La stragrande maggioranza della nostra redazione non se lo ricorda. Anzi, a dire il vero molti non erano proprio nati e quelli che lo erano avevano meno anni delle dita di una mano. Peró sono cresciuti con racconti che avevano per protagonista un nome comunissimo che aveva saputo diventare unico: Paolo Rossi. Quello dei gol ai mondiali dell'Ottantadue, quello delle fotografie a braccia allargate su un fisico esile e tutt'altro che muscolare, quello dei video che raccontavano una gioia che noi, quelli che non c'erano e c!erano da troppo poco tempo, abbiamo potuto vivere, poi, solo ventiquattro anni dopo. Riuscendo solo allora a spiegarci perché Paolo Rossi non era stato solo un giocatore, ma era diventato uno di quei simboli che gli italiani, sempre divisi all'ombra (anche intellettuale) delle bandiere, avevano amato al di lá delle maglie indossate e delle fedi professate. É la ragione stessa per cui una notizia dell'ultima ora, arrivata nel cuore della notte, ha di fatto risvegliato un popolo che ha postato, condiviso, ricordato in un orario in cui dormono anche i mai spenti social. É stato Enrico Varriale, giornalista e amico di una vita, ad annunciare la notizia della morte di Paolo Rossi, l'eroe di Spagna Ottantadue. Lo ha fatto su Twitter, con poche e calibrate parole. Per salutare una leggenda, scomparsa a soli 64 anni, non ne servono di più.
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