Inizialmente Dorna aveva previsto trenta minuti di Marc Marquez in solitaria nel giovedì di Mandalika. Poi però, in seguito ad un cambio di programma lo spagnolo si è presentato assieme a Jorge Martín e a Pecco Bagnaia che, di fatto, sono rimasti ad ascoltare. Solo un paio d’ore prima l’account della Gresini Racing pubblica tre foto dandoci un annuncio che solo un mese fa sembrava pura speculazione: sì, Marc correrà con loro nel 2024. Sì, c’è ancora margine per dell’ironia che viene servita nelle altre due slide.
La separazione tra Marc Marquez e la Honda pone fine, di fatto, al binomio giù vincente nella storia della MotoGP, 11 anni in cui in un modo o nell’altro si parlava di loro prima di tutti gli altri: “Quella con Honda stata una relazione di successo, ma anche molto difficile”, dice Marc subito con una grande determinazione negli occhi. Siamo a tre metri da lui e la sensazione è quella di avere davanti un uomo pronto a tutto, già completamente dedito al futuro. “È stata dura, anche un’emozione. A volte però devi uscire dalla tua comfort zone, che per me è Honda. Negli ultimi anni ho sofferto tanto, ho deciso di cambiare per tornare a godermi le corse. Altrimenti per me non c’è motivo di continuare a correre”.
Con un po’ di retrospettiva la scelta dello spagnolo è decisamente comprensibile: un pilota disposto a mettere a rischio il proprio corpo, sia con le quattro operazioni al braccio che con la minaccia incombente della diplopia, difficilmente avrebbe messo un’azienda (HRC) davanti al proprio desiderio di correre. Lui vuole questo e lo ammette senza mezzi termini: “Ho scelto Gresini perché è una grande famiglia, hanno la moto migliore in griglia e c’è mio fratello lì. Sarà una grande sfida per me e per loro, ma hanno fatto grandi risultati sia con mio fratello Alex che con Enea Bastianini in passato. Quello che voglio è godermi le gare e sorridere nel casco, tutto il resto verrà”.
Tra una cosa e l’altra Marc racconta di come l’atteggiamento del Team Gresini sia stato fondamentale: “È vero che nella prima parte di stagione sono stato competitivo, ma non nel modo giusto. Ho avuto tanti infortuni ed è stato difficile, ma in quei momenti non puoi prendere decisioni. Devi essere paziente. Poi nella seconda parte di stagione abbiamo parlato con Honda, ma allo stesso tempo mi sono sentito con Gresini. A loro ho detto che non sarei andato avanti col contratto, ma che se avessero voluto aspettarmi una possibilità l’avremmo potuta avere”. Noi probabilmente non lo sapremo mai, eppure ci sono buone probabilità che questa fase della trattativa, diciamo un primo approccio, sia stato tra Sachsenring (quando Marc si trovò a fare i conti con la moto) e Assen, dove hanno cominciato a circolare le prime strane indiscrezioni di mercato. Marc, comunque si smentisce almeno un paio di volte: “La mia decisione l’ho presa dopo il Giappone”, dice. Eppure prima di Misano aveva comunicato di aver già fatto la sua scelta. E poi ancora, quando gli viene chiesta una risposta sulle famose tre opzioni di cui aveva parlato dopo i test, lui risponde così: “Una era di stare a casa”, cosa che ha sempre negato, spiegando (a suo tempo) di non essere “Come Fernando Alonso, lui è l’unico che può farcela”. È comprensibile, invece, quando spiega di non voler entrare troppo nei dettagli a proposito della trattativa con KTM o di quella con il Team Pramac: “Avevo altre opzioni ma non dirò quali, perché rispetto tutti. La Gresini mi ha aspettato e ha fatto una scommessa su di me”.
All’atto pratico poi Marc racconta di potersi portare solo un uomo in Gresini, verosimilmente il suo capotecnico Santi Hernandez - che però non nomina: “Proverò a portare con me una persona in Gresini, e non credo che cambierò di più per due motivi: uno è che non voglio distruggere il Team Repsol Honda, perché siamo in ottobre e sarebbero in crisi. Il secondo è che non voglio distruggere il Team Gresini, che è una grande famiglia ed ha i suoi meccanici”.
Poi insiste sulla possibilità di rientrare in HRC, magari nel 2025: “Per me con Honda non è un addio, vorrei che fosse un arrivederci”. I, giapponesi, secondo alcune indiscrezioni dalla Spagna, questa possibilità gliel'avrebbero ampiamente negata. Infine Marc fa una riflessione sulla Ducati, di cui è stato il più grande rivale: “Dal 2017 la Desmosedici è una delle moto migliori in griglia, eppure io ho vinto nel 2017, 2018 e 2019, questo vuol dire che anche la nostra moto era ottima. Anche questo mi ha aiutato a continuare a credere nel progetto. Alla fine però ogni pilota cerca la moto migliore in griglia e io penso che oggi la Ducati sia la miglior moto in griglia”.
La verità è che Marc Marquez ha cambiato ancora una volta il motociclismo, aprendo una strada per pochi che prima semplicemente non c'era. Non che il Team Gresini sia stato da meno, anzi: per riuscire in un'operazione del genere devi avere fiducia nei tuoi mezzi, un po' di fede in saccoccia e una gran voglia di dimostrare al mondo che sei in questo gioco per prenderti tutto, non per stare a guardare. Quello a cui abbiamo assistito a Mandalika è un matrimonio impossibile, folle, contro le regole. E che ci farà diventare pazzi davanti al televisore.