“Posso dirlo quello che mi è successo stamattina, o no?”. Fabio Quartararo parla in spagnolo, a bassa voce e dolcemente con Maider Barthe, la sua addetta stampa. Lei sorride e dice di sì, anche considerando che adesso - davanti al nuvolone di giornalisti che si è raccolto davanti a lui per starlo a sentire - non ci sono grosse alternative. Fabio è sempre più veloce e si potrebbe dire quasi costante nei risultati, perché se superare in gara è ancora difficilissimo i tempi in prova cominciano a uscire.
Il venerdì di Sepang (6° nelle pre qualifiche) in questo senso è una grossa conferma di quanto di buono è stato visto in Thailandia: “Ho potuto fare solo un giro e mezzo col motore nuovo, poi abbiamo avuto un problema e non lo useremo. Non so se sia davvero rotto, ma si è fermato sul rettilineo e non potremo più usarlo questo weekend”. Sì, perché Yamaha gli aveva portato un motore diverso (riconoscibile per via di uno scarico più lungo) che però, in un certo senso fortunatamente, non è responsabile del passo in avanti dimostrato in Malesia: “Ho usato la stessa moto dell’ultima gara, quella della Thailandia. Questo risultato non è dovuto al nuovo motore, sono contento. Chiaramente ci sono ancora delle cose da aggiustare - il grip e la potenza, soprattutto - ma ora io mi sento alla grande sulla moto. Oggi è una bella giornata per noi”.
Ad essere cambiata è soprattutto la gestione elettronica, una scelta che sembra radicale, più che tecnica addirittura di approccio: “Ad essere onesto è da oggi che abbiamo davvero cambiato la nostra gestione dell’elettronica, per me siamo ancora un po’ con la Yamaha vecchio stile, ma guidiamo in un modo completamente diverso. A volte è difficile, abbiamo stravolto l’elettronica e dobbiamo ricordarci alcune cose perché controlliamo molto meno la moto e se mi dimentico di queste cose diventa molto più facile fare un highside”.
Cosa sia stato fatto è difficile da dire. Il cambiamento tecnico più grande però è sicuramente quello legato a Max Bartolini, ex responsabile del veicolo di Ducati Corse, ora a capo dello sviluppo della Yamaha M1. Quando gli chiediamo di lui, Fabio sorride: “Chiaramente l’impatto di Max Bartolini è stato determinante. Queste cose vengono da lui. Penso che parlo più con lui che con mia madre! A volte sono un po’ stanco di lui! (Risate, ndr.) No, scherzo. Parliamo moltissimo e dal mio punto di vista sto capendo molto di più. A inizio anno mi diceva delle cose e io non ci credevo fino in fondo, ora invece vedo che un passo alla volta stiamo lavorando bene e migliorando. Poi sì, ci serve più tempo e ora capisco anche perché”.
Per la prima volta da qualcosa come tre anni quindi, la Yamaha sembra risorta. La prova, come sempre in questi casi, è il secondo pilota, nello specifico un ottimo Alex Rins in 8° posizione alla fine del venerdì. E l’anno prossimo, con l’arrivo del Team Pramac, le moto saranno quattro e lo scambio di dati di nuovo massiccio: la sensazione è che presto Aprilia e KTM avranno un’altra casa con cui giocarsi il secondo posto dietro a Ducati.