Sarà che Marco Bezzecchi a Misano ce l’ha fatto entrare in testa, ma ormai “Tre uomini e una gamba” è il film della MotoGP. E proprio a una battuta di quel film viene da pensare osservando Marc Marquez in queste prime due giornate a Motegi, tra le dichiarazioni della conferenza stampa di ieri e quelle di oggi, dopo un venerdì in cui il quasi campione del mondo ha fatto molta più fatica del solito. Sì, perché Marquez gioca la carta della leggerezza, di quello che non ci pensa e vuole solo far bene, ma è chiaro che non è un fine settimana come gli altri, perché tra pochissime ore potrebbe calare il sipario su un’epoca personale e sportiva. Marc, quindi, sceglie di misurare il respiro davanti alla consapevolezza che basteranno tre punti in più del fratello Alex per mettere per la nona volta di fila (o settima secondo i nuovi padroni delle corse) in testa a tutti. Con quel fratello che, proprio in questo venerdì, s’è ritrovato addirittura fuori dalla Q2 quasi a rendere ancora più infestanti i ricordi di sei anni in cui il 93 ha riscritto se stesso dopo cadute, operazioni e dubbi profondi. Dopo mille giorni di astinenza dalla vittoria (Misano 2021, Aragon 2024) e momenti in cui il ritiro non era più ipotesi remota, ma l’unica, razionale e possibile, via d’uscita. Roba, insomma, che tutta insieme basta a spiegare l’atteggiamento di un ragazzo che avrà pure vinto tanto, ma ha soli 32 anni e oggi si presenta con ben più di qualche zavorra in più a affrontare le ultime curve prima del grande traguardo.

Il venerdì giapponese non è stato quello della facile passerella. Ha confessato una giornata complicata, fatta di sensazioni mancanti e di un pomeriggio in cui la fretta di ritrovare feeling ha giocato brutti scherzi. "La verità è che è stata una giornata complicata – dice - nel senso che non ho avuto le sensazioni che cercavo o che volevo. E nel pomeriggio ci siamo lasciati innervosire un po' più del previsto. Non sono nervoso per il titolo, ma perchè quando non trovi le sensazioni che desideri, cerchi di trovarle il più velocemente possibile e finisci per ingarbugliarti di più. Oggi abbiamo cercato di trovare il feeling troppo in fretta. Quando ci siamo calmati un po' mi sono sentito meglio. Abbiamo commesso un piccolo errore, volendo fare più del dovuto, volendo affidarci alla teoria invece che alla pratica. E questo spesso ti confonde. Ma anche questa esperienza e la calma ai box ci hanno permesso di staccare la spina e tornare un po' a quello che avevamo prima, consentendoci un finale più normale e l’ingresso in Q2. Invece di cercare una soluzione tecnica, ho cercato una soluzione a livello di guida. Fino a un certo punto ci sono riuscito, ma domani dovremo davvero lavorare su ogni dettaglio per trovare più costanza. E’ stata una giornata strana per le Ducati: Pecco volava al mattino, ma poi ha faticato anche lui nel pomeriggio perchè il feeling è cambiato molto. È vero che il fatto che molti piloti siano scesi in pista con gomme morbide o le abbiano montate molto presto ha cambiato molto la classifica, ma è stata una giornata strana. Per quanto mi riguarda, le sensazioni in ingresso e centro curva sono migliorate nel corso di questa giornata, ora dobbiamo lavorare intensamente sull’uscita".

Sono parole che raccontano un pilota ormai meticoloso con l’abitudine a costruire: turno per turno verso il traguardo grande. Non è, sia inteso, indifferenza al risultato finale, ma leggerezza opportuna e, dopo tutto quello che Marc Marquez ha passato, anche densa di esperienza. È l’atteggiamento di chi sa che la tensione, quando non sei tu a usarla come carburante, finisce per schiacciarti. E’, detto in estrema sintesi, peso vissuto come routine, così da non sentire fino in fondo quanto pesa davvero. Soprattutto dopo aver visto anche quanta fatica ha fatto il diretto rivale al titolo: quel fratello da tenere a distanza di tre punti. Alex ha vissuto un venerdì complicato e l’ha ammesso senza filtri: “non è stata una buona giornata, abbiamo avuto molti problemi”. Con il compito per Marc che, ora potrebbe risultare sicuramente più semplice, ma altrettanto sicuramente anche più pesante.
Sì, il ritratto di Marc Marquez che esce da questo pesante venerdi di Motegi è quello di un campione che ormai non pretende più di controllare l’inaspettato, ma lo affronta con curiosa maturità. L’eventuale titolo a Motegi non sarà la liberazione che tutti ci aspettavamo di narrare, ma sarà, almeno per lui, la certificazione di una rinascita. E, di conseguenza, qualcosa da vivere con leggerezza e calma, anche in un venerdì in cui le cose sono andate peggio del solito, perché il nono titolo mondiale, come hanno dimostrato proprio gli occhi di Marc nella sala stampa di Motegi, non è il punto d’arrivo di una vicenda epica, ma la semplice tappa successiva di una carriera che è appena ricominciata per un campione, e un uomo, che ha imparato a convivere con l’imperfezione. Con la sfiga. Con la paura. E pure con le giornate difficili come questo venerdì.