Due poltrone, l’ambiente di un elegante studio e un’intervista breve, con toni pacati e assolutamente libera dalla necessità di mettere in mezzo un qualche filtro. C’è riuscito Sandro Donato Grosso per Sky, mettendo letteralmente seduto Gigi Dall’Igna, con l’ingegnerissimo della Ducati che da una parte si è raccontato, ma dall’altra ne ha anche approfittato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa che cominciava a farsi fastidioso (qui l'intervista completa). Cominciando, su tutti, da ciò che gli rimproverano: aver perso tanto, tantissimo, pur di avere Marc Marquez sulla Desmosedici tutta rossa dal prossimo anno. “Marc Marquez non c’entra – ha spiegato – Non è che Ducati ha perso Martin e Pramac perché ha preso Marc Marquez. E’ stato un po’ tutto il sistema che ha voluto, e lo voleva da tempo, che avessimo almeno un team in meno. Abbiamo fatto una scelta su un pilota ma questo non è stato determinante rispetto a altre cose che sono successe anche con team che avrebbero voluto continuare con noi”.
Non significa, sia inteso, che Ducati si è sentita vittima costretta a sacrificare qualcosa, ma semplicemente che, per una serie di circostanze e volontà, non è stato possibile continuare a portare avanti tutti i piloti e tutte le squadre garantendo lo stesso trattamento avuto fin qui. Un punto di vista, se vogliamo, o una versione differente rispetto al pensiero comune, ma non si può non tenere conto che quella versione differente arriva dalla bocca di chi i fatti li ha vissuti da protagonista e non dalle ricostruzioni di chi, invece, non c’era nelle stanze in cui si sono prese le decisioni. Con Dall’Igna che con una manciata di parole, poco dopo, spazza via anche le malizie di quelli che dicono che ultimamente ha atteggiamenti freddi e smorfie da interpretare verso Pecco Bagnaia. “Pecco – ha detto – è il più grande campione della storia di Ducati. Di lui ammiro, sin da quando era in Moto3 e non aveva certo la moto migliore, la sua straordinaria capacità di tirare fuori sempre il meglio da ciò che ha. C’è un rapporto speciale con la squadra, così come Ducati cerca di averlo con ogni pilota e in cambio c’è la vittoria dei titoli mondiali. Jorge Martin? E’ molto molto diverso da Pecco, più istintivo e immediato e di sicuro, a prescindere dalla moto che guiderà, sentiremo ancora a lungo parlare di lui”. Parole di grande stima le ha spese, poi, anche per Fabio Di Giannantonio, l’altro “prescelto” del 2025 (guiderà l'altra unica Desmosedici ufficiale nel Team Pertamina Enduro VR46). “Io credo che Fabio sia un grandissimo campione – ha proseguito Dall’Igna – forse non gli viene riconosciuto abbastanza ma lo scorso anno, nel finale della stagione con il tea Gresini, ha dimostrato di cosa è capace e come sa lavorare”.
C’è un titolo mondiale ancora da assegnare, c’è la consapevolezza che il numero 1 potrebbe finire sul cupolino di una Aprilia, ma pure che sarebbe comunque grazie a Ducati. Alla sua Ducati. E nel ghigno benevolo di Dall’Igna questa consapevolezza si vede tutta, a prescindere da come andrà a finire in questo fine settimana a Barcellona. E prima di ributtarsi immediatamente al lavoro sul 2025: “Non posso dire come sarà la Desmosedici del prossimo anno, ma non perché non voglio. Semplicemente perché adesso è un insieme di tante idee che dovranno prima passare il filtro di Michele Pirro e poi dei piloti. Quindi non c’è un qualcosa in cui ora posso dire che la nuova moto sarà particolarmente diversa”.
Quello che può dire, invece, è quello che tutti in qualche modo gli chiedono senza chiederglielo: come pensa di riuscire a gestire due fenomeni del calibro di Pecco Bagnaia e Marc Marquez. Con Gigi Dall’Igna che, però, è spiazzante nella risposta: “Esattamente come abbiamo gestito Pecco Bagnaia e Jorge Martin”. Un modo per ribadire che non esiste, per lui, un modo diverso di intendere il rapporto con i suoi piloti, al netto di nomi, palmares e pesi mediatici. L’unico nome che conta è quello di Ducati e Dall’Igna fa anche una promessa: “Il muro come accaduto in passato in box due grandi campioni? Mai – ha concluso – Fino a che ci sarò io in Ducati posso garantire che non vedrete muri nel nostro box. Pecco e Marquez collaboreranno, come sempre succede, per le cose che potranno tornare utili a entrambi e non collaboreranno, invece, per giocarsi la vittoria. E’ così che funziona sempre”.