturi.