Le 13 vittorie consecutive di Toprak Razgatlioglu in Superbike sono l’unica piccola crema in un’egemonia Ducati nel motorsport che procede da due anni e mezzo. Due titoli in MotoGP, altrettanti nelle derivate di serie. E se il turco è riuscito a cambiare le cose, nel motomondiale difficilmente sarà così tanto presto: nel 2024 il mondiale è già a Borgo Panigale, nel 2025 e 2026 ci sono buone probabilità che continui ad esserlo. Claudio Domenicali, in un’intervista a Paolo Ianieri per la Gazzetta dello Sport, ha riassunto così il momento d’oro di Ducati: “Il nostro è un momento straordinario che continua, perché veniamo da due doppi Mondiali in MotoGP e Superbike, e anche questo è un unicum”, le parole dell’A.d. “Ducati Corse ha fatto un lavoro magnifico, il lavoro magnifico ha attirato piloti molto forti e i piloti molto forti danno indicazioni migliori. Abbiamo innescato un circolo virtuoso. Altri competitor sono entrati, invece, in un circolo vizioso, alcuni piloti sono andati via e si trovano con piloti meno forti, che danno indicazioni meno chiare. Conosciamo il tema, ci siamo passati anche noi. Noi ci godiamo il momento”.
Si godono il momento e, chiaramente, lavorano sul futuro: “L’anno prossimo Marc Marquez sicuramente farà tutto il possibile per vincere il mondiale e noi lo abbiamo preso per quello. Se la giocherà contro tutti”. Oltre a investire sui piloti però, è importante notare come Ducati stia lavorando in ottica futura, in particolare al 2027 in cui cambierà tutto per via del nuovo regolamento che ha reso anche più facile l’idea di rinunciare alla Pramac di Paolo Campinoti: “Con loro [Pramac] abbiamo fatto un lavoro straordinario per 20 anni, che non è normale nelle corse. Pramac è anche cresciuta molto in termini di risultati potenziali e noi dovevamo giocoforza tornare a una strategia che era quella originaria da cui eravamo nati, ovvero di un team che facesse crescere i piloti. E questo credo che, restando nello stesso ambito, per loro sarebbe stato un po’ difficile da accettare. Pramac ha preferito rimescolare tutte le carte. Noi abbiamo deciso di concentrarci sulla moto del 2027, il campionato è molto impegnativo dal punto di vista economico, ci sono altre Case che hanno deciso di investire di più, mentre noi siamo concentrati sullo sviluppo della moto. Ci sarebbe piaciuto rimanere con loro, ma i matrimoni si fanno in due, anche se non è detto che in futuro ci si possa rincontrare”.
Per il resto, Domenicali lascia intendere che le concessioni in MotoGP (e i cambi regolamentari in Superbike) verranno discussi con sempre più attenzione da Ducati con l’organizzatore del campionato per non gettare al vento milioni di euro di investimenti: “Il nostro regolamento tecnico è anche un regolamento unico nel motorsport. In Formula 1 è diverso, la Red Bull domina ma le altre marche non hanno dei vantaggi. Invece, in MotoGP c’è un sistema per cui gli altri hanno dei vantaggi tecnici e noi siamo rallentati. Quindi [la nostra prestazione] vale di più. È chiaro che, a forza di aumentare i vantaggi degli altri, tu ti ritrovi a fare una corsa con uno zainetto, mettono un chilo, due, tre, prima o poi ti cedono le gambe. Anche questo discorso dobbiamo tenerlo sotto controllo, perché facciamo investimenti molto forti e siamo disponibili ad accettare queste concessioni fino a un certo punto”.
Interessante poi quando gli viene chiesto chi, tra Martin, Bastianini e Bezzecchi, avrebbe voluto tenere: “Martin”, la risposta secca. “Jorge è un talento fortissimo, non che Enea e il Bez non lo siano, ma lui lo ha fatto vedere di più. Si sta giocando il Mondiale adesso e se l’anno scorso fosse stato possibile dare il titolo ex-aequo, Jorge se lo meritava quanto Pecco. Cos’avrebbe dovuto fare di più per essere scelto? Secondo me le cose non si sono incastrate. Lui ha fin dall’inizio detto ‘io in Pramac non ci rimango’ e si sono tagliati un po’ di ponti. La cosa singola che Jorge non doveva fare era di non dire che non sarebbe rimasto in Pramac. Questa domanda su cosa avrebbe dovuto fare di più, non me l’ero mai posta, ma nel momento in cui dici una serie di no, poi chi deve decidere ha meno carte”.