Il lato più umano dei campioni emerge in una piovosa domenica thailandese. I piloti, sempre nascosti dalle visiere scure, con il bagnato utilizzano filtri trasparenti. Tra una curva e l’altra si scorgono gli occhi, spesso concentrati, quasi sbarrati. Quelli di Fabio Quartararo oggi trasmettevano preoccupazione. Perché sin da subito il Diablo ha capito che con la sua Yamaha, sull’asfalto fradicio di Buriram, c’era ben poco da fare. Il francese - diciassettesimo al traguardo – dopo aver posato ai box la sua M1 ha saltato il canonico briefing tecnico con la squadra. Fabio ha tirato dritto verso il suo motorhome e da lì, fino a sera, non è più uscito. Ha evitato anche le interviste, Quartararo, che aveva bisogno di restare solo con i suoi pensieri, sfogarsi, metabolizzare. Perché da inizio stagione ripete: “Sto dando il massimo, sono al limite”. E dopo la bandiera a scacchi, oltre ai punti di vantaggio in classifica, si è sgretolata anche la pazienza.
Sono solamente due i punti che mantengono Fabio Quartararo in testa al mondiale dopo il weekend di Buriram. In sette gare Pecco Bagnaia ne ha rosicchiati 89, dato più che mai sintomatico delle difficoltà di Fabio e della Yamaha in questa seconda metà di stagione. Una fase del campionato in cui, ad ogni gara, le otto Ducati in pista esasperano Quartararo, sempre più soffocato dalle desmosedici. Alla domenica le moto di Borgo Panigale, puntualmente, spuntano da ogni dove. Per Fabio diventa praticamente impossibile superare, attaccare. Anzi il calore proveniente dagli scarichi delle Ducati, spesso, lo costringe a rallentare per via della pressione della gomma anteriore che si alza vertiginosamente. E nelle ultime settimane si sono aggiunti anche Marc Marquez e una rediviva KTM nelle prime posizioni, infilandosi tra Bagnaia e il Diablo. Oggi a Buriram dalla pioggia era scaturita la speranza, per Fabio e Yamaha, che sul bagnato il gap di motore rispetto agli avversari potesse ridursi. I problemi, tuttavia, sono stati altri. Lo ha spiegato Diego Gubellini, capotecnico del francese, a Sky: “Rimaniamo ottimisti, siamo ancora in lotta, continuiamo fino a quando la matematica non ce lo impedisce. Oggi è successo qualcosa di strano a livello tecnico, un problema comune a tutte le Yamaha; ci mancava grip sia davanti che dietro. È stato solo un problema legato alle gomme, lo abbiamo identificato ma dobbiamo ancora capire la ragione per cui si sia verificato. Solitamente noi abbiamo un problema di grip al posteriore sul bagnato, ma oggi l’abbiamo avuto anche sul davanti. Quindi sono venuti meno i nostri punti di forza sul bagnato ed il risultato è stato molto negativo”.
Successivamente Diego ha analizzato il momento partendo da una prospettiva più ampia: “Le difficoltà di questo finale di stagione sono più o meno le stesse di inizio anno, la situazione tecnica non è cambiata granchè. Le nostre prestazioni in qualifica sono sempre state molto buone sull’asciutto. Quella di oggi secondo me è una gara a sé, perché sul bagnato avevamo fatto un podio in Indonesia, una top 3 nelle FP3 del Portogallo in condizioni miste e anche nella FP1 di Motegi sotto l’acqua eravamo andati abbastanza bene. La gara di oggi quindi è un qualcosa di particolare, di particolarmente andato male. Fabio non è contento ovviamente, ma dopodomani sarà già carico per andare in Australia e in Malesia. Gubellini, poi, ha continuato parlando dello stato d’animo del suo pilota: “Fabio non si rassegna, il mondiale ce lo giochiamo. Non c’è motivo di mollare, specialmente ora che mancano poche gare. Anzi è proprio questo il momento in cui bisogna stringere i denti”. Infine il capotecnico di Quartararo si è espresso molto realisticamente in ottica futura, ammettendo che nelle restanti tre gare potrebbero ripresentarsi le difficoltà riscontrate ultimamente: “Phillip Island è abbastanza neutra, ha un layout Yamaha ma le Ducati spesso sono state veloci lì. Sepang con due rettilinei da sesta marcia non è il massimo per noi. A Valencia l’anno scorso le Ducati erano molto veloci, perché ci sono tante ripartenze da basse velocità dove la moto impenna. Quindi complessivamente, sulla carta, non siamo i favoriti. Non dimentichiamoci però che anche in Austria il disegno della pista ci svantaggiava, eppure abbiamo lottato per la vittoria”.