E’ il primo ad arrivare e l’ultimo a andare via: Davide Tardozzi, 64 anni e un passato da pilota, è quello della triade Ducati che più lascia trasparire quello che sente, quello pensa, quello che spera. Anche quando gli tocca dire che le cose non vanno ancora benissimo.
Gli è successo anche dopo Sepang, mentre smontava il box per aiutare gli uomini della squadra a caricare tutto sui camion per il trasferimento, con due occhi che dicevano tutto: siamo i più forti anche quest’anno. Solo che non ha potuto dirlo anche con le parole, per la dovuta prudenza e l’altrettanto dovuta scaramanzia, e si è limitato a spiegare che in casa Ducati c’è soddisfazione per come sono andati i test, ma c’è anche la consapevolezza che il lavoro da fare è ancora tanto. “Noi abbiamo fatto un piccolo sviluppo della Ducati 2022, ma siamo ancora lontani dall’essere contenti – ha affermato il team manager di Ducati – Ci sono ancora alcune cose che non piacciono a Pecco ed Enea. Abbiamo ancora un test a Portimao e sarà lì che decideremo la moto definitiva. A Borgo Panigale gli ingegneri hanno sempre qualcosa nei cassetti, è un qualcosa che ancora mi sorprende… Sull’aerodinamica c’è qualcosa che non piace e vedremo di metterla a posto per Portimao“.
Insomma, una buona base di partenza e novità da valutare con attenzione per non fare lo stesso errore della passata stagione, quando Ducati s’è presentata ai nastri di partenza con una moto troppo nuova e ancora troppo problematica. La strada sembra comunque già ben tracciata: “C’è un aspetto che non piace a Pecco e sicuramente per Portimao dovremo trovare una soluzione – ha aggiunto Tardozzi – Il campione del mondo va accontentato. Quanto al rapporto che c’è tra lui e Enea, siamo contentissimi, a Sepang hanno collaborato alla grande”. Entusiasmo, collaborazione e uno sguardo che tradisce una consapevolezza: battere Ducati sarà dura per tutti. Anche se Tardozzi non può dirlo esplicitamente.
Quello che dice, invece, è che trova ingiusto il clima che si è creato intorno al marchio di Borgo Panigale, come se il portare continue innovazioni fosse una colpa invece che un pregio. “Credo che la tecnologia – ha concluso Tardozzi - dovrebbe essere l'elemento più importante in MotoGP perché ti porta a dimostrare dove può arrivare la ricerca nel motorsport. La MotoGP dovrebbe essere una sfida tecnologica e lo è stata per la Ducati negli ultimi anni. Ma ad ogni innovazione ci sono quelli che criticano e non è giusto. Se vogliamo avere un Campionato del Mondo incentrato solo sui piloti, la cosa migliore che possiamo fare è organizzare un Campionato del Mondo in cui tutti siedano sulla stessa moto"