Ferire. E’ uno dei verbi che per la grammatica può essere riflessivo. Per l’anima, invece, ferire è sempre riflessivo: è sempre “ferirsi”. Perché anche quando ferisci un po’ di male te ne fai e perché quando ferisci, in fondo, è perché qualche ferita ce l’hai, altrimenti non staresti lì neanche a spenderti. Ferirsi è sofferenza generata e vissuta, è esperienza che segna anche quando non sanguina più. Ferirsi è pure, tristemente, lo sport di chi si è amato tanto, ma senza il coraggio di un vero e proprio “addio”. Di quelli che ti metti lì a scarnicciare giù tutto per non lasciare infezioni che faranno male sempre, quasi come se le ferite che resteranno potranno così lasciare in vita, anche se sotto forma di dolore rabbia o tirstezza, tutto quello che è stato.
Piccoli eroi delle occasioni perse e piccoli eroi del ferirsi in MotoGP sono Marc Marquez e la Honda. I due che si sono amati di più. Oggi hanno annunciato che si separeranno alla fine della stagione e, con i soliti e vomitevoli formalismi, pure che andranno avanti fino a Valencia perseguendo l’obiettivo comune di fare il meglio possibile. Niente piatti che volano, niente urla in faccia, niente da vomitarsi addosso e rinfacciarsi. Non per non ferirsi, appunto, ma per ferirsi di più. Con il “lasciare andare” che diventa pugnale, l’ultimo da tirarsi nella schiena, mantenendo sempre il sorriso in viso. Per non passarci male. Per non far ridere gli altri. Il punto, però, è che Marc Marquez e la Honda sono finiti per non lasciar capire quanto piangono loro. Mentre gli altri ridono lo stesso. Impegnati a ferirsi, mentre provano a curarsi. Ora hanno deciso di dire basta e in verità l’hanno deciso già da Misano, con un comunicato stampa che è arrivato solo oggi perché nel mezzo c’erano un sacco di questioni burocratiche da risolvere, compresi dodici milioni e mezzo di Euro che adesso Honda potrà reinvestire.
Uno, Marc Marquez, vuole vincere e ritrovarsi con una moto non competitiva, lontana a quella che aveva sognato nel lungo tempo in cui ha dovuto stare fermo ha rappresentato la ferita più grande. Honda, dalla sua, è un colosso industriale che s’è comportato – anche sulla base di quanto accaduto anni fa con Valentino Rossi – da partner che aspetta. E che mentre aspetta non fa niente. Impegnata, insomma, a aspettare. Ma Honda non è Penelope e Marc Marquez non è Ulisse e al verbo “ferirsi” non ha fatto seguito, almeno questa volta, l’unico verbo in grado di curare, o superare, le ferite: “ritrovarsi”. Marc Marquez finirà nel Team Gresini? Pare di sì, ma adesso potrà succedere di tutto davvero (ce lo ha raccontato qui Carlo Pernat). Anzi, già qualche voce ha cominciato a farsi insistente. Honda invece che farà? Probabilmente si sentirà finalmente libera: di non stravolgere il proprio essere, di ascoltare qualcun altro, di ritrovare una capacità di stare in piedi senza un pezzo che vuoi o non vuoi gli faceva persino ombra.
A “ritrovarsi” Honda ci ha provato. Non c’è stato verso. E quel “ritrovarsi” ha dovuto sostituirlo con un altro verbo: “rinascere”. Che poi è la stessa cosa che ha fatto Marc Marquez, solo che magari, ormai, non se lo sono neanche detti. Anche se era l’unica cosa che c’era rimasta davvero da dirsi. Come in una storia d’amore con il finale da rimandare in eterno, lasciando sempre qualcosa di non ancora espresso. Di non scarnicciato, appunto. Un po’ perché non si vuole e un po’ perché si è impegnati proprio a “rinascere”. Come ha spiegato un certo Marquez ormai tanti anni fa. Non Marc, ma Gabriel Garcia in L’Amore ai tempi del Colera. “Gli umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, ma la vita li costringe ancora molte volte a partorirsi da soli”. Vale pure per i piloti. Vale pure per Marc Marquez, sportivamente partorito una volta da Honda e adesso in dolce attesa di partorirsi da solo. Anzi, vale anche per Honda. Con l’unica cosa che non cambia che sarà, piuttosto, il ferirsi. Ancora il ferirsi. Solo che questa volta dicendoselo e come obiettivo dichiarato. Ferirsi provando a battersi. Provando a dimostrarsi chi sarà stato più bravo a partorirsi da solo e chi, invece, non avrebbe mai potuto prescindere dall’altro. Queste sono le corse, signori, e forse ci piacciono così tanto perché così è anche L’Amore. Era così ai tempi del colera. E’ così ai tempi di Marc Marquez e Honda. Che magari (Valentino Rossi e Yamaha docet) potranno pure “ritrovarsi” dopo aver provato a “rinascere”.