Jorge Martín arriva tardi, tardissimo rispetto alla norma, eppure nessuno dei pedanti giornalisti della sala stampa, sempre pronti a una qualche forma di lamentela, sembra volergliene. Sono le 18:30 di venerdì, il primo giorno di GP è finito con il primo posto di Pecco Bagnaia, Jorge è quinto. Nel mezzo, contro ogni probabilità, Marco Bezzecchi, l’Aprilia di Aleix Espargarò e la Honda clienti di Johann Zarco. “Voglio prendere il buono”, dice subito davanti a una cinquantina di giornalisti radunati attorno a lui. Qualcuno, addirittura, sale in piedi su di un tavolo a fianco per scattare una foto panoramica.
È evidente, e a dirlo è anche lui, che questo non è un GP come un altro e che la pressione comincia a farsi pesante: “Il passo è buono, ma il mio feeling no. Mi sento strano, soffro molto a trovare il grip sulla gomma posteriore e mi manca confidenza sul davanti nelle curve a sinistra. Non è il massimo, ci stiamo lavorando e penso che abbiamo un’idea di dove lavorare domani. Oggi volevo stare calmo, domani seguirò l’istinto. Sicuramente sono un po’ più nervoso ma è perfettamente normale, voglio pensare a questo come a un weekend normale. Poi c’è la mia famiglia, ci sono i miei amici… posso rilassarmi di più rispetto al tour asiatico. La cosa più difficile è correre al Montmelò in un periodo in cui non abbiamo mai corso”.
Jorge, ad ogni modo, ha lavorato molto, provando un gran numero di gomme tra le (tante) opzioni portate da Michelin per il weekend. Tra tutte, Martín è forse l’unico ad aver montato la gomma dura al posteriore. “Un buon obiettivo potrebbe essere il podio, che poi è un modo per rimanere concentrato su quello che devo fare”.
Poi Martín racconta di un momento di grande tensione nel box, quando è rientrato per preparare la moto al time attack di fine turno. Anche in questo caso, Jorge sembra completamente sincero: “Ero nervoso, nel paddock c’è sempre un gran casino e quando devi chiamare qualcuno ti tocca fare dei gesti. Magari sembravo agitato e lo sono stato, volevo parlare con Daniele (Romagnoli, il suo capotecnico, ndr.) che di solito è lì vicino alla moto ma stavolta non c’era, volevo solo che ogni cosa fosse come al solito e questa non lo era, quindi mi sono innervosito. Così Gino ha provato a prendermi ed è stato ancora peggio, gli ho detto tipo: ‘non mi toccare!’, ma sai… volevo solo che le cose andassero normalmente, gli ho detto di non toccarmi”.
Poi parla di curva 5, dove riesce a grattare con tutto il braccio per terra, e del pessimo asfalto di Barcellona. Domani proverà a vincere, magari partendo forte subito per poi fuggire se le cose vanno bene o accontentarsi se Bagnaia riesce a imporsi. La verità che conta però è che domani, alle ore 15:00, Jorge Martín Almoguera può diventare campione del mondo. In venti minuti, di sabato, per la prima volta nella storia, il sogno di una vita che ti esplode tra le mani, così reale che diventa difficile da comprendere.