In qualche modo era questione di tempo. Perché uno così, che vince tre titoli mondiali sopra a una moto, non è come gli altri. Di Francesco Bagnaia si è detto che non parla abbastanza, che non è il più bravo a raccontare le barzellette. Lui risponde chiaramente, con leggerezza. Poi però, quando viene il momento, è sempre lì, pronto, efficace e definitivo. Sia in pista, nel venerdì di Sepang, che fuori.
Con 17 punti da recuperare a Jorge Martín Bagnaia sa di dover dare tutto, di poter soltanto vincere. E così, come ha fatto nel 2022 prima e nel 2023 poi, ha cominciato a picchiare durissimo, chiudendo davanti a tutti in entrambi i turni del venerdì: “Essere primo il venerdì non è esattamente la mia specialità”, ci ha raccontato. “L’unica altra volte che è successo è stato ad Assen, lì ho fatto primo in tutti e due i turni. Alla fine oggi Jorge è caduto e non credo che sia per quello, anche se forse un po’ di pressione c’è. Ma l’obiettivo è vincere, non mettere pressione”.
Pecco, comunque, pressione la sta mettendo alla grande, almeno da ieri quando in conferenza stampa ha detto che lui ha quasi nulla da perdere ma che Martín non potrà sbagliare. Anche in questo caso, colpisce quando serve. E lo fa, in maniera plateale, quando gli chiedono un parere sulle parole di Jorge Viegas, Presidente FIM, che vorrebbe disputare il GP a Valencia nonostante la tragedia che ha colpito la città e la Spagna intera, un’alluvione che al momento in cui scriviamo conta 158 morti e oltre 120 mila sfollati. Alcuni dei quali, per altro, sono stati ospitati proprio dalla struttura del circuito, struttura che dovrebbero lasciare libera per far spazio ai piloti.
“Non credo sia giusto correre a Valencia, in ogni caso”, ha detto Bagnaia, prima di far ammutolire la sala stampa. “Spero vivamente che prendano in considerazione il fatto che a livello etico, quello che sta succedendo non è la situazione giusta, la cosa corretta. Anche a costo di perdere quello che per me è l’obiettivo massimo, che è vincere il titolo. Io a Valencia non sono disposto a correre”.
Roba così ti porta in un attimo all’essenza delle corse. A Niki Lauda nel 1976 per esempio, quando si ritirò dal GP del Giappone consegnando di fatto il titolo a James Hunt. Motivazioni diverse, certo, ma la tempra è la stessa. È una decisione da condottiero, da rivoluzionario, da fuoriclasse. Jorge Martín potrà vincere il mondiale da solo e consacrare Francesco alla leggenda, oppure unirsi a lui in segno di protesta. Dorna ha poche alternative, quella di concludere davvero il mondiale a Valencia tra gli sfollati e un popolo in lutto è sfumata oggi. Pecco, così, ha già vinto col cuore, con la testa e con lo spirito, dimostrandosi non solo 'un personaggio', ma un essere umano dall'enorme spessore. E già che c'era, nel venerdì di Sepang, ha ammutolito anche il cronometro.