Terzultima gara della stagione, le vetture della squadra che ha dominato gran parte del Mondiale vengono squalificate. Un colpo grosso, che fa notizia e che, soprattutto, apre le strade al complotto. La domanda è soltanto una: McLaren ha barato per tutto il 2025, raggirando le regole sull’usura del pattino del fondo? Se lo chiedono in tanti, specie se prima di arrivare a Las Vegas una testata giapponese, as-web, aveva parlato delle intenzioni della FIA di approfondire le verifiche sull’usura di quello stesso componente, specie per alcune squadre.
In Brasile, infatti, diversi team avrebbero trovato un escamotage per permettere alle vetture di girare ad altezze limitatissime da terra, favorendo così le prestazioni ma senza consumare la parte più esposta del fondo e finire come la Ferrari in Cina, cioè squalificata. Sulla carta, nulla di improbabile vista l’ingegnosità che spesso si raggiunge in Formula 1. E inutile dire che, dopo la squalifica inflitta a Norris e Piastri, in tanti hanno parlato della McLaren come una di quelle finite nel mirino della Federazione. O, ancora, che i papaya siano riusciti per tutta la stagione a raggirare le regole, motivo per cui per larga parte del 2025 la MCL39 è stata semplicemente inattaccabile.
In sintesi, il discorso da bar per eccellenza. Peccato però che, dietro il disastro di Las Vegas, la ragione sia molto più semplice: la McLaren ha sbagliato il setup delle due vetture, tant’è che negli ultimi dieci giri di gara è stato chiesto a Norris di fare tantissimo LiCo, stessa pratica che tante volte ha macchiato le gare della Ferrari. Nello specifico, l’inglese tendeva ad alzare il piede dall’acceleratore nei tratti veloci del circuito, vale a dire nei lunghi curvoni, in piena fase di accelerazione e in pieno rettilineo. Il tutto per evitare che la vettura si schiacciasse continuando a consumare il pattino. Un qualcosa che, ascoltando le comunicazioni radio tra Lando e il suo ingegnere, in un primo momento era stato associato al consumo di carburante, ma la realtà era ben differente.
Al muretto, evidentemente, erano consapevoli del problema. D’altronde, che le due MCL39 soffrissero di porpoising e sobbalzassero come canguri era evidente, anche a occhio nudo: una condizione che, quindi, contribuiva al consumo del pattino. Setup sbagliato, troppo aggressivo e figlio di un weekend sviluppatosi in maniera irregolare, con le seconde libere - dove solitamente si simulano i long run e si affina il setting della vettura - compromesse a causa della lunga bandiera rossa dopo che un tombino era parso pronto a “scollarsi”. Ma non solo: dietro alle scelte aggressive c’è anche la pressione di una Red Bull e di un Max Verstappen sempre più vicini.
Non è un segreto che a inizio 2025 la McLaren fosse la macchina da battere, e non per uno o due decimi. Sembrava destinata a dominare fino alla fine, convinzione che ha portato la squadra a fermare lo sviluppo della vettura prima della pausa estiva. Però, quando lotti contro il miglior pilota di questa Formula 1 e un team che non molla mai, non è finita finché a dirlo è la matematica. Verstappen a Zandvoort aveva 104 punti di svantaggio da Piastri, in quel momento leader del Mondiale, a Las Vegas ci è arrivato con 49 punti a separarlo da Norris, mettendo a segno podi e vittorie uno dopo l’altro. Si diceva che ormai sarebbe stato impossibile recuperare, ma né il pilota né la squadra l’hanno data per vinta. Serviva però un errore per riportarsi definitivamente in lotta, che in America è arrivato. Gigantesco e che va oltre i “soli” 25 punti recuperati.
Per tenere il passo della Red Bull, che di interruzioni nello sviluppo non ne ha voluto sentir parlare, serviva essere aggressivi, molto di più che a inizio stagione. E quando si cerca costantemente il limite, talvolta lo si supera. È esattamente ciò che è successo a Las Vegas. Zero complotti, solo questione di scelte e di una pressione sfiancante.