Da ragazzino Luca Marini giocava a calcio e, stando a quanto dicono, era pure bravo un bel po’. Uno di quelli che manda avanti la testa, non come colpo per indirizzare il pallone, ma come cervello per indirizzare - meglio e prima degli altri - il pensiero. Poi, però, contro tutto e tutti ha scelto le motociclette, nonostante fosse il fratello di Valentino Rossi, nonostante fare male gli sarebbe pesato il doppio e fare bene non gli sarebbe mai stato riconosciuto abbastanza. Luca Marini, lo abbiamo già detto in tempi non sospetti, ha il talento dell’ostinazione. E quel talento lì è figlio unico.
Di ostinazione ce ne ha messa probabilmente parecchia anche in questa stagione, mentre vedeva che il suo compagno di squadra volava e lui, invece, faceva fatica con la moto con cui, invece, sembrano andare forte tutti. Che poi, a pensarci bene, “fare fatica” significa ritrovarsi settimo in classifica generale e con buonissime possibilità di chiudere in top five, visto che dal quinto lo separano solo dieci punti. S’è messo giù, ha lavorato come un matto come ha sempre fatto, e ha raccolto lì dove raccolgono quelli meno visibili. Come, nel calcio, fanno i mediani. Però ha raccolto tanto e alla fine qualcuno se ne è pure accorto. Non che non lo sapessero già nella sua squadra – quella che porta il nome del suo leggendario fratello Valentino Rossi – ma vuoi mettere la soddisfazione di far sì che a accorgersi siano stati proprio i vertici di Honda e di ritrovarsi dentro il box su cui – vista come era finita proprio con il fratello tanti anni fa – avevano giurato che non avrebbe più messo piede chiunque avesse avuto qualcosa di riconducibile al 46?
Ecco, il talento dell’ostinazione non ha portato (ancora) Luca Marini a vincere un mondiale, ma sportivamente l’ha portato a fare qualcosa che paradossalmente poteva essere pure più impossibile: essere scelto per sostituire Marc Marquez e esattamente in sella a quella moto lì, con quei colori lì. Tornando al calcio di cui era appassionatissimo da bambino, è come se il mister ti chiama per entrare al posto di Ronaldo o Messi. Roba, per intenderci, da numeri 10 che quel numero ce l’hanno veramente, anche se tutti ti vedrebbero meglio a fare lo stopper o il terzino, in ruoli comunque importanti, ma meno vistosi. Ok, la moto è quello che è e il rischio è grosso. Grosso davvero. Però il gusto, se ci si pensa bene, potrebbe essere ancora di più, perché la sfida è lontana da suoi angeli. Quegli angeli custodi che lo hanno semplicemente custodito come tutti gli altri, ma che per mezzo mondo, così abituati come siamo a sminuire sempre i meriti, invece, l’hanno custodito di più solo perché ha quel sangue lì. Non è vero e Luca Marini vuole dimostrarlo.
A cominciare da oggi. Che è il giorno scelto per il grande annuncio. Pare sia questione di minuti e, intanto, il Team Mooney VR46 ha diffuso un video che non lascia spazio a ulteriori dubbi. Nel paddock si dice che Honda ha scelto il lavoro, la cultura dell’impegno e del metodo, che poi sono quanto di più giapponese ci sia nelle corse, ma pure ciò che distingue Luca Marini da tutti gli altri. Il matrimonio, anche se ci vorrà tempo per prendere le giuste misure a vicenda, potrebbe essere buono un bel po’ e il gossip vuole che quelli di Kalex siano stati galeotti, consigliando a Alberto Puig di puntare proprio su Marini perché ai tempi della Moto2 riusciva a fornire indicazioni agli ingegneri che nemmeno un ingegnere vero. Quanto guadagnerà, quanto ci metterà a fare meglio di quanto ha fatto con Ducati, lo sapremo solo andando avanti. Oggi, invece, è il giorno dell’ufficialità e delle dichiarazioni.