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Ducati: rosso emergenza,
tra noie capitate e
mal di pancia voluti

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

26 luglio 2020

Ducati: rosso emergenza, tra noie capitate e mal di pancia voluti
Il presente fa dannare, sul futuro non ci si capisce niente. Il treno buono, dopo la momentanea uscita di scena di Marc Marquez, sta passando a Borgo Panigale, ma nessuno sembra in grado di capire con che piede salire. I tifosi della Rossa quanta pazienza devono portare?

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

Due piloti a terra, uno costretto fuori dai giochi da un guasto mentre aveva già un piede sul podio e il quarto pilota (che in verità è il primo) che è l’unico che arriva al traguardo nonostante sia l’unico con cui è in corso una sorta di guerra fredda. Il dopo GP di Andalusia per Ducati è un fiume di punti di domanda. Perché va tutto male. Perché la sfortuna è stata tanta e pure perché dove non c’ha messo lo zampino la sorte ce l’ha messo la confusione che sembra regnare a Borgo Panigale.

Assodato che i guasti non c’entrano niente con la gestione, viene da chiedersi per quanto tempo ancora i tifosi della rossa saranno disposti  a soffrire così. Perché se la malasorte sei pronto ad accettarla, la confusione fa scoppiare dei gran mal di testa. Andrea Dovizioso oggi dopo la gara è stato chiaro: “Sono sempre molto critico con me stesso, ma questa volta non potevo fare di più e penso, quindi, di potermi dare un sei”. Come dargli torto? Alla fine dei giochi, nonostante sembra sia andato tutto male, è l’unico che sotto la bandiera a scacchi ci è arrivato. Dopo un podio, quello di domenica scorsa, altrettanto inaspettato e forse poco valorizzato. Che tra Ducati e Dovizioso il clima è teso è cosa nota, così come è noto che c’è una trattativa sospesa per il rinnovo del contratto e che proprio alla luce di quel risultato andava invece ripresa. Per quanto Andrea Dovizioso possa essere freddo e distaccato, infatti, siamo sicuri che questa situazione non abbia influito sul piano delle motivazioni? Eppure questo poteva essere l’anno giusto, con un Marquez che è una incognita e i valori che potevano risultare più livellati tra tutti quelli “umani”. “Al momento – ha proseguito Dovizioso – quello che riesce a far lavorare meglio la moto è Pecco Bagnaia tra tutti i piloti Ducati”. E in effetti oggi Bagnaia era lì, a giocarsela con i primi per un secondo posto che sembrava quasi scontato. Fino alla beffa. Fino a quei dubbi che ora minano pure l’unica certezza, ossia che la moto di Borgo Panigale è la migliore (seppur con i suoi problemi di scarsa domabilità) in fatto di prestazioni. Adesso rischia di non essere più vero neanche questo.

Il denso fumo violaceo che usciva dal retro della moto di Francesco Bagnaia preoccupa. Certo, non è la prima volta che una moto si rompe e non succede solo a Ducati, ma l’episodio pesa come un macigno per un comparto racing già in crisi dopo appena due tappe del Mondiale. Inoltre, quando i risultati del team satellite - per quanto estensione del factory e con moto 2020 – sono migliori di quelli del team ufficiale, qualche domanda bisogna farsela. E quando tra i piloti non sorride nessuno, alle domande bisogna aggiungere domande. Esempio: meglio buttare tutto in vacca e concentrarsi da subito sul 2021? Su Andrea Dovizioso andava riposta maggiore fiducia e, soprattutto, era il caso di riservargli maggiore rispetto? Oppure: bisognerà davvero andare a bussare alla porta di Jorge Lorenzo o la scommessa Jack Miller si rivelerà azzeccata? L’australiano oggi ha commesso più di un errore, tutti dettati probabilmente dall’affanno di non voler perdere il treno dei primi, fino a quello che gli è costato l’uscita di scena. Non un buon inizio per uno che aveva detto di voler ripagare Ducati per la fiducia riposta su di lui scegliendolo come ufficiale per la prossima stagione. Con Miller che ora sente troppo questa pressione e l’ufficiale in pectore, Danilo Petrucci, che invece non è proprio pervenuto. Anche qui, al di là della sfortuna del ternano, c’è il sospetto che ad influire, e anche tanto, possa essere stato l’aspetto psicologico, con il calo di motivazione che ha portato ad una sorta di “resa anticipata” non solo del pilota, ma anche del team.

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Uno scenario, in conclusione, a dir poco nebuloso, con chi è chiamato a diradare la nebbia che si ritrova a fare i conti anche con una discreta dose di sfortuna. Difficile ipotizzare una qualche via d’uscita, ma bisognerà trovarla. E anche in fretta se non si vuole archiviare il 2020 come un fallimento dopo appena due giri di giostra. Anche perché in questo Mondiale ristretto le piste favorevoli alla rossa di Borgo Panigale sono molte e con Jerez alle spalle la rotta potrà essere invertita. Almeno per ripagare i tifosi, passionali e legati al marchio come non succede per nessun altro, e che però cominciano a ragione a essere veramente stanchi e, ora,  pure divisi tra quelli che ce l’hanno coi piloti e quelli che se la prendono con la dirigenza.

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