Ricordate Ecco Bombo? E, per la precisione, la scena in cui Nanni Moretti, Michele in quel film, si chiede se lo si noterebbe di più andando a una festa o non andando? Ecco, esattamente a quella scena viene da pensare ripercorrendo i primi due giorni di Ducati a Phillip Island e leggendo le dichiarazioni dei piloti dopo la Sprinti di oggi in cui Pecco Bagnaia e Michele Pirro hanno chiuso rispettivamente ultimo e penultimo, con oltre 30 secondi di distacco dal vincitore Marco Bezzecchi, con la stessa Ducati rossa con cui Marc Marquez ha massacrato questa stagione, vincendo ovunque e senza appello. Ecco, se pensavate che Marc Marquez lo si notasse di più quando c’è, a Phillip Island il Team Lenovo ha dimostrato l’esatto contrario: lo si nota di più quando non c’è. Al punto che sono bastati due fine settimana per avere la certezza di qualcosa che, in verità, in molti sospettavano: la Ducati Desmosedici non è più la moto perfetta con cui vincerebbe chiunque.

Per trovare la prima, oggi, bisogna scorrere la classifica fino al quinto posto di Fabio Di Giannantonio. E sarà anche vero che Fermin Aldeguer ha vinto a Mandalika (con Bezzecchi che s’era autoeliminato) e che Alex Marquez è saldamente secondo in classifica generale, ma non si può non considerare che i due del Team Gresini guidano una Desmosedici GP25. Con la GP25, a quanto pare, riesce a andarci veramente forte solo Marc Marquez. Chi lo ha detto chiaramente è un sempre più cupo e ingrigito Pecco Bagnaia, che ha anche rimediato una penalità dopo l'episodio del mattino con Marco Bezzecchi che gli costerà tre posizioni in griglia nella gara lunga di domani (posticipata alle 6 e non alle 5, orario italiano). “Penso che se Marc fosse stato qui – ha detto in sala stampa - sarebbe salito sul podio”. Mascherando probabilmente i limiti di una moto che invece ci sono e sono anche più consistenti di quanto si potesse pensare.
Sì, Phillip Island non è un tracciato per staccatori e favorisce le moto che vanno forte in percorrenza, ma questo non basta a giustificare due Desmosedici ufficiali rispettivamente penultima e ultima, con un bel po’ di secondi di svantaggio persino (con tutto il rispetto, sia inteso) da Somkiat Chantra. “In questo momento – ha detto ancora Pecco - siamo concentrati sul capire cosa non funziona. Perché la nostra moto è forte, ma qui, per qualche motivo, entrambe le mie Desmosedici non funzionano normalmente. Dobbiamo capire il motivo. Onestamente, finire la stagione in questo modo è dura. Fortunatamente, Motegi ci ha dimostrato che in una situazione normale possiamo lottare e dobbiamo capire perché è successo solo in Giappone. In teoria, tutto dovrebbe essere uguale, quindi ci manca qualcosa. La moto è la stessa che era in Indonesia, ma ha funzionato normalmente solo a Motegi. Perché? La squadra sta cercando di scoprirlo”.
Domande che ormai sono un’ossessione per Pecco Bagnaia e che dovrebbero esserlo (e probabilmente lo sono già) anche per Gigi Dall’Igna e tutta Ducati. Solo che adesso, con Marc Marquez fuori dai giochi, lo schiaffo fa ancora più male perché è più evidente quanto e come, ormai, gli altri (e soprattutto Aprilia) siano arrivati. “Le mie sensazioni – ha detto ancora Bagnaia - sono peggiorate col tempo. Prima non ero contento perché non potevo lottare, ma solo seguirli, però la moto si comportava in modo simile a quella del 2024. Da Le Mans, e poi in Austria, tutto è peggiorato".
Un tracollo che, per quanto se ne dica, non può essere considerato solo psicologico e solo frutto della testa di un campione travolto dal talento del suo nuovo compagno di squadra. C’è altro e questo “altro” va indagato non tanto per scongiurare figuracce, ma per presentarsi al via della prossima stagione con un quadro chiaro di quello che servirà a Pecco per performare e di come dovranno essere eventualmente portati avanti due sviluppi della Desmosedici. “È complicato spiegare cosa è successo qui, mi sembrava di essere il passeggero della mia moto – ha concluso Pecco tornando a analizzare la Sprint di Phillip Island - i dati mostrano molto chiaramente che la moto si muoveva molto, ma non sappiamo perché. Non so quante volte hanno provato a trovare una soluzione quest'anno, ma abbiamo capito che non è qualcosa di legato all'assetto o all'elettronica. È altro e stiamo cercando di capire di cosa si tratta. In qualifica ho iniziato a notare qualcosa di strano, e nella Sprint, di nuovo, non riuscivo a guidare la moto. Ancora una volta, ero solo un passeggero, cercavo solo di gestire e spesso dovevo chiudere il gas in uscita di curva. Sì, è strano".