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Ferrari-Hamilton, il matrimonio dei sogni e il rischio di un clamoroso fallimento

  • di Lorenzo Longhi Lorenzo Longhi

2 febbraio 2024

Ferrari-Hamilton, il matrimonio dei sogni e il rischio di un clamoroso fallimento
Il sette volte campione del mondo Lewis Hamilton correrà con la Ferrari a partire dal 2025 e, sotto l’aspetto mediatico, questa operazione vale come quelle che portarono Cristiano Ronaldo alla Juventus nel 2018 e, ancor prima, Valentino Rossi in Ducati nel 2011. Quest’ultimo fu una delusione, CR7 in bianconero ha avuto pro e contro, ma per riuscire il rapporto tra Hamilton e la Ferrari ha una e una sola possibilità: il titolo piloti – o almeno quello costruttori – a Maranello. Un affare affascinante ma ad alto tasso di rischio, anche perché in parte oscurerà Leclerc e renderà il Mondiale 2024 di Maranello una stagione di pura attesa

di Lorenzo Longhi Lorenzo Longhi

Lewis Hamilton alla Ferrari dal 2025, e così sia. Lo scoop del Corriere della Sera ha trovato conferme nella giornata di ieri fino all'annuncio di Mercedes e Ferrari, nel segno di un accordo epocale tra la casa di Maranello e il sette volte campione del mondo. Ora quindi si possono aprire le danze delle previsioni e dei pronostici, nonché quelle delle analisi nella palla di vetro, perché di doman non c’è certezza, ma qualche punto fermo da cui partire esiste.

Il primo riguarda la rilevanza mediatica del matrimonio tra la Rossa e il sette volte campione del mondo. Da più parti, correttamente, un annuncio del genere viene paragonato a quando, nel 2018, la Juventus annunciò l’ingaggio di Cristiano Ronaldo; se vogliamo restare nell’ambito motoristico, ma su due ruote, l’affare in qualche modo riporta al passaggio di Valentino Rossi in Ducati, anno 2011: ebbene, è indubbio che si tratti, nel caso Hamilton-Ferrari come in quelli citati, di un trionfo dal punto di vista dell’immagine proiettata, di una manna per sponsor e operazioni di carattere commerciale, nonché della realizzazione del sogno di molti appassionati. Il britannico, sette volte campione del mondo, è il pilota più vincente nella storia della Formula 1 e la Ferrari è… la Ferrari, e tanto basta. Se si guarda poi al bersaglio grosso, la chiusura della carriera di Hamilton con l’Everest dell’ottavo titolo proprio su una Rossa, sembra la conclusione di una favola. C’è di tutto, mediaticamente parlando, per sbaragliare la concorrenza.

Ma siamo sicuri che, sul piano squisitamente tecnico-agonistico, sia per entrambi la scelta giusta e che non rischi di diventare un’operazione fallimentare? Perché sì, quando è tutto troppo bello, il diavolo si nasconde nei dettagli. Il binomio Rossi-Ducati si risolse in una delusione per entrambe le parti coinvolte, quello tra Cristiano Ronaldo e la Juventus è andato meglio ma non ha raggiunto l’apice: 101 reti e diversi titoli per il portoghese, l’aumento della riconoscibilità internazionale e dell’appeal commerciale per il club, ma anche un buco economico dovuto anche alle mancate occasioni di sfruttamento della sua presenza in campo a causa della contingenza pandemica; poi è vero, non è arrivata la Champions League, ma senza di lui la Juventus non ha più vinto nulla. Insomma: pro e contro. Ebbene: per riuscire il rapporto tra Hamilton e la Ferrari ha una e una sola possibilità: riportare il titolo piloti – o almeno quello costruttori, anche se è cosa diversa – a Maranello.

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Lewis Hamilton e Charles Leclerc

Il punto è esattamente questo: in Formula 1 non ci sono premi di consolazione o coppe che salvano la stagione, ma un solo obiettivo, quello massimo. Lewis Hamilton non può essere discusso né sotto il profilo del curriculum né sotto quello agonistico, e non è certo l’età – lo scorso 7 gennaio ha festeggiato 39 anni, guiderà la Rossa da quarantenne – a renderlo meno competitivo (senza andare agli anni Sessanta, nel 1992 un altro britannico, Nigel Mansell, vinse il suo unico titolo sulla Williams a 39 anni). Ma il mezzo, quello sì, quello conta, e ciò significa che non basta il pilota se la monoposto raccoglie solo le briciole, che è esattamente ciò che è accaduto nell’ultimo Mondiale alla Ferrari. E, più in generale, sono anni che a Maranello si è lontani da livelli di eccellenza ormai dimenticati, ormai appannaggio di altri. Poi è vero che, per eterogenesi dei fini, l’arrivo di Hamilton potrebbe calamitare figure di alto livello anche per quanto riguarda l’aspetto tecnico e dello sviluppo della monoposto, e questo aggiungerebbe valore, ma qui siamo nel campo delle speranze ancor più che delle ipotesi, ed ecco dunque che l’addizione Ferrari+Hamilton, alle condizioni attuali, non è affatto garanzia di successo.

C’è poi da considerare la variabile Charles Leclerc il quale, nel corso della permanenza di Hamilton in Ferrari, non avrà inevitabilmente il ruolo di protagonista. Co-protagonista, al massimo, ma un compagno di squadra così ingombrante per talento e gloria non è forse ciò che il monegasco spera di avere nelle stagioni che vorrebbe fossero quelle della sua consacrazione. Per convivere, ce la faranno, ma a parità di status c’è sempre qualcuno che ci rimette e ha da recriminare; la storia insegna. Infine, considerando che Hamilton arriverà in Ferrari nel 2025, la stagione 2024 che sta per partire, a Maranello, rischierà di apparire monca, con un Sainz dal destino segnato e un gruppo che, volente o nolente, avrà come obiettivo primario nello sviluppo di ogni novità il 2025.

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Lewis Hamilton

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