Qualche giorno fa, prima del GP d’Austria, abbiamo scritto che con tutte le probabilità sulla Ducati ufficiale ci andrà Jorge Martín: lo spagnolo ha vinto un titolo in Moto3, è arrivato al mondiale solo con le sue forze e nel suo anno d’esordio ha fatto subito paura, tanto da prendere Borgo Panigale di petto chiedendo senza mezzi termini la squadra rossa nel 2023. Che il ballottaggio penda dalla parte dello spagnolo non è un segreto (lo ha dichiarato recentemente anche Andrea Dovizioso) ma è evidente ormai che non si tratti di una questione di risultati né di una scelta sbagliata da parte del management. Dopo aver pubblicato l’articolo, però, in redazione abbiamo ricevuto più di una telefonata: perché non scrivete che anche Enea, nel 2020, ha vinto un mondiale? E che la sua famiglia, per portarlo in MotoGP, ha fatto sacrifici enormi? Chi non li ha fatti, si potrebbe rispondere. Ma è vero che lui, più degli altri, ha dovuto dimostrare in fretta quanto meritasse una moto, dalla Honda 100cc di Fausto Gresini con cui correva da bambino alla MotoGP che guida adesso: il padre di Enea aveva una bancarella di vestiti a Rimini, non una banca. Con la banca, piuttosto, ci ha dovuto litigare.
Oggi, con la sua prima pole position in MotoGP - che nel motomondiale gli mancava da Barcellona 2018 - Enea Bastianini ci ha detto ancora una volta che è lui il vero miracolo della stagione. Più di Aleix Espargarò e la sua Aprilia, che gli è davanti in campionato ma non ha mai avuto la stessa intensità: tre vittorie a uno, una pole a testa. Più di Jorge Martín, che guida una Desmosedici più raffinata ma puntualmente deve fare i conti con la Bestia dell’Adriatico, capace di fregarlo in classifica, sulla distanza e pure nello scontro diretto. A Bastianini mancava soltanto un po’ di velocità in prova ed anche questa è riuscito a trovarla, mentre altri come lui - Joan Mir, ad esempio, altro pilota da gara - continuano a faticare.
Enea corre con una squadra che, in una classifica riservata ai team emergenti, avrebbe già vinto di slancio: hanno meno risorse degli altri ma più coppe sul comodino, dove appoggiano anche un paio di orologi per le pole position di Austria e Mugello. Nel box, di quel colore voluto da Nadia Padovani e mescolato da Aldo Drudi, c’è sempre Carlo Pernat, la camicia larga e un Daytona al polso. Sta lì con i suoi 74 anni compiuti da un paio di settimane - dice che allo specchio si vedono al contrario, 47 - e si è scelto Enea per fargli fare cose impossibili: un titolo nel 2020, due podi con la Ducati del Team Avintia l’anno scorso e tre vittorie con Gresini fino ad ora. Così si fanno le corse, così si fa tutto. La manetta prima della calcolatrice, il sogno prima delle possibilità concrete. Enea Bastianini è campione del mondo della Moto2, ma anche e soprattutto di superamento delle aspettative altrui: quelle del manager, del team di Nadia e anche della Ducati, che di piloti ne ha visti passare una marea ma uno così non lo aveva mai trovato. A tal proposito l’annuncio sul prossimo ufficiale è segnata per il 30 agosto, il martedì di Misano: Enea, quel giorno, si farà una bella risata. Se scelgono Jorge, che resta il favorito nonostante i risultati, Enea sa che la pista avrebbe scelto lui e che, per la prima volta, ha modo per dimostrarlo giocando ad armi pari. Se invece bussano al suo motorhome con un completo rosso in mano, è perché Enea Bastianini è l’unico in grado di riuscirci partendo da così distante.