Nadia Padovani la sua prima gara l’ha vinta. Era la notte del Qatar, ancora si correva soltanto la domenica e le Ducati del Team Gresini si erano presentate con un azzurro che ricorda il cielo prima della tempesta ma anche il colore del futuro, quello che si usa sul web per evidenziare parole e immagini. Succede che Enea Bastianini mette la sua moto a un passo dal cielo e dedica la vittoria a Fausto, Nadia sale sul podio e, commossa, porta a Faenza quella coppa dorata per darle un posto vicino alle altre, quelle raccolte dal marito nei circuiti di mezzo mondo. In quell'anno di coppe così ne porterà a casa altre tre, mentre Enea firma per il team ufficiale con un terzo posto nella classifica di fine anno.
La sensazione più o meno condivisa, dopo Valencia, era di aver visto qualcosa di letteralmente irripetibile da parte di quella squadra azzurra. Si sono allineate le stelle - ha pensato più di qualcuno - Fausto deve averle soffiate da lassù per mettere tutto a posto per un istante e dare fiducia alla sua gente, ma è stato un momento che non durerà. Invece le cose sono andate diversamente e oggi ci ritroviamo con Nadia Padovani sul trono di questa MotoGP per la seconda volta in due anni: se al suo posto ci fosse Valentino Rossi racconteremmo di come l’ha sempre saputa più lunga degli altri e se ci fossero i giapponesi parleremmo di potenze che possono permettersi di cambiare le regole con uno schiocco delle dita. Se fosse successo agli austriaci parleremmo di un’azienda che lo sport l’ha sempre inteso come gli spagnoli hanno inteso l’America nel Cinquecento, una terra da conquistare, invece anche quest'anno si parla di lei, della Gresini Racing al centro di un mercato sregolato che in questa MotoGP non ha precedenti.
Al centro di questa storia c’è Nadia Padovani. Nessuno la chiama più Nadia Gresini perché lei una sua storia nelle corse se l'è costruita e l’ha fatto in fretta: è una storia importante, ricca, di cuore. In una stagione e mezzo ha preso scelte che un domani, quando forse saranno note a tutti, faranno scuola in questo mondo velocissimo ma sempre uguale a sé stesso, costante nelle sue tradizioni e nella maniera di intendere le cose. Se non siamo abituati a questa roba è perché nessuno, nelle corse, arriva lassù come ci è arrivata lei, che di corse e contratti e piloti ne aveva sentito soprattutto parlare senza mai mescolarcisi troppo. Quando arrivi così, con un altro vissuto addosso, hai la grande possibilità di fare le cose a modo tuo. Così come corri il rischio enorme di farti massacrare da chi questa vita la fa da sempre.
Nadia continua a organizzare feste nel paddock, un paddock in cui porta i figli circondandosi delle persone giuste stando dietro al casino che questo carrozzone di opportunità e trappole produce ogni settimana che Dio manda in terra. A volte la vedi seduta nel balconcino dell’hospitality Gresini a fare due parole con i suoi, altre è a cena con i dirigenti Dorna, altre ancora si siede ad ascoltare le storie dei suoi piloti. Nadia è una donna dolce, materna, pratica e sanguigna, emiliana fino in fondo. Questi anni l’hanno resa più dura e pragmatica, oltre che consapevole. Quando è mancato Fausto sono stati in molti a volerle dare una mano, a pensare di raccogliere l’eredità di suo marito: neanche per scherzo, deve aver pensato. Si è riunita con i suoi, con chi c’era già, da Carlo Merlini a Michele Masini e poi tutti gli altri. Ha preso il microfono nell’autodromo di Imola e ha detto, alla fine del funerale di Fausto, che avrebbe dimostrato al mondo chi è la Gresini Racing.
Ora, a due anni da quella promessa e a un anno dalla favola di Enea Bastianini, il Team Gresini potrebbe accogliere in casa Marc Marquez, niente meno che un fuoriclasse in cerca di conforto. Non poteva prenderlo KTM, non l’ha voluto fare Ducati e non è chiaro se Honda riuscirà a tenerselo. Invece Nadia è lì, a guardare tutti dall’alto, parlando poco e facendosi qualche risata pensando a quel fuoriclasse spagnolo che tutto sommato potrebbe anche fare questa pazzia e raggiungere il fratello. Andrebbe in porto senza doverlo pagare o corteggiare, offrendo semplicemente quello che c'è: gente appassionata, mezzi veloci, una struttura che funziona. Se questa storia è credibile, se la gente ne parla ancora ed è ormai una possibilità concreta è perché Marc Marquez è diverso da tutti gli altri, ma anche Nadia Padovani lo è. Chi altri poteva fare una cosa così? Ci voleva qualcuno col coraggio di imporsi con i bolognesi senza troppe manfrine: "Signori, le moto le ho pagate e sono mie", potrebbe aver detto. "Se Marc Marquez vuole venire qui provate pure a dire di no, non cambierebbe nulla". Ma non solo, perché Nadia può accogliere Marc Marquez scavalcando una fila che fa il giro del mondo e allo stesso tempo far presente a Ducati che gli austriaci - tramite Red Bull - potrebbero iniziare a spendere dei soldi per avere un terzo team KTM in MotoGP proprio con lei. Può alzare le spalle con un sorriso Nadia, ricordando che lei corre sì con una storia difficile addosso ma non è lì per onore di firma. Li tiene tutti appesi a un filo, tutti sospesi. Come abbia fatto probabilmente non lo sapremo mai, di certo uno che l'aveva compresa davvero è l'uomo che l'ha sposata più di trent'anni fa.