La Yamaha M1 non è più la migliore del reame e a guardare la classifica costruttori del 2022 è evidente anche che non è più nemmeno nel mezzo. Quella moto che ha vinto così tanto in passato grazie alla stabilità e a un carattere non troppo nervoso adesso fa fatica. Fa fatica con tutti i piloti che la guidano in pista e ne fa un pochina meno con Fabio Quartararo, il campione del mondo in carica. Ok, il francese ha talento da vendere e probabilmente è non è un “pilota normale”, ma c’è qualcosa che a lui riesce e agli altri di casa Yamaha invece non riesce proprio. I risultati, almeno per ora, non sono entusiasmanti nemmeno per il francese, ma per tutti gli altri sono deludenti e, in alcuni casi, imbarazzanti.
Lo ha detto senza mezzi termini anche Franco Morbidelli, l’altro pilota del Team Yamaha Monster Energy, che in queste prime settimane di motomondiale ha studiato molto il lavoro del campione del mondo in carica e della sua squadra. “Secondo me – ha detto – è questione di conoscere la moto. Fabio sa dove intervenire e i suoi uomini sanno come intervenire, la mia squadra e io, invece, conosciamo ancora pochissimo questa M1”. Una spiegazione che sulle prime può anche starci, ma che di fatto non risolve nulla se non nella consapevolezza che Franco Morbidelli avrà bisogno di tempo per arrivare. Ma questo tempo c’è? L’italiano ha un contratto anche per il 2023, ma il mercato è fin troppo imprevedibile e non è così scontato che le cose non possano cambiare.
Ecco perché Portimao sarà un palcoscenico importante per l’italobrasialiano che intende mettersi definitivamente alle spalle questo inizio di mondiale e trovare prima possibile il miglior feeling con la M1 ufficiale. “Con l'equilibrio che avevamo prima eravamo abbastanza competitivi, ma non troppo competitivi – ha detto Morbidelli - Il grip è il punto debole della moto, ma penso che se riusciremo a recuperarlo potremo essere molto competitivi. Abbiamo perso un po' di prestazioni a causa delle diverse direzioni che abbiamo preso, ma ci sono cose buone che voglio mantenere. Ora dobbiamo solo unire quelle buone indicazioni ai vantaggi che avevamo prima. E’ ciò che Fabio Quartararo riesce a fare sin dai primi minuti di lavoro in pista nei fine settimana di gara. Sulla base dei risultati ottenuti da Fabio e delle modifiche alla moto, confrontando poi i nostri dati, capisco che lui e il suo team hanno una grande conoscenza della M1. A noi ancora manca questa conoscenza".