Un pilota, Fabio Quartararo, pubblica una foto mentre scherza appoggiato alla spalla di un amico e un mare di gente, un mare davvero, si lascia andare a commenti che non ci si aspetterebbe di leggere nemmeno nella più becera congrega di talebani d’occidente. Perché? Perché è bastata quella foto per far mischiare tifo malato e pensieri altrettanto deviati, con frasi omofobe da far venire i brividi. Tanto che Fabio Quartararo, alla fine di tutto, ha pure cancellato il post. Quel ragazzo, con cui sorrideva nella foto, è un suo caro amico, Ethan Doux. Un commerciante e esperto di orologi che tra l’altro è notissimo nell’ambiente degli sportivi che possono permettersi di portare al polso i pezzi pregiati che colleziona e vende. Ma non è questo il punto. Il punto, piuttosto, è che il mondo della MotoGP – o almeno gli pseudo appassionati che commentano sui social – non è ancora minimamente pronto ad accettare la possibilità che esistano piloti gay. Anzi, nemmeno all’idea che possano esistere, visto che basta una foto di due amici che sorridono in maniera affettuosa per far venire giù la tempesta omofoba. E questo, lasciatecelo dire, è agghiacciante.
E’ agghiacciante perché il motorsport, per sua stessa natura, è fatto di futuro, è proiettato a tutto ciò che è futuro, che farà normalmente parte del quotidiano di domani, e che traccia nel presente la rotta di domani. Giusto un esempio: quando le moto avevano giusto le ruote, le MotoGP avevano già le ali. E, quindi, dovrebbe essere scontato che anche chi ama il motorsport condivida lo tesso approccio in tutto ciò che riguarda gli aspetti del vivere. Invece, operatori dell’informazione compresi e addetti stampa o consiglieri social, si sono affrettati a precisare che Fabio Quartararo non è gay e addirittura a far rimuovere quel post da X e chiudere i commenti su Instagram. Rendendo più importante la domanda, “Fabio Quartararo sarà gay o no?”, legittima quando invece non lo è. E tralasciando il fatto che una domanda così, nel 2024, non dovremmo neanche pensare di farcela venire in testa. Figuriamoci quei commenti lì, che non stiamo a copiaincollare per ovvie ragioni, ma che avrebbero dovuto restare dove stavano. Come testimonianza dell’idiozia.
Per carità, noi di MOW siamo i primi a scherzare su certi argomenti e siamo, ormai, tra i pochi che provano a non piegarsi a quel politicamente corretto che non permette di dire più niente e che vuole far passare per deprecabile pure l’ironia. Scherzarci sopra, buttarla in casciara sui gusti o magari lasciarsi andare pure a qualche mezza volgarità è, a nostro avviso, il modo per sottolineare che ciò che non deve essere trattato con riguardo particolare è ciò che ormai fa assolutamente parte – e grazie a Dio – della normalità e del quotidiano. Però tutto ha un limite. Perché un conto è l’ironia, anche quando è grezza, e decisamente un altro conto è rendersi conto che esiste davvero chi ritiene che nel 2023, ormai 2024, un pilota non sia libero di amare chi gli pare. Come gli pare. Quando caz*o gli pare. E magari pure cambiando gusti a giorni alterni, come le targhe a Milano quando c’è troppo smog in giro.
Lo smog, in questo caso, è quella fetta di appassionati – se così possiamo davvero chiamarli – che infesta il motorsport e non solo e che arriva a permettersi commenti vergognosi sotto il post di un ragazzo, un pilota, un campione del mondo, che racconta semplicemente di un’amicizia. Magari un’amicizia che si lascia andare anche a sorrisi di tenerezza vera e teste appoggiate sulle spalle, senza necessariamente rendere l’immagine di chi sa solo parlare di chi ce l’ha più duro, quanto è lungo e quante crocette ha messo nell’ultimo fine settimana. Tra l’altro – e lasciatevelo dire da chi frequenta un po’ il paddock – Fabio Quartararo è uno dei pochi piloti single della MotoGP e possiamo stragiurare che quei modi graziosi, quel sorriso pulito e quel garbo che esprime a ogni passo che fa – e che molti considerano indice di “gusti differenti” – riscuotono, in realtà, un successo da far venire dubbi sulla vera sessualità di tanti paladini del cazzodurismo. Fabio Quartararo, semmai, di errore grosso in tutta questa vicenda ne ha fatto uno solo: rimuovere il post dall'ex Twitter e chiudere i commenti su Instagram. Perché quei commenti sputati sotto da un sacco (troppa davvero) di gente dovevano restare lì e diventare anche di più, a dimostrare che le MotoGP, ormai, toccano i 400 km/h e che è arrivata l’ora che anche molti cervelli inizino ad andare un po’ più veloci. Inquinando anche di meno i social e l'ambiente motorsport in genere, come sta cercando di fare la MotoGP stessa con l’aria attraverso l’introduzione dei carburanti sintetici. Per il bene non solo del motorsport.