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Jorge Martin ostenta sicurezza e "benedice la caduta" alla Marc Marquez? Si, ma non è di Pecco Bagnaia che ha paura

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

1 novembre 2024

Jorge Martin ostenta sicurezza e "benedice la caduta" alla Marc Marquez? Si, ma non è di Pecco Bagnaia che ha paura
Non è di Pecco Bagnaia che questo Jorge Martin ha paura. Viene da dirlo dopo le dichiarazioni rilasciate al termine delle prequalifiche, con il giovane spagnolo di Pramac che ha "giocato" a fare il Marc Marquez (probabilmente per mascherare un'altra verità)

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

E’ velocissimo, è in uno stato di forma incredibile e ha pure un motore nuovo di pacca da spremere all’osso in due soli GP. Jorge Martin c’è andato vicino anche nel 2023, ma questa volta l’odore del titolo mondiale ce l’ha veramente dentro il naso perché 17 punti di vantaggio con due Sprint e due gare lunghe da giocare non sono pochi e perché tutto, questa volta anche i segni che manda la sorte, sembra dirgli che il suo momento potrebbe essere arrivato davvero. Solo che Jorge Martin ha poco più di vent’anni e un’anima tumultuosa. E’, per farla breve, uno di quelli che il sangue lo tengono bollente anche quando ci vorrebbe un abbattitore a portata di mano. E la maschera che s’è messo in questi giorni fa un po’ sorridere rispetto alla sguardo di un ragazzo che, invece, sembra dire altro: me la sto facendo addosso.

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Come è giusto che sia. Come deve essere quando si ha quel carattere lì. Ecco perché anche oggi, dopo la caduta nelle prequalifiche di Sepang, è venuto un po’ da sorridere quando, ai microfoni di Sky, se ne è uscito con affermazioni che sarebbero state tipiche di un Marc Marquez, ma non certo di uno Jorge Martin. “Sì, sono caduto, ma queste cadute sono importanti perché aiutano a trovare il limite. Ben vengano le cadute”. La verità, però, potrebbe essere un’altra: è caduto nel tentativo di rimettere le ruote davanti a quelle di Pecco perché uno che ha quel carattere lì non ce la fa proprio a accettare che il diretto rivale abbia fatto qualcosa in più e meglio, anche se è solo venerdì. Anche perché martin è andato fortissimo da subito e è stato sempre davanti per tutto il turno, quasi assaporando già il gusto di un altro piccolo passetto fatto verso la realizzazione di un sogno. Ostenta sicurezza e fa bene a farlo nel gioco di ruoli a cui è costretto. Anche nei giorni scorsi, nello shooting voluto da Dorna per i canali social della MotoGP, s’è buttato in piscina con tanto di tuta e video da diffondere quasi a voler far vedere che non ha mezzo pensiero in testa. Lo dice anche, ogni tanto. Salvo poi, in uno sbotto da Martin vero, spiegare che “no, dormire non è facile: mi sveglio e ci penso. Anche quando mi svago, magari con gli amici, la verità è che ci penso continuamente”.

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E’ consapevole, Martin, che se c’è qualcosa in cui è ancora inferiore a Pecco Bagnaia è esattamente la capacità di gestire le emozioni. Non perché sia un “di meno”, ma semplicemente perché in questo è terribilmente diverso da Pecco, tanto da dare l’impressione di temere più se stesso del suo diretto rivale. Misano, con quell’ingresso al box anticipato per cambiare le gomme quando ancora doveva davvero cominciare a piovere, gli ha dimostrato che l’emotività è la sua avversaria peggiore e ci sta che provi a esorcizzarla. Come? Giocando appunto a fare il Marc Marquez (che cade di proposito) o ostentando atteggiamenti da “me ne sbatto e se lo perdo me ne farò una ragione”. Non è vero quanto è vero che non è di Pecco Bagnaia che ha paura. Lo ha dimostrato anche oggi, nelle dichiarazioni a Sky. “Vedo Pecco che è molto in forma – ha detto – ma è vero che anche noi siamo messi bene. Questa mattina ho faticato, ma nel pomeriggio p andata sempre bene. Per domani la gomma media sarà la decisione giusta, però i dubbi li ho per domenica: se sarà troppo caldo ci vorrà la gomma dura e parliamo di un secondo, un secondo e mezzo di differenza”.

La paura, quindi, è ancora una sola: sbagliare la scelta. Non ponderare abbastanza. E rischiare di buttare via una superiorità che oggettivamente c’è stata anche in queste prequalifiche nel passo gara, al di là del time attack. “Forse potevo migliorare un po’ – ha concluso – Ma per me cadere nei turni è buono perché le cadute ti aiutano a capire: capisci il limite, capisci dove e come migliorare. Quando non cadi mai non pensi che sei al limite

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