Ha vinto due titoli mondiali in MotoGP (più uno in Moto2), s’è messo in tasca più vittorie con Ducati di un certo Casey Stoner, è costantemente davanti, è tornato in testa alla classifica mondiale e, come ha dimostrato al Sachsenring, ha pure quella capacità che hanno solo i fenomeni veri: indurre l’avversario all’errore. Però sembra che non basti mai. Prima festeggiava poco e adesso azzarda pure qualche scenetta alla Valentino Rossi, ma niente. Sì, ok, le sue dichiarazioni sono sempre pacate e ha l’aria da bravo ragazzo, ma quelli che continuano a dire che Pecco Bagnaia è troppo normale o, come si dice in gergo, ha poco grip, devono farsi curare. Nessuno si offenda, ma è ora di dirlo. Esattamente adesso, dopo questo Sachsenring in cui Pecco Bagnaia è stato perfetto dal punto di vista sportivo e poi pure fuori dai cordoli, dimostrandosi personaggio senza dover necessariamente fare le mosse a qualcuno.
Cominciamo, però, dalla pista. E dalla gestione di un fine settimana che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto essere tutto in difesa. Sì, perché i grandi campioni – come insegna la storia del motorsport – sono quelli che sanno contenere i danni e Pecco Bagnaia al Sachsenring ha fatto esattamente quel lavoro lì dal minuto zero. Veniva da tre vittorie consecutive e sul tracciato tedesco c’è arrivato con l’animo di chi sapeva di dover soffrire e lottare metro su metro. Però non ha ceduto al giochino, ormai stucchevole, del mettersi alla ruota di qualcuno. Ha lavorato e basta, provando a rosicchiare a ogni uscita qualcosa a quel Jorge Martin che al Sachsenring sembrava imbattibile. Fino a rosicchiargli talmente tanto da fargli sentire il suono della sua Desmosedici fin dentro il cervello. Fino a portarlo all’errore. Fino a ammettere, poi, che “uno dei due doveva sbagliare e sono stato attento a non essere io, anche se ho rischiato grosso in un paio di occasioni”.
Lucidità, dunque. Che è roba da campioni e non certo da uno che è troppo normale. Che non arriva. Che non ha grip. E tutte quelle caz*ate lì che da anni si sentono sul conto di Pecco. Ha messo in fila quattro vittorie consecutive, s’è ripreso la testa del mondiale e, adesso, andrà pure a sposarsi la stessa fidanza di sempre. Quella che ha scelto quando era poco più che bambino. Forse questa è un’altra colpa di Pecco il normale: avere sogni normali. Ma ci vuole un gran coraggio a avere i sogni normali. E ci vuole una forza speciale pure a andarli a realizzare. Però vuole una famiglia, non si muove come uno sgraziato, non abusa delle parolacce e quando fa a sportellate poi ci mette sopra un sorriso invece di una scazzottata. E allora tutti giù a dire che non ha grip. Che è troppo normale, appunto. A avercene, però, di normali così.
A spiegare quant’è speciale Pecco, adesso, ci sono pure due bambini in più. Quelli a cui proprio Pecco, rendendosi protagonista di una scenetta da lacrimoni, ha regalato le sue saponette, facendosi pure una bella corsetta a piedi dopo la gran fatica di un gran premio. Il video, ormai, è virale e ha fatto il giro dei social e non serve nemmeno stare a raccontare nei dettagli l’episodio. Quello che serve, invece, è farsi una domanda: ma siamo sicuri che quelli che hanno la grande colpa di essere troppo normali farebbero una cosa del genere? La risposta è no. O, ammesso che la risposta sia “sì”, il seguito dovrebbe essere un “siano benedetti sempre quelli troppo normali”. Perché hanno nel polso destro la capacità di scrivere pagine meravigliose di sport e dentro il cuore la nobiltà di garantire futuro nella maniera più normale – e al tempo stesso speciale – che possa esistere: correndo incontro ai bambini. Occhio signori, perché il messaggio di Pecco è potente davvero e chi continua a non voler vedere la grandezza, sportiva e umana, di questo ragazzo farebbe bene a togliersi i paraocchi o magari a andare proprio a farsi una chiacchierata con quei due ragazzini o anche solo a riguardare in loop i loro occhi in uno dei tanti video che girano in queste ore.