Le avevamo scritte in un altro modo queste stagioni di motorsport. Avevamo dato per persa la MotoGP prima della pausa estiva, con un Fabio Quartararo troppo forte, un Pecco Bagnaia troppo sotto pressione, fragile mentalmente ed emotivamente. Avevamo deciso che i punti da recuperare erano troppi, le gare erano noiose, i piloti troppo giovani, senza personalità, incapaci di regalarci una storia degna di essere raccontata. I numeri in calo, così come i tifosi sempre più assenti, lontani, ci davano ragione.
Ma la pioggia torrenziale della Thailandia ha lavato via le ultime certezze di chi ancora faticava ad ammettere che sì, ci eravamo sbagliati. E alla grande. Il mondiale non è aperto, è apertissimo, e Pecco gioisce di un terzo posto che sa di vittoria, di maturità, di cose ancora tutte da scrivere. Sotto un cielo che non regala tregua neanche davanti alla bandiera a scacchi, Bagnaia vede due punti, due passi, due possibilità che lo separano dal raggiungere Quartararo, superarlo, e regalare un sogno agli italiani.
Sotto lo stesso cielo di tempesta, questa volta però nella notte di Singapore, Charles Leclerc dalla pole position guarda in alto e non vede la stessa cosa. Parte davanti a tutti, ancora una volta in questa stagione, e prima del via già sa che le cose potrebbero andare storte in dieci, cento, mille modi diversi. Sono andate così per tutto l'anno da quando, dopo i suoi primi successi, il sogno mondiale della Ferrari ha iniziato ad allontanarsi.
Immaginavamo un 2022 in Formula 1 pieno di duelli tra Leclerc e Verstappen, un testa a testa continuo, un rimbalzo di punti, vittorie, sconfitte ed errori fino ad Abu Dhabi, con il sogno di veder trionfare la Ferrari per la prima volta dopo un digiuno lungo quindici anni. E invece no, anche qui ci eravamo sbagliati. Nella domenica di Singapore Charles guarda il cielo e dentro non ci trova la stessa possibilità che, in Thailandia, Pecco riesce a vedere. I punti ormai sono troppi, Max è destinato al secondo successo mondiale e niente, neanche l'ombra dell'infrazione del budget cap o una domenica da dimenticare, potranno fermarlo.
Corre, dà tutto, scoda e rischia come sempre se dietro la paura di errore si nasconde anche la minima possibilità di una vittoria e poi cede a un secondo posto dietro un ottimo, e velocissimo, Sergio Perez. Il suo podio però non sa di successo, anzi. Non bastano le brutture altrui, gli errori del team avversario e del pilota che non sembrava sbagliare mai, non basta la follia di una gara che è stata più ripartenze e attese che strategie e giri veloci. Leclerc si asciuga il sudore, sorride e sa che ha dato quello che poteva, che chiuderà l'anno nel migliore dei modi possibili e che si getterà a capofitto nel 2023 sperando che quel sogno, lo stesso che si porta dietro da tutta la vita, possa tornare più forte che mai.
Il cielo è lo stesso, quello di un motorsport che si è spostato in Asia per una parentesi lontana in un doppio mondiale vicino alla conclusione. A duemila chilometri di distanza gli uni dagli altri i piloti di Formula 1 e MotoGP alzano la testa, aspettando che passi la tempesta, e si assomigliano. Nelle aspettative inattese, nelle speranze che hanno o che non hanno più. Negli sguardi che avevano, che hanno perso o ritrovato, che si sono scambiati dopo mesi di battaglie, errori e vittorie.
Piove, sulle previsioni sbagliate di questo sport assurdo, bellissimo, che ogni volta mescola le carte e ci lascia così. A guardare in alto senza capire niente.