La scelta è stata dolorosa. Marc Marquez l’ha sempre detto: “Non vado via da Honda con il cuore leggero”. A crederci, però, sono stati sempre in pochi, perché il 93 si porta dietro la condanna d’essere considerato uno senza sentimenti, uno che guarda solo all’unica cosa che gli interessa: vincere. Lo fa, in effetti, ma non certo al netto delle emozioni, perché chi lo conosce bene racconta di un ragazzo che invece di cuore ne ha tanto e che, al di là delle macchie (o presunte tali) del passato, è capace di essere tanto feroce quanto generoso. Tanto che ieri il capomeccanico che gli sta a fianco da sempre, qualche manciata di minuti prima della gara, s’è sentito di metterlo in guardia. “Santi Hernandez – ha raccontato – è venuto da me dicendo: ‘ti conosco, non esagerare. Siamo tutti già molto contenti di tutto quello che hai fatto qui con noi e dei risultati che hai ottenuto, non prendere rischi inutili’. Io, però, volevo il podio e non l’ho molto ascoltato. Ho cercato di prendere qualche rischio in più, non volevo perdere quelli davanti perché sentivo che il podio sarebbe stato possibile in questa Sprint. La pista mi piace e alla fine ci sono riuscito”.
C’è riuscito e ha pianto. C’è riuscito e ha guardato negli occhi, uno a uno, tutti i componenti della sua squadra, quasi per spiegare che sì, salirà su una Ducati, ma è stato quasi costretto a farlo. Non da Honda, non dagli interessi economici, non da una qualche offerta irrinunciabile, ma da quella forza dentro che da sempre gli chiede sempre e solo di vincere o, al limite, di provare a vincere. Con la Honda non è possibile adesso e probabilmente non sarà possibile nemmeno nell’immediato futuro, ma Marc Marquez, sempre con la voce rotta dall’emozione, prova quasi a lasciar intendere che questo addio potrebbe essere un arrivederci: “Se farò bene, se avrò risultati, le opportunità saranno di più e ogni porta sarà aperta”. Lo sarà, forse, quella della Ducati ufficiale, ma non è detto che non possa esserlo ancora quella di Honda. Soprattutto quando ci si lascia così: con le lacrime agli occhi e un gran magone per tutti.
“Subito dopo la Sprint, sul podio, sono scoppiato – ha ammesso Marc Marquez – E’ chiaro che non è un fine settimana normale: ci sono più abbracci, più saluti, più momenti di nostalgia, ma fino al podio della Sprint ero riuscito a tenermi bene. Poi, però, sul podio ho visto i volti della gente con cui ho condiviso tutto in questi anni e è stato impossibile non commuoversi. Ora devo tornare alla calma e continuare a fare il mio lavoro in pista, ci sarà tempo per abbracciare e festeggiare. Domani (oggi, ndr) il risultato possibile è la Top5, ma è già stato un buon fine settimana. Mi sarà difficile salutare tutti, soprattutto la squadra spagnola e quella italiana, che sono quelle con cui mangio insieme ogni giorno. Ma anche tutta la squadra giapponese, anche se adesso ci sono tanti volti nuovi. C'è un rapporto con Kuwata, con Alberto Puig, con tutti i componenti della squadra: difficile per me dire addio a tutti”.
Oltre l’addio, però, Marc Marquez s’è soffermato a lungo anche sul grande tema di Valencia: la sfida per il titolo tra Jorge Martin e Pecco Bganaia. L’otto volte campione del mondo non ha mai nascosto di fare il tifo per il giovane spagnolo, anche se ieri in pista ha rischiato di buttarlo fuori nella primissima fase della gara. “Ho sentito l’odore del sangue e ho visto uno spazio – ha raccontato – ho provato a infilarmi in quello spazio e l’ho toccato, così ho desistito, perché se avessi insistito uno dei due sarebbe potuto cadere e Martin si sta giocando tanto. Oggi Martín ha fatto alla grande il suo lavoro: è ad un buon livello. Ha vinto, era quello che doveva fare, ha accorciato le distanze da Pecco. Domani vedremo... Se fossi Martín starei più attento alle lavagne e agli schermi".