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Ok, forse Jorge Martin è già in Ducati ufficiale e Bastianini è solo un contrattempo. Ma smettiamola di attaccare Ciabatti e Tardozzi

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

16 agosto 2022

Ok, forse Jorge Martin è già in Ducati ufficiale e Bastianini è solo un contrattempo. Ma smettiamola di attaccare Ciabatti e Tardozzi
In Ducati l’hanno detto chiaramente: annunceremo il secondo pilota ufficiale dopo il GP d’Austria. Meno chiaramente, a quanto pare, hanno scelto Jorge Martín, che dal Team Pramac finirà a fianco di Bagnaia. L’accoppiata Bastianini-Gresini è stata una favola che nessuno poteva prevedere, smettiamola di dare la colpa a Ducati

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

No, in Ducati non sono insensibili ai numeri. Sanno meglio di noi che, dopo Silverstone, Bastianini è 4° in campionato con 118 punti e che Jorge Martín viaggia in 11° posizione a 37 lunghezze da Enea. Si, il sorpasso dell’ultimo giro senza un’ala lo hanno visto bene, anzi di più: a differenza nostra hanno una valanga di dati a disposizione per goderselo nei dettagli. Eppure, a fianco di Francesco Bagnaia nel team ufficiale 2023 ci sarà quasi sicuramente lo spagnolo. Ora, per una volta, smettiamola di dire che la dirigenza Ducati andrebbe rimpiazzata: Dall’Igna, Ciabatti e Tardozzi sono nelle corse da sempre e sanno come gestire una squadra. E, per quanto Livio Suppo abbia ragione nel dire che in Ducati hanno il problema che ogni Team Manager vorrebbe avere - più piloti veloci che moto -  la situazione è semplicemente complessa.

In Ducati, già da tempo, hanno messo al sicuro Jorge Martín. Che ha vinto un mondiale (nel 2018, con Gresini) e che alle corse ci è arrivato di solo talento, senza il denaro della famiglia. Che è velocissimo ed esplosivo, con un fisico alla Marc Marquez e appena 24 anni sulla carta d’identità. Fresco, sveglio, capace. Jorge Martín fa la pole position in MotoGP nella sua stagione d’esordio alla seconda gara, per poi chiudere sul podio. Vince un Gran Premio qualche mese più tardi, dopo aver affrontato un brutto infortunio. Il fatto che sia riuscito in tutto questo senza il supporto del team ufficiale porta ad una sola conclusione logica: portiamolo nel team ufficiale. Avreste fatto diversamente? Difficile dirlo un anno fa.

Anche perché Enea Bastianini, che a ben vedere è una sorpresa ben più grande di Aleix Espargarò, affrontava il 2022 con tutt’altre premesse. Pramac è l’unico, vero team satellite Ducati, che al netto di grossi colpi di mercato - come successe per Jorge Lorenzo nel 2017 - fornisce i piloti alla squadra ufficiale. Gresini no, Gresini è ancora oggi una squadra al debutto in MotoGP che ha comprato due moto per realizzare un sogno romantico. Gresini ha fatto meglio di Honda, ha vinto come Yamaha e più di KTM. Non si è ritirata come la Suzuki. Gresini è oltre la logica dei numeri, è l’underdog del campionato proprio come Enea.

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In Ducati sono bravi, ma prevedere questi risultati era impossibile. E a inizio anno, mentre la Honda si guardava intorno per un secondo pilota e Suzuki non aveva ancora scaricato Joan Mir e Alex Rins, Martín era stato chiarissimo con Borgo Panigale: o l’ufficiale o me ne vado. Punto. Questo talent show per la seconda moto è uno spettacolo che diverte, divide e ci dà da scrivere, ma proprio come un talent è la produzione (che paga lo stipendio a tutti) a decidere chi premiare.

Lo spiega bene, in un video caricato su YouTube dopo il GP di Silverstone, The Talking Helmet: “Sul finale di gara c’è stato il pesantissimo sorpasso di Bastianini su Martín: hanno chiuso quarto e quinto. Pesantissimo in termini di gerarchie interne, ma non per quanto riguarda la seconda sella ufficiale. Perché secondo me quella è una decisione già scritta da un pezzo. Solo che poi, viste le prestazioni di Bastianini, hanno messo su questo teatrino tanto per far finta che ci avrebbero pensato”.

Difficile non essere d’accordo. Anche perché, continua TTH, le premesse erano diverse già da tempo: “Martín è quello che dall’inizio ha detto ‘sella ufficiale o niente’, mentre Pernat diceva ‘Enea vuole il team ufficiale ma anche da Pramac con una moto nuova e il supporto ufficiale va bene uguale’. E se non bastasse Francesco (Bagnaia, ndr.) aveva già fatto capire chiaro e tondo che Bastianini vicino non lo voleva. Quindi secondo me le chiacchiere stanno a zero. Poi, se così non fosse, meglio per Bastianini”.

Anche questo è vero: se le cose andassero diversamente, tanto meglio per Enea, a cui tecnicamente non manca nulla: anche lui ha vinto un titolo (e più di recente, nel 2020 in Moto2) e come Jorge è arrivato al mondiale solo con la manetta, tra sacrifici della famiglia e porte sfondate a calci. La verità però è che Martín e Bastianini sono partiti con aspettative diverse. Se sei in crescita nel Team Ducati Pramac e non finisci nella squadra ufficiale vuol dire che hai sbagliato qualcosa. Al contrario, se vuoi andare lì, nella squadra rossa, devi essere un fenomeno. Enea lo è, ma forse in questa MotoGP così frenetica non ha avuto abbastanza tempo per dimostrarlo. L’ultima volta che abbiamo parlato con Carlo Pernat, all’immancabile domanda sul mercato, lui ha risposto “Che palle”, traducibile in ‘smettetela di chiederlo’. Una cosa però, su questa faccenda, va aggiunta per dovere di cronaca: Ducati sceglie i piloti guardando ai risultati e dando priorità a chi arriva dalla scuola Pramac, ma se Jorge Martín sarà davvero lì non sarà certo per via della sua nazionalità o per possibili sponsor al seguito. Per entrare nel team rosso serve darci il gas, solo quello. Enea, prima o poi, avrà la sua occasione.

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