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È primo, ma mette sempre davanti gli altri: Marco Bezzecchi a Motegi col “non sono schiavo dei controlli” ha conquistato anche i puristi

  • di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

26 settembre 2025

È primo, ma mette sempre davanti gli altri: Marco Bezzecchi a Motegi col “non sono schiavo dei controlli” ha conquistato anche i puristi
Il Bez nel venerdì di Motegi ha tenuto in piedi lo spettacolo: due scivolate in un quarto d’ora, l’Aprilia che muove dappertutto, i meccanici che saltano il pranzo per rimetterlo in pista, lui che per ripagarli sfodera un passo gara da urlo e la miglior prestazione assoluta, sfiorando il record della pista. E poi quella frase, nel post, con cui conquista tutti: “Non sono uno che guida ‘strozzato’, preferisco sentire la potenza in mano piuttosto che attaccarmi ai controlli elettronici”. In una parola? Generoso, anzi generosissimo

di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

Nella notte fonda italiana, FP1 a Motegi, c’è stato un momento ai limiti del grottesco nel box Aprilia di Marco Bezzecchi. A metà turno, dopo una chiusura secca d’anteriore nella staccata in discesa che porta a curva undici, il numero 72 torna in pista con la seconda moto. La RS-GP è reattiva, scorbutica, difficile da domare come quasi sempre accade al venerdì. Marco la tiene a bada, con apparente nonchalance stampa un quinto tempo che emana un profumo promettente: il ragazzo di Viserba è veloce nonostante un setting ancora tutto da affinare. Giro successivo, al rampino a destra di curva 5 il Bez si presenta composto: moto inserita, alla corda, non una punta di freno in mano. Eppure a metà piega, in una fase neutra, prima di passare sotto al ponte, la RS-GP lo scarica nuovamente a terra. Mentre scivola docilmente nella ghiaia, Marco allarga le braccia. La regia internazionale va a pescare papà Vito, nei box, con l’espressione un po’ attonita. Quella faccia la indossano tutti in realtà, anche il capotecnico Francesco Venturato. Come a dire: “Che succede qui? Due cadute in un quarto d’ora sono un campanello d’allarme, forse bisogna rivedere un po’ di cose”.

 

Forse avranno rivisto un po’ di cose tra FP1 e Prequalifiche, fatto sta che Marco Bezzecchi è tornato in pista al pomeriggio con la faccia cattiva e concentrata, con la determinazione famelica di chi deve assolutamente ripagare gli sforzi dei meccanici, che per rimetterlo in pista in tempo hanno saltato il pranzo. Risultato? Due simulazioni di passo gara - una con la media al posteriore, l’altra con la soft - che stando ai numeri lo tratteggiano come il pilota più pronto se in Giappone si dovesse correre oggi. Un time attack semplicemente perfetto: miglior prestazione nel primo tentativo con un 1’43”623 che ha innescato una contenuta esultanza al box, prima di limare un ulteriore mezzo secondo con l’ultima soft da sparare, per chiudere la giornata davanti a tutti, con una certa abbondanza, con una bonaria dose di ignoranza scaricata sull’asfalto come se fosse potenza extra. Primo, record della pista sfiorita, Acosta - il più vicino - è distante un decimo abbondante e precede altri diciannove piloti racchiusi in otto decimi. Vuol dire che Marco Bezzecchi, oggi, ha fatto una bella differenza.

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“Stamattina ho iniziato col piede giusto - riavvolge il nastro Marco a Sky - ma forse con un po’ troppa carica, diciamo. La prima caduta è stata un errore che si poteva evitare. Ero un pelo largo, l’ho voluta mettere dentro lo stesso, ero già super veloce e questo mi ha portato a sbagliare. La seconda caduta è stata un errorino, veramente minimo, però sai, adesso basta veramente poco. Sono contento di essere andato bene oggi pomeriggio, soprattutto perché i ragazzi si sono fatti un gran mazzo oggi nel box e li ringrazio tanto”. Non si dimentica mai di nessuno, il Bez, che da sempre - quando parla- mette davanti gli altri. Segue una disamina sulla scelte gomme in vista di Sprint e Gara, sul perché di tante cadute (non solo le sue): “Ci tenevo oggi pomeriggio a riprovare un po’ la media, visto che stamattina ho girato poco io rispetto agli altri per le due cadute, e non sono andato malissimo. È chiaro che ancora mi devo sistemare un po’, però il degrado qui è molto alto, quindi bisogna cercare di lavorare bene con la media perché con la soft sarà dura. Ho provato a portare avanti un po’ anche la soft, però non lo so, non sono super fiducioso con la soft. Ci sono state altre volte dove ci credevo un po’ di più. Diciamo che ho delle buone sensazioni con entrambe, però in generale bisogna ancora sistemarsi. L’asfalto è bello, è in condizioni fantastiche. Questa è sempre stata una pista con un buon grip. È vero che stamattina, soprattutto per me ma ho visto anche per gli altri, ci sono state situazioni abbastanza delicate, tipo in curva 5 sono caduti anche Morbidelli e Miller, più o meno come ho fatto io, senza troppo preavviso. Io penso che sia più una cosa derivata dalla gomma anteriore che avevamo stamattina, che era la soft. È una gomma buona, ma una pista così, dove si frena così forte, forse non è il suo. Oggi pomeriggio, per esempio, con la media davanti è andata molto meglio. Quindi credo sia più legato alla gomma che all’asfalto”.

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Infine Mattia Pasini gli domanda quanto del nervosismo dell’Aprilia al venerdì sia dovuto ad una scelta tecnica del tipo ‘partiamo con tutta la potenza e vediamo come va, nel caso facciamo sempre a tempo a smorzarla’. Marco replica con una confidenza interessante, che in parte conferma l’ipotesi del compagno di battaglie sulla terra del Ranch: “A me piace avere la potenza in mano, nel senso che non sono uno che guida troppo “strozzato”. Preferisco magari in dei punti dare meno gas ma sentire di più cosa fa la moto, piuttosto che attaccarmi ai controlli. Però è anche la nostra ad essere un po’ scorbutica. Partiamo sempre facendo un mix tra quello che mi piace e quello che la moto può fare. Poi man mano che andiamo avanti ci sistemiamo, capiamo i punti dove posso migliorare io e quelli dove possiamo far progredire la moto”. Pensare che ci sia ancora una buona fetta di margine di miglioramento da esplorare, nel caso di Marco Bezzecchi, fa spavento.

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