Marc Marquez arriva in Malesia fuori dai giochi per il titolo mondiale, è la prima volta quest’anno. L’ufficialità, per quanto fosse chiaro da almeno un mese, in Thailandia, quando ha buttato via una vittoria sul bagnato per un filo d’impazienza. La verità però è che Marc di questa stagione può essere contento: la velocità c’è, una prospettiva (enorme) con Ducati anche. Nel giro di pista del giovedì si ferma a salutare la targa dedicata a Marco Simoncelli, all’interno di curva 11, poi scrive “Sic58 sempre nel cuore” sui social. Che Marquez avesse un buon rapporto con lui non lo scopriamo oggi (qui ne racconta un aneddoto esagerato), eppure la sensazione è che correre per la famiglia Gresini lo abbia portato a pensarci più intensamente.
Poi, quando si siede per parlare con i giornalisti, Marc non dice una parola in spagnolo sulla gara, cominciando invece a parlare della tragedia che ha colpito la Spagna e in particolare Valencia, dove si sarebbe dovuto disputare l’ultimo GP della stagione: “Da spagnolo è veramente difficile vedere queste immagini, sono terrificanti. Teoricamente abbiamo il GP lì, ma ora penso che i mezzi del governo spagnolo debbano andare alla gente che ha perso la casa… so che abbiamo già perso un con centinaio di persone. Dobbiamo capire bene la situazione, ma tutto l’aiuto possibile deve andare a chi ne ha bisogno. Ho visto i danni al circuito di Valencia, ma per me non ha senso riparare l’impianto senza prima aver aiutato le persone”.
Queste parole sono dirette, in qualche modo, a Jorge Viegas, Presidente FIM, che ha dichiarato la sua volontà di correre comunque. Marc continua su questa linea: “Per me sarebbe un errore parlare di un GP a Valencia quando c’è gente senza più una casa e abbiamo perso molte vite. Ripeto, tutte le risorse che abbiamo nel nostro paese dovremmo destinarle a queste persone. Le altre cose, sportive o meno, devono passare in secondo piano”.
Stesso discorso quando gli chiedono dove, al posto di Valencia, vorrebbe correre l’ultima gara: “Io da pilota spagnolo vorrei avere un Gran Premio in Spagna, sono i circuiti che mi piacciono di più e c’è un grande ambiente. Però la situazione è quella che è, prima di tutto dobbiamo pensare alla gente che non ha un tetto sotto la testa o un pasto da mangiare. Non voglio pronunciarmi di più, però… beh, sì, lo dico: correre a Valencia per me sarebbe un errore in termini etici”.
Una frase, questa sull’etica, detta anche da Pecco Bagnaia in conferenza stampa, mentre c’è chi suggerisce che si potrebbe disputare il GP per “dare una mano” a chi ne ha bisogno: “Correrci per aiutare la gente? Mah, al massimo tutto il ricavato potrebbe andare alle famiglie colpite dalla disgrazia”, la risposta di Marquez. “Però ripeto: c’è gente senza casa, gente che ha perso un parente. Ma il punto è che per sistemare i danni dovrebbero venire con dei camion… se c’è la maniera di ricavare tanti soldi per aiutare queste persone può essere un’idea, altrimenti per me è sbagliato. Anche perché non solo una questione denaro, sta tutto in come vengono gestiti i mezzi. Materiali, tempi. E mancano braccia, mancano braccia a dare aiuto. Dobbiamo pensare a quello che conviene di più all’umano, non all’evento o al campionato, ma alla gente”.
È stato, questo, un Marc Marquez inedito, che non parla della sua condizione su questo tracciato e nemmeno della lotta al titolo.