Ci piace l’odore delle pallavoliste al mattino presto, profuma di vittoria. Chi sarà stato il fortunato incaricato di ritirare quelle vostre maglie in tessuto tecnico, sacre sindoni fracciche di volontà, talento e bellezza, dopo la vittoriosa, demolente e già memorabile finale olimpica contro gli Stati Uniti. L’olfatto prima degli occhi, assumere via naso la vostra forma di potere (questa volta reale e allo stato naturale), una sorta di cocaina feromonica che ci eviti patetiche fila nei cessi dei bar eleganti, per la famosa polvere boliviana, fuoriuscita dal culo di uno che si è fatto 18 ore di aereo. Noi siamo qui, ad adularvi e ringraziarvi, ragazze del volley (o della volley), non solo per l’oro emotivamente condiviso con tutti noi, ma perché avete abbattuto un muro, ben più poderoso di quello yankee. Siete riuscite a schiacciare, deturpare e scompigliare, in tre soli set, le parrucche digitali delle tante e troppe influencer, con milioni di follower, che fingono e cinguettano bellezza, senza mai averla resa reale, senza mai faticare come voi avete fatto e senza mai sudare, dimostrando a più di 60 milioni di persone che avete ragione voi e che siete le vere belle, anche se con i nasi grossi o le labbra e i visi che non rientrano nel canone estetico, deciso da modisti e marche di rossetti. In un’epoca in cui il body shaming è peccato mortale, sempre più ragazzette vengono adulate e diventano ricche, per essere brave a posare la loro beltà post prodotta in stories stucchevoli dalle loro merdosissime Ibiza e Dubai.
Il nuovo fascismo estetico, fatto dei soldi guadagnati come manichine viventi, nella quotidiana finzione della vita di tutti giorni, belle ragazze del regime touch screen che le puoi toccare con dito, ma non annusare, perché non esistono. E ce lo dimostra la signora dei pandori, sgonfiatasi al primo scandalo reale. Voi le avete superate, anche in casa loro, perché ieri, dopo la mitica vittoria, milioni dei nostri indici vi scrollavano, per imparare a conoscervi meglio e curiosare della vostra vita, acqua, sapone e allenamenti. Si tratta dell’amore viscerale di una nazione per voi, bravissime e quindi bellissime, giocatrici. Anche da parte nostra, i maschietti deviati dal retaggio patriarcale (che rinnego da quando andai da una analista, giovane e molto carina, scelta apposta così, in modo da avere di fronte il simbolo scatenante dei miei disastri). Noi, quei maschietti ancora troppo difettosi, avremmo voluto essere nei panni del fortunato magazziniere: glielo avrei raccontato eccome in seduta. Perché voi siete furiosa bellezza, potente, assoluta e vitale! E che vadano a fanculo anche i discorsi divisori dei politici, presunti tali, sulle vostre origini e fattezze: solo provocazione di altri inutili influencer in cerca di consenso a destra; per non parlare del trend progressista che già vi usa e strumentalizza, per animare il teatrino delle loro convinzioni e ruoli manichei. Siete una squadra, vi abbracciavate, stese e piangenti a terra, lontane anni luce dai nostri imbarazzanti calciatori, fenomeni da tatuaggio, gel e procuratori.
E quel loro allenatore, bravo solo a fare morale da bar e vietare le playstation. Voi siete così brave e belle, da aver assimilato e fatte vostre le parole di un filosofo prestato al volley: Julio Velasco, sopravvissuto alla dittatura argentina dei voli della morte e che sa benissimo cosa sia la vita e quanto è importante coglierla, nella semplicità e nella bellezza del suo quotidiano ripetersi. Confesso che non ne sapevo molto di voi, prima di questa finale, e che ora, oltre a Paola Egonu (Vespa, almeno scrivila giusta E-GO-NU non Enogu), conosco la Sylla, la Orro, i 202 cm della Antropova, la Danesi, la Bosetti, la De Gennaro, la Fahr e tutte le altre che non ricordo, ma rivedo continuamente, super atlete inoculate nella memoria emotiva di questo agosto sempre più vuoto in città. Grazie ragazze, ci avete dato tanto e fatto sognare, all’ora di pranzo: fantozzianamente parlando, non abbiamo potuto gustarci i fagioli con birra e rutto libero, ma ci avete permesso di diventare tifosi pazzi per voi e regalato una grandissima giornata, con la sensazione di veder nascere un’Italia nuova, inedita e bella.