Fabio Quartararo con il petto nudo, lo sguardo sofferente e i lineamenti che, comunque, esprimono serenità, mentre la sua mano affonda nel ghiaccio. Viene da pensare a un San Sebastiano, come ce l’ha rappresentato la storia dell’arte, quasi sempre così: nudo, sanguinante, sofferente ma in pace. Tuta slacciata e sorriso sempre in faccia. Nonostante tutto. Nonostante la consapevolezza che adesso sarà difficile davvero sperare in un epilogo differente, nonostante la certezza che se dovrà lasciare lo scettro in mano ad altri non sarà certo per colpe sue. Per una intera stagione Fabio Quartararo è stato davanti, ma ha sempre saputo che sarebbe arrivato il momento in cui guidare sopra ai problemi non sarebbe più bastato. Quel momento è arrivato e all’evidenza delle cose ci siamo in qualche modo arresi tutti, probabilmente anche Yamaha. Tutti, ma non Fabio Quartararo. Lui, alla vigilia di Sepang, ha anche suonato la carica: “Adesso che non c’è più nulla da perdere possiamo provare ad andare anche oltre, a prendere rischi in più”.
Fabio Quartararo lo ha fatto sin dal venerdì e in prova ha rimediato anche una brutta caduta, finendo per farsi male ad un dito. Frattura dolorosa, ma non c’è dolore che tenga davanti a un sogno da difendere, a un titolo da trattenere, a una speranza da lasciare accesa. Non c’è stato dolore che tenesse neanche davanti a un Pecco Bagnaia che scappa via un istante dopo il semaforo verde: “Ho visto Pecco che è partito a missile e ha recuperato subito tantissime posizioni – ha spiegato Quartararo – Io, invece, non ho avuto uno spunto ottimale, ma non potevo lasciarlo andare e mi sono imposto di frenare più tardi possibile. Alla prima curva avevo recuperato anche io tantissime posizioni, credo di aver girato quinto dopo essere partito dodicesimo eil primo giro ho guidato da pazzo. E’ stato incredibile. Non posso essere contento, ma ho la certezza di aver fatto tutto quello che si poteva fare. C’è ancora una speranza e è tutto quello che conta ora”.
Non è arreso, non esprime nulla che possa essere associato all’immagine di uno sconfitto. E è giusto così, perché, senza nulla togliere a Pecco Bagnaia, Fabio Quartararo ha già vinto, e pure da un pezzo, il mondiale degli umani. Quello che non finisce nelle tasche di chi ha la migliore combinazione tra il pacchetto umano e il pacchetto tecnico. Ha vinto, Fabio Quartararo, e in quel sorriso c’è tutta la serenità di chi sente di avere ancora qualcosa da dare, scoprendosi capace di una generosità che supera ogni limite. Facciamo spesso il paragone con i motociclisti del passato, con le corse di una volta, quasi sempre dicendo che adesso è tutto peggiore. Magari è vero, ma quando peggiore non è bisognerebbe dirlo. Perché tra quei matti di un tempo e il Fabio Quartararo di oggi a Sepang non c’è alcuna differenza. Anzi. Quel dito rotto avrebbe potuto essere l’occasione per tirarsi indietro, per mascherare una resa dietro una sfortuna. Invece no. Invece Fabio Quartararo è rimasto lì, a soffrire e perdere, con una mano nel ghiaccio e il cuore oltre ogni ostacolo, come soffre e perde solo un vincente.