Non bastano le mascherine a coprire le linee tirate dei visi. Perché lasciano scoperti gli occhi e quelli dicono tutto; basta guardare la foto che circola in rete in questi giorni e che è stata scattata nel box Ducati in occasione della piccola festicciola per i trent’anni di Danilo Petrucci. Occhi che raccontano tensione, ma anche sfinimento. Che raccontano insofferenza e voglia di arrivare alla fine prima possibile, per mettersi alle spalle una stagione che doveva essere rossoducati e invece è nera. Occhi che, ormai si può anche dire, sembrano mostrare una definitiva resa. Sportiva e di rapporti umani, anche tra i due compagni di squadra. A potergli dare un titolo a quella foto verrebbe da pensare a “poker di tristezze”. E non è bello, perché nel motorsport non è finita fino al metro successivo all’ultima bandiera a scacchi dell’ultimo gran premio. Però sembra non crederci più nessuno.
Andrea Dovizioso l’ha detto esplicitamente: “Siamo fuori dai giochi, così non è possibile giocarsi il mondiale. Siamo sempre in affanno e non siamo mai riusciti a trovare una quadra definitiva”. Parole, per carità, dettate dal nervosismo di una gara cominciata male e finita peggio e che certamente saranno riviste e rivisitate nei prossimi giorni, quando bisognerà trovare la forza di racimolare le energie e provarci. Perché 28 punti dal leader della classifica non sono una infinità. Anche se in Ducati sembrano bastare per alzare bandiera bianca. Qualche buona indicazione è arrivata da Joahnn Zarco, ma il Dovi non sembra, al momento, disposto ad aggrapparcisi: “E’ così da tutta la stagione – ha spiegato – una volta va forte uno, un’altra volta va forte qualcun altro. Ma in linea di massima si soffre sempre e così non si vincono i mondiali, tutti stiamo studiando soluzioni, ma la verità è che nessuno ne ha trovata una che vada bene per tutte le piste. L’unica strategia, al momento, è quella di sfruttare tutte le possi occasioni che avremo, ma senza velocità non puoi combattere e le nostre possibilità sono praticamente nulle”.
Una posizione netta, chiara, ma che richiede la ricerca di uno spirito nuovo, per provarci comunque fino alla fine e per non lasciar passare il messaggio che l’unico traguardo che tutti vogliono in Ducati non sia quello del mondiale, ma quello di arrivare al giorno dei saluti. Perché non è così e perché non è giusto che sia così. Chi sembra crederci un po’ di più, paradossalmente, è proprio Danilo Petrucci, che nel prendere atto di non essersi fatto il regalo di compleanno che si aspettava, ha annunciato, almeno a parole, di voler salutare Ducati in maniera diversa. Tanto da sperare nella pioggia a Valencia. “Non è mai capitato – ha detto – ma ad Aragon il mio punto debole è stata la velocità. Non riuscivamo ad essere veloci e sfruttare il motore. Non so da cosa dipende, se lo avessi saputo la mia stagione sarebbe stata diversa. Al GP di teruel, tutto sommato, siamo riusciti a metterci una toppa, recuperando 8 posizioni e chiudendo al decimo posto. La top ten era l’unico obiettivo possibile. Ma a Valencia spero che le cose possano cambiare, magari con l’aiuto del meteo”.