Charles Leclerc aveva terminato le qualifiche prendendo a pugni il volante della sua SF-25 e insultandosi via radio, consapevole di aver sprecato una grossa occasione, ma la stessa rabbia, mista a un bel po’ di delusione, lo ha accompagnato anche al termine della gara. A Silverstone il monegasco ha vissuto uno dei suoi peggiori GP in carriera e non solo per il quattordicesimo posto alla bandiera a scacchi, perché tra errori e un ritmo che non c’è mai stato, le aspettative e l’ambizione che avevano caratterizzato l’inizio di fine settimana si sono sgretolate in un attimo.

Al termine della gara rimane solo l’immagine di un pilota che a testa bassa fa mea culpa, costretto a parlare quando l’unica cosa che vorrebbe fare è andare via, per staccare e ricominciare tutto daccapo. “La strategia è stata colpa mia, i primi due settori erano abbastanza asciutti, il terzo invece era molto bagnato. Pensavo che con il sole che c’era, la pista si asciugasse molto velocemente, ma così non è stato” ha spiegato a Sky Sport, ponendo poi l’attenzione su un altro aspetto chiave della gara da incubo vissuta. “È stata una scelta sbagliata, ma la cosa che mi preoccupa di più il passo. Non ne avevo proprio, mentre Lewis andava molto più forte di me. Anche se non ho visto tutti i tempi mi è sembrato andasse abbastanza forte. Da qualche gara faccio un assetto abbastanza estremo che paga sull’asciutto e pensavo pagasse ancor di più sul bagnato…penso di aver avuto la mia risposta”.
È duro con se stesso ancora una volta e, quando gli viene chiesto delle possibilità di vedere un passo in avanti della sua Ferrari, non si nasconde: “Adesso ho tanta delusione, ho solo voglia di tornare nel camion e analizzare quello che è successo. Sicuramente qualcosa di grosso c’è perché facevo veramente fatica. Anche guidando a un secondo dai tempi dei migliori quasi la mettevo a muro in ogni curva”. E sull’importanza che potrà avere la nuova sospensione posteriore attesa per Spa è altrettanto diretto: “Non posso rispondere a questo”, dopo aver ribadito come il problema che lo ha frenato in qualifica sia difficilmente risolvibile nel breve termine.
Una fine settimana da dimenticare, perché tutto quello che poteva andar male è andato anche peggio. L’unica mezza consolazione per la Scuderia è stata la gara di Hamilton, a tratti veloce ma che, tra una gestione di gara non perfetta e una SF-25 difficile da guidare, si è dovuto accontentare di una quarta posizione: “Non penso di aver fatto tutte le chiamate giuste al momento giusto. Dopo il primo pit stop sono stato superato da diversi piloti, sono passato dal quarto all’ottavo posto senza capire il perché” ha spiegato a Sky Sport. Nel passaggio alle soft il momento era vicino a quello giusto, ma è stato molto complicato il rientro e lì ho perso un sacco di tempo: sono uscito in Curva-3, in Curva-9 e in Curva-11”.

Ma quali sono state le difficoltà che lo hanno rallentato nei 52 giri a Silverstone? L’inglese è chiaro: “Non abbiamo stabilità, ad ogni curva c’è sempre una sbandata, la macchina non riesce mai a star ferma e vorremmo che restasse più stabile. Nelle curve a bassa velocità diventa molto difficile da far curvare, ed è anche difficile trovare bilanciamento”. Eppure, non tutto è da buttare, visti anche i lampi fatti vedere nelle prime due giornate del weekend. La gara è andata male, ma mai come questa volta era stato veloce, oltre che finalmente protagonista: “Abbiamo guadagnato dei buoni punti, ora pensiamo alla prossima gara sperando in un risultato migliore. In questo weekend c’è stato qualcosa di positivo. Nelle prove libere ero molto contento del bilanciamento della vettura sull’asciutto e anche in qualifica eravamo forti, mi sentivo a mio agio con la direzione di assetto scelta, che però non è stata buona per queste condizioni. Da una gara come questa, anche se non è andata alla grande, puoi trarre tante indicazioni perché penso di sapere come spiegare al team quello che non voglio che ci sia nella prossima macchina”.
C’è delusione ed è innegabile, ma degli aspetti positivi ci sono per davvero, nonostante ci sia ancora tanto lavoro da fare. La strada, però, sembra quella giusta. Rimangono 12 gare e l’obiettivo è solo uno: tornare a vincere.

