La MotoGP 2024 comincia in Qatar. Lì, lo scorso anno e a fine mondiale, Fabio Di Giannantonio ha cambiato la sua storia sportiva, arrivando a una vittoria costruita con una seconda metà di stagione fatta di podi e belle gare. A Valencia poi si è trovato a lottare per la vittoria con un Francesco Bagnaia al terzo mondiale, un finale che gli ha restituito una nuova Ducati Desmosedici e un altro anno per crescere. Quando lo vediamo con la tuta - Dainese e non più Alpinestars - bianca e fluorescente, Fabio sembra avere le idee chiare su quello che servirà per ricominciare da dove aveva lasciato. È come se avesse trovato una chiave, una risposta. Per sapere se la pista gli darà ragione basterà pazientare per un paio di settimane, quando la MotoGP scenderà in pista a Sepang per i primi test della stagione. È da questo che partiamo per una chiacchierata al Palariccione nel mercoledì della presentazione ufficiale del Pertamina Enduro VR46 Racing Team.
Cosa andrai a cercare a Sepang?
“Sicuramente il feeling, sono mesi che non tocchiamo la MotoGP perché ti puoi allenare con qualsiasi cosa a casa ma la MotoGP è un’altra storia. Sarà importante ricominciare, riprendere gli automatismi, tutto il flow che prendi durante l’anno che trovi facendo tante gare durante la stagione. Sarà molto importante ritrovare presto quella sensazione lì”.
Poi si partirà dal Qatar, pista in cui hai dei bellissimi ricordi dall’anno scorso.
“Sicuramente è una pista che mi piace molto e ho un ricordo pazzesco dell’ultima volta che siamo stati lì. Sarà importante lavorare bene per cercare di arrivare pronti come lo siamo stati l’anno scorso, sarebbe ovviamente un sogno, bellissimo ripartire da dove siamo arrivati lì. Ma prima dobbiamo stare concentrati sui test”.
Come sono stati questi primi mesi in VR46?
“Mi hanno accolto in maniera pazzesca. Sono un team ultra professionale, la cosa che più mi ha colpito è che sembra fatto sulle esigenze di un pilota, si sente che è il team di Vale, il pilota si sente veramente al centro del progetto e questa è una cosa nuova per me. Qualsiasi esigenza abbia il pilota le persone si mettono a disposizione per farlo andare il più forte possibile in pista, che è il gol finale”.
La tua preparazione cambierà? Tu tendi ad andare poco in moto durante le pause per tenere intatto il feeling con la MotoGP, mentre i ragazzi dell’Academy corrono con le moto, i kart… tutto.
“Abbiamo fatto un po’ di storia, perché sono il primo pilota esterno all’Academy nel Team VR46, quindi stiamo pensando a come impostare il lavoro e stiamo integrando il lavoro che faccio a casa con quello che fanno loro. La mia preparazione di base rimarrà la stessa, che sembra aver anche un po’ funzionato l’anno scorso, no?”.
Come ti fa sentire essere il primo pilota esterno all’Academy ad entrare in questo team?
“Figo, è la prima cosa in cui sono primo quest’anno. Magari è di buon auspicio”.
L’idea di correre con la stessa moto di Marc Marquez ti dà una motivazione extra dopo tutto quello che è successo l’anno scorso?
“La mia più grande motivazione è il fatto di non avere ancora delle stelle con me, la stella di campione del mondo. Quello mi fa alzare la mattina, mi spinge a farmi il culo in palestra, ad andare a correre. La motivazione più grande è quella di essere il numero uno”.
Tu e Marco Bezzecchi avete corso sempre insieme: MotoGP, Moto2, Moto3, CIV… che effetto fa averlo come compagno di squadra?
“È sempre una cosa divertente. Crescendo mi è capitato spesso di trovarmi in griglia e guardarmi in giro: siamo sempre io, Bez, Enea, Pecco… siamo sempre noi da quando siamo piccoli! Siamo solo qui con moto più grandi, più fluo, con più gente attorno. Non è una sensazione diversa dal solito, mi fa solo veramente piacere ed è una sensazione bellissima che abbiamo fatto tutto il percorso insieme e alla fine siamo noi in MotoGP”.
Valentino Rossi che dice?
“Non abbiamo parlato molto del lavoro da fare in pista, lui però è stato molto carino perché ha detto che qualsiasi cosa posso chiederla a lui, si è messo disposizione e di questo vado molto orgoglioso. Sono veramente grato a lui, perché si può solo imparare dal GOAT, dal più grande di tutti i tempi”.